Partecipate più trasparenti, sì del Senato alla risoluzione
M5S: mozione sfiducia contro Padoan
pUna relazione annuale al Parlamento sull’andamento di ogni società e sul tasso di rispetto degli obiettivi assegnati all’inizio del mandato degli amministratori, rimodulare i compensi dei manager sulla base della complessità della società, limitare i premi a breve termine e cancellare quelli di non concorrenza, e soprattutto rendere più trasparenti tutte le fasi di scelta rendendo pubblici gli atti che portano alle liste delle candidature. Ieri il Senato ha approvato ad amplissima maggioranza la risoluzione con gli impegni per il governo sulla gestione delle nomine nelle partecipate statali, atto conclusivo del lungo lavoro sul tema portato avanti dalla commissione Industria presieduta da Massimo Mucchetti (Pd). La risoluzione arriva dopo la tornata di nomine delle quotate, caratterizzata dalle code polemiche soprattutto intorno alla designazione di Alessandro Profumo al vertice di Leonardo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), ma l’elenco degli impegni de- cisi dal Senato si applica anche alle non quotate, e contempla regole rivolte anche ai manager designati meno di due mesi fa nelle società statali di piazza Affari. A loro, in particolare, è riferito un doppio impegno: inserire nei bilanci informazioni “più dettagliate” sul costo del lavoro consolidato e su quello delle attività italiane, anche per legare eventuali aumenti di retribuzione dei capi azienda al miglioramento dei salari dei dipendenti, è quello a rendere note le spese per pubblicità e sponsorizzazioni. Al di là dei singoli punti, in ogni caso, il dato chiave della risoluzione è in una nuova spinta alla trasparenza sulle nomine dopo le modifiche in extremis alla direttiva Saccomanni del 2013 sui requisiti di onorabilità, revisionata due giorni prima del consiglio dei ministri di marzo come le nuove designazioni: tema su cui il M5S ha annunciato una mozione di sfiducia al ministro Padoan.