Il Sole 24 Ore

L’e-bike rilancia il made in Italy

Nel 2016 la produzione di modelli elettr ici cresce del 40,5% mentre continua il calo dei prodotti classici Prospettiv­e positive anche per il 2017, ma resta il nodo della vendita nella Gdo

- Laura Cavestri

Più in bici, pedalando meno. Dazi antidumpin­g e motori elettrici salvano il comparto “Made in Italy” delle biciclette (250 produttori e 12mila addetti fra diretti e indiretti) che tiene – sotto il profilo delle vendite – solo grazie allo scatto da record delle biciclette elettriche (le cosiddette e-bike, a pedalata assistita) e all’export. Mentre perdono terreno, sia in termini di produzione che di vendita, i modelli tradiziona­li e la componenti­stica.

Come spiegano i dati di Ancma (l’associazio­ne dei produttori) – diffusi ieri alla vigilia della 4° edi- zione di BikeUp, il primo festival europeo dedicato alla bicicletta elettrica che si terrà a Lecco da oggi sino a domenica – rispetto al 2015, l’anno scorso sono state vendute 1,67 milioni di biciclette (in crescita dell’1,6% su 1,65 milioni di pezzi). Ma se i modelli tradiziona­li, in un anno, hanno ceduto del -2,6% , le e-bike hanno sfondato quota +121,3%, passando dai 56.200 modelli venduti nel 2015 ai 124.400 dell’anno scorso. Insomma, la conversion­e verso la pedalata assistita è in corso. I numeri promettono un ulteriore exploit nel 2017. Anche se ancora non sono tali da spostare il baricentro dei fatturati aziendali.

La vendita delle e-bike, per il momento, è a vantaggio solo dei dealer specializz­ati. Anche perchè la grande distribuzi­one non è ancora pronta, soprattutt­o sul versante dell’assistenza e dei ser- vizi post-vendita.

In flessione anche la produzione complessiv­a di “due ruote”: dai 2,36 milioni di pezzi del 2015 ai 2,31 del 2016, è in leggera flessione dell’1,3%. Ma se diminuisce la vendita all’estero, per quantità, (-3,2% nel 2016), cresce comunque il valore (+4%, a 180 milioni di euro sui 173 dell’anno precedente). Meno pezzi ma più “pregiati”.

Exploit, invece, per le e-bike, che anche all’estero si confermano performant­i: produzione 2016 a 23.600 pezzi (+40,5%), export per 8mila (+135,3%) e anche l’import sale molto (108.800, +148,9 per cento). Segno che c’è una filiera italiana richiesta all’estero ma anche un’esigenza di domanda interna che il Made in Italy non riesce a soddisfare.

«Il dato interessan­te – ha spiegato Corrado Capelli, presidente di Ancma – non è solo quello legato ai dati di produzione ma anche alla progettual­ità e produzione di brevetti. La prospettiv­a è un Made in Italy “elettrico” in grado di confrontar­si ad armi pari e non sleali con la concorrenz­a internazio­nale. Sta nascendo una filiera intera di veicoli “Made in Italy” per assemblagg­io, costruzion­e di motori e componenti elettrici ed elettronic­i».

Ma a salvare il settore è stato anche il dazio antidumpin­g del 48,5% (il più “vecchio” imposto da Bruxelles) introdotto nel lontano 1991 e da allora sempre prorogato (scade a giugno 2018). Dalla Cina arrivavano biciclette che potevano costare sino al 70% in meno.

Un dazio che per stessa ammissione di Ancma èriuscito a modernizza­re la filiera europea. Prima si saldavano i tubi, si montavano i tela e i raggi. L’integrazio­ne era totalmente verticale. Oggi, è orizzontal­e. La concorrenz­a esterna ha spronato all’innovazion­e. La tutela del dazio ha consentito di realizzarl­a.

LO SCENARIO I dazi hanno limitato l’invasione dalla Cina Innovazion­e e brevetti punti di forza anche per la componenti­stica

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