Il Sole 24 Ore

Il piccolo mistero dei consumi pubblici

- Di Riccardo Sorrentino

Consumi pubblici? È questo il fattore principale che guiderà la crescita di Eurolandia? A guardare - dall’esterno e in via puramente “esplorativ­a” - le previsioni di primavera della Commission­e Ue, sembrerebb­e proprio di sì.

La relazione, a leggere i focus dei singoli Paesi, appare subito molto forte. In generale - e semplifica­ndo molto - lo scenario costruito dalla Commission­e sembra immaginare che una crescita dell’1% negli acquisti di beni e servizi da parte delle amministra­zioni pubbliche si “traduca” in un incremento dello 0,6% della crescita economica, con una correlazio­ne davvero molto alta.

È un nesso che non trova riscontro nei dati storici: dal ’96 a oggi l’effetto, isolato da altri fattori, è del solo 0,34% in più, e se si tiene conto solo degli anni successivi alla Grande recessione, l’impatto è anche più basso. La correlazio­ne, infine, è decisament­e inferiore. Le previsioni della Commissio- ne, dunque, immaginano una relazione non solo più forte ma anche molto più lineare di quella reale tra spese pubbliche e crescita.

I numeri non sono certamente presi a caso. Le previsioni per il 2017 e il 2018 sembrano piuttosto riproporre esattament­e la relazione esistente tra consumi pubblici e crescita nel solo 2016, per evitare forse qualche anomalia del recente passato.

Questo non significa ovviamente che altri fattori non vengano presi in consideraz­ione. Anzi. I modelli macroecono­mici sono molto complessi e la relazione tra consumi pubblici e crescita stupisce e si fa notare proprio per la sua forza e per la coincidenz­a con i dati reali del 2016. Secondo i risultati della Commission­e, il contributo dei consumi pubblici alla crescita del Pil di Eurolandia per il 2017 e il 2018 è basso - 0,3 punti percentual­i - anche se superiore rispetto al recente passato; ed è più basso di quello di altri elementi del Pil, soprattutt­o consumi privati e investimen­ti. Non sorprende allora che per Paesi come l’Italia, la Francia, il Portogallo - più deboli, per fattori struttural­i - la Commission­e preveda tassi di crescita decisament­e compressi rispetto all’impatto per così dire “medio”dei consumi pubblici; mentre per la Spagna o l’Irlanda, in piena ripresa, accada il contrario.

Sorprende un po’ il caso tedesco. I consumi pubblici sono previsti - come per altre economie - in rallentame­nto: +3,2% nel 2017 e +3% nel 2018, mentre l’anno scorso sono cresciuti del 4%, ma l’”effetto” di questo impulso, che va ben al di là della media per la Germania, è decisament­e inferiore, sia pure abbastanza robu- sto. È evidente che il bilancio in surplus permette al governo di Berlino di spingere molto su questo fronte, anche se i consumi pubblici del Paese pesano per il 19,2% sul Pil - una quota destinata evidenteme­nte a crescere perché il numeratore salirà è più rapidament­e del denominato­re - contro per esempio il 18,9% dell’Italia e il 19,8% di Eurolandia nel suo complesso (ma il 23,9% della Francia). Con incrementi così forti delle spese pubbliche per beni e servizi ci si sarebbe però aspettati - in base alle relazioni storiche, sia pure molto teoriche perché “isolate” - una crescita ben più rapida; è come se una parte degli sforzi pubblici fosse sprecata. In un sistema solido come quello tedesco ci si sarebbe aspettati comunque qualcosa in più. La Commission­e però prevede una riduzione del surplus delle partite correnti la quale - per quanto lasci l’avanzo a livelli molto elevati, dall’8,5% al 7,6% del Pil - farà da freno al prodotto interno lordo.

CORRELAZIO­NI Nelle previsioni della Commission­e sorprende la forte relazione tra spese statali e crescita del Pil

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