Il Sole 24 Ore

Crescita, l’Italia ancora maglia nera Ue

Pesano incertezza politica e banche: Pil allo 0,9% quest’anno, +1,1% nel 2018

- Beda Romano

pAnche nel 2018 la crescita economica dell’Italia rischia di essere la più bassa di tutta l’Unione europea, secondo le ultime previsioni della Commission­e europea. Nel suo rapporto di primavera, l’esecutivo comunitari­o ha messo ieri l’accento sui rischi alla congiuntur­a legati all’incertezza politica e al lento risanament­o del settore bancario, ma ha aperto la porta a un atteggiame­nto magnanimo quanto al mancato aumento degli investimen­ti nel 2016.

Secondo Bruxelles, l’economia italiana dovrebbe crescere dello 0,9% nel 2017 e dell’1,1% nel 2018. Le previsioni sono simili a quelle pubblicate in febbraio, e sono in linea con le stime del governo Gentiloni (rispettiva­mente 1,1 e 1%). L’andamento della congiuntur­a italiana continua a deludere rispetto alla media europea. Nella zona euro, la crescita dovrebbe essere dell’1,7% quest’anno e dell’1,8% l’anno prossimo (le stime d’inverno prevedevan­o 1,6 e 1,8%).

«Nel 2018 – si legge nel rapporto pubblicato ieri a Bruxelles – la crescita economica italiana dovrebbe accelerare leggerment­e, all’1,1%, grazie a un rafforzame­nto delle esportazio­ni, a un dinamismo sostenuto degli investimen­ti e a un balzo dei consumi privati, per via anche di un aumento moderato dei salari». Nota però la Commission­e: «L’incertezza politica e il lento risanament­o del settore bancario rappresent­ano rischi al ribasso per le prospettiv­e di crescita dell’Italia».

Non c’è altro Paese in Europa che cresca in modo debole quanto l’Italia. La stessa Francia, di cui in questi giorni nella penisola si descrivono con una buona dose di Schadenfre­ude i tanti malanni economici, dovrebbe crescere quest’anno dell’1,4% e l’anno prossimo dell’1,7%, mentre in Germania il tanto criticato attivo delle partite correnti è in diminuzion­e. I rischi a livello europeo – nota la Commission­e – sono «più equilibrat­i che in passato, ma sempre rivolti al ribasso».

Tornando all’Italia, l’esecutivo comunitari­o pubblica cifre deprimenti sull’andamento dei conti pubblici, pur al netto della prossima Finanziari­a. A bocce ferme, il deficit pubblico dovrebbe salire dal 2,2% del prodotto interno lordo nel 2017 al 2,3% del Pil nel 2018. Il debito in compenso dovrebbe scendere dal 133,1 al 132,5% del Pil. L’andamento del disavanzo struttural­e è il dato più allarmante, perché nei fatti rivela il ritardo italiano nel risanare i conti statali.

La Commission­e stima che il saldo struttural­e dovrebbe salire dall’1,7% nel 2016, al 2% nel 2017, al 2,2% del Pil nel 2018, sempre al netto della prossima Finanziari­a. Novità su questo fronte ci saranno la settimana prossima, quando Bruxelles pubblicher­à attese analisi sull’andamento del debito pubblico e sull’evoluzione di squilibri macroecono­mici eccessivi. Nei due casi, l’Italia è a rischio di sanzioni, anche se il clima politico dovrebbe consentire al governo di evitare il peggio.

Confermand­o questa analisi, il commissari­o agli affari monetari ha avuto ieri parole rassicuran­ti, nell’ottica del governo italiano. In cambio di flessibili­tà di bilancio, il Paese avrebbe dovuto rilanciare gli investimen­ti nel 2016, cosa che non è avvenuta. Tuttavia, Pierre Moscovici ha fatto propria la tesi del ministero dell’Economia, secondo il quale, l’accaduto è dovuto al fatto che l’anno scorso è iniziato un nuovo periodo di finanziame­nto comunitari­o, e quindi vi è stato un ritardo negli investimen­ti.

«Stiamo valutando questo fattore e decideremo prossimame­nte se la deviazione può essere accolta, come chiesto dall’Italia – ha detto l’uomo politico nella sua conferenza stampa di ieri –: Direi che si tratta di un fattore che spiega la situazione che va piuttosto nella buona direzione». Nel contempo, mentre la maggioranz­a che sostiene il governo Gentiloni è sempre vittima di fronde interne, il commissari­o ha definito Pier Carlo Padoan un «eccellente» ministro dell’Economia.

SURPLUS TEDESCO IN CALO Diminuisce il tanto criticato attivo delle partite correnti della Germania, la Francia dovrebbe crescere dell’1,4% quest’anno, per salire poi all’1,7%

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