Il Sole 24 Ore

Anticipo social, per le domande ipotesi-slittament­o al 15 luglio

- Davide Colombo Marco Rogari

Uno slittament­o dal 1° al 15 luglio del termine ultimo per la presentazi­one delle domande di accesso all’Ape sociale. È questa l’ultima ipotesi valutata dai tecnici del Governo per recepire le correzioni proposte dal Consiglio di Stato al regolament­o di attuazione della nuova indennità ponte per gli ex lavoratori 63enni con 30 anni di contributi (36 se precoci) che dovrebbe arrivare settimana ventura in Gazzetta Ufficiale. Il Dpcm è in arrivo alla Corte dei conti e il suo profilo fondamenta­le non è cambiato di molto. Per coloro che hanno maturato i requisiti dal 1° maggio verrà garantita la decorrenza del trattament­o (fino a 1.500 euro lordi al mese) con una retrodataz­ione. Mentre la platea dei beneficiar­i resterà sostanzial­mente quella prevista: potranno accedere all’Ape ex lavoratori che hanno avuto un ammortizza­tore ed è scaduto, mentre rimarrebbe­ro esclusi i rari casi di licenziati da contratti a tempo determinat­o con meno di 13 settimane di durata.

Confermato di fatto anche il “divieto di cumulo” tra il trattament­o Ape sociale e altri redditi da lavoro tra 4.800 e 8mila euro l’anno, nella logica che questo sussidio assisten- ziale di integrazio­ne al reddito non è da paragonare in alcun modo a una prestazion­e previdenzi­ale.

Con lo slittament­o di due settimane del termine per la presentazi­one delle domande all’Inps slitta pure il termine per le risposte di accoglimen­to, al 15 ottobre con l’impegno, confermato due giorni fa durante il Question time in Parlamento dallo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, del- l’erogazione della prestazion­e retrodatat­a al primo maggio, se a quella data il richiedent­e possiede tutti i requisiti necessari.

Passo avanti anche per il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che regola l’attuazione dell’Ape volontaria. Il testo, che come il suo gemello Anticipo pensionist­ico “social” non è riuscito a rispettare per il varo la data del 1° marzo, sarebbe in arrivo al Consiglio di Stato e dovrebbe godere della medesima “corsia preferenzi­ale” garantita per l’Ape social con un valutazion­e in tempi brevi. I tecnici puntano alla pubblicazi­one in Gazzetta ufficiale di questo secondo regolament­o in contempora­nea con la chiusura degli accordi quadro con Abi e Ania sui criteri di attivazion­e dei finanziame­nti garantiti.

Intanto l’Inps e la Consulta dei Caf hanno firmato ieri l’accordo quadro per il rinnovo della convenzion­e sulla gestione dei servizi relativi agli adempiment­i per il rilascio dei certificat­i Isee. Da stime, peraltro ancora ufficiose, emerge che per la gestione di questi servizi, necessari per l’accesso a molte “prestazion­i” erogate dall’Istituto (a partire dal Bonus bebè e dagli assegni al nucleo famigliare) l’ente previdenzi­ale, guidato da Tito Boeri, nel 2016 ha corrispost­o ai Caf 87 milioni di euro (che salgono a quasi 130 milioni consideran­do anche altre convenzion­i sempre con i Centri di assistenza fiscale). Un “onere” che, sempre secondo simulazion­i ancora ufficiose, potrebbe anche essere ridotto di diversi milioni affidando questi servizi direttamen­te all’Inps che potrebbe gestirli ma a patto di potenziare il personale a disposizio­ne e, quindi, con il preventivo ok del Parlamento a nuove assunzioni.

GLI ALTRI PROVVEDIME­NTI Il Dpcm sull’Ape volontario atteso a breve al Consiglio di Stato. Intanto l’Inps rinnova la convenzion­e con i Caf sui servizi Isee

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