Fatica a decollare la lista Macron per le legislative
Il centr ista Bayrou si dichiara «insoddisfatto»
Operazione Macron atto secondo. Dopo la vittoria di domenica, il partito del neopresidente – “La République en marche” (Lrem) – ha presentato ieri gran parte dei suoi candidati alle legislative di metà giugno, per cercare di dare al prossimo ospite dell’Eliseo una maggioranza parlamentare, possibilmente assoluta.
«La nostra ragion d’essere – ha peraltro ribadito il segretario generale di Lrem, Richard Ferrand, nel commentare la lista – è quella di rifondare la politica francese, per trasformare il Paese. Con un ritorno definitivo dei cittadini alla vita politica». E i grandi numeri illustrati ieri vanno in effetti in questa direzione. Il 52% dei 428 candidati – rigorosamente in parità di genere – non ha mai fatto politica in modo attivo. Il 77% non ha in questo momento un mandato elettivo. E solo 24 sono deputati uscenti, tutti socialisti (o Verdi). Quanto all’età, la media è di 46 anni. Rispetto ai 60 della Camera arrivata a fine legislatura.
Per arrivare a quota 577, cioè il numero totale delle circoscrizioni, mancano però all’elenco 149 nomi. Per averli – e quindi per poter dare un giudizio finale su questo processo di profondo rinnovamento della scena politica francese – bisognerà aspettare ancora qualche giorno, probabilmente fino a mercoledì prossimo, alla vigilia della scadenza della presentazione (il 19 maggio).
Perché, come ha spiegato ancora Ferrand, «l’azione di ricomposizione del panorama politico non è ancora ultimata». Affinché lo sia, per capirsi, bisogna che Lrem riesca ad attrarre esponenti della destra più centrista e moderata. «Ai quali – dice Ferrand – bisogna lasciare ancora un po’ di tempo». La speranza insomma è che nei prossimi giorni – presumibilmente dopo aver conosciuto il nome del futuro premier - almeno alcune figure dei Républicains rompano gli indugi e saltino il fosso. In un modo o nell’altro. Decidendo di lasciare il loro partito e presentarsi con Lrem, oppure dichiarando di essere comunque intenzionati, una volta eletti, a sostenere le riforme del presidente. In questo caso, Lrem non presenterà dei suoi candidati nel loro collegio.
Cioè la soluzione salomonica che è stata trovata – a quanto pare dallo stesso Macron – per risolvere lo spinoso caso di Manuel Valls. Pur ritenendo che l’ex premier non risponda ai criteri fissati dal partito – ufficialmente perché ha già svolto tre mandati parlamentari – e quindi non possa ottenere una investitura, Lrem ha deciso, «per rispetto», di non contrapporgli un esponente del «partito del presidente». Anche se non è chiaro a questo punto con quale etichetta si presenterà Valls, visto che ha deciso di abbandonare il Partito socialista e quest’ultimo ha addirittura avviato la procedura per espellerlo.
Il completamento della lista non sarà comunque facile. Non è piaciuta, ad esempio, al centrista François Bayrou, leader del MoDem, che di conseguenza non ha dato la sua approvazione: ci vogliono, ha detto, «scelte più consensuali». Per scegliere i candidati, Lrem ha vagliato 19mila proposte («Più alcune migliaia arrivate dopo la vittoria di Macron», aggiunge ironico Ferrand). Un lavoro complesso in poco tempo, che si è tradotto anche in alcuni “errori”. In dieci casi – tra cui quello del popolare presidente del Rugby Club di Tolone, Mourad Boudjellal – i “candidati” di Lrem hanno smentito. E il partito ha ammesso il piccolo pasticcio.
Quanto appunto al capo del Governo, nelle ultime ore ha preso consistenza l’ipotesi Edouard Philippe, sindaco 46enne di Le Havre, molto vicino all’ex premier Alain Juppé, l’esponente più noto dei centristi dei Républicains. Enarca, avvocato esperto in diritto pubblico, con un passaggio nel privato ad Areva, ha abbandonato la campagna di François Fillon dopo il Penelopegate. Ha invece rifiutato l’offerta di En Marche! Xavier Bertrand dei Républicains. Infine l’immancabile sondaggio sulle legislative, che vede Lrem nettamente in testa con il 29%, seguito dalla destra e dal Front National (entrambi al 20%), sinistra radicale di Mélenchon (al 14%) e socialisti (al 7%).
LA POSTA IN GIOCO Il partito del presidente presenta solo 428 candidati invece di 577. Come premier spunta il nome del sindaco di Le Havre (Républicains)