Sky, per 128 tecnici parte la procedura di licenziamento
In 443 ader iscono al piano
pTempo scaduto per la negoziazione diretta fra Sky Italia e sindacati: la prossima settimana partiranno le lettere con le quali verrà avviata la procedura di licenziamento collettivo previste dalla legge che riguarderanno 128 persone.
Dalla settimana prossima dovrebbero quindi scattare i 75 giorni canonici per trovare una soluzione, anche con l’ausilio del Mise e del ministero del Lavoro negli ultimi 30 giorni. Approda così all’ultimo stadio possibile la vicenda della riorganizzazione di Sky in Italia – che avrà come diretta conseguenza lo spostamento della sede del Tg da Roma a Milano – comunicata lo scorso 17 gennaio.
Sindacati e azienda si sono incontrati per l’ultima volta due giorni fa al Ministero dello Sviluppo economico, dove i rappresentanti della media company hanno illustrato l’avanzamento del processo di riorganizzazione, costato anche tre scioperi. Stando a quanto emerso nel corso dell’incontro, fra trasferimenti, ricollocamenti interni ed uscite volontarie l’adesione al piano Sky sarebbe stata del 78%: quindi 443 dei 571 dipendenti inizialmente coinvolti. In questi mesi – durante i quali l’azienda ha raggiunto, il 6 aprile, un accordo con la componente giornalistica – Sky ha messo sul piatto un’offerta che per chi avesse optato per la risoluzione consensuale entro il 30 aprile: 24 mensilità nette e un pacchetto di misure per facilitare la ricollocazione esterna tramite la società Sernet, per un periodo di 12 mesi dalla data di adesione al percorso. Altre misure ancora per il sostegno erano state previste per i trasferimenti.
Nonostante i «numeri elevati» e «la ferma richiesta dei sindacati di bloccare processi di ulteriore intervento sull’organico e, in particolar modo, sul pesantissimo ridimensionamento del sito romano (-70%dei lavoratori)», Sky Italia «ha ribadito la propria volontà», hanno scritto Slc Cgil, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni. «Sky – ribadiscono – ha scelto di proseguire unilateralmente».
La nota non è stata firmata anche da Fistel Cisl che, pur dicendosi critica nei confronti dell’azienda, avrebbe preferito «sedersi al tavolo della trattativa con l’azienda per raggiungere un accordo, così come successo per i giornalisti», riferiscono dallo stesso sindacato.