Il Sole 24 Ore

L’hi-tech spinge i consumi d’estate

Made in Italy il tessuto del costume da bagno che resiste ai raggi Uv Innovative le linee con il silicone in 3D

- Di Marta Casadei

a Innovazion­e e creatività. La formula di un prodotto moda di successo si ritrova sempre più spesso nella sinergia tra questi due concetti. È il caso del beachwear, segmento che non perde appeal nonostante la crisi, stagione (estiva) dopo stagione. E che “resiste” anche in Italia, un mercato nel quale i consumi di moda sono in fase di stallo. A raccontare di questa tenuta avvenuta quasi in sordina sono i dati di Sita Ricerca: «Nel 2016 i consumi dei costumi da bagno in Italia hanno toccato i 729 milioni di euro (+0,7%), restando sostanzial­mente stabili rispetto all’anno precedente, positivo anch’esso – spiega Alessandra Mengoli, partner di Sita Ricerca –. In termini di performanc­e, questo segmento è stato il migliore nell’ambito del comparto calzetteri­a-intimo donna, che invece ha chiuso l’anno passato con un –0,4%, e più dinamico del settore moda in generale».

Un capitolo ben diverso è quello legato all’export: secondo un’elaborazio­ne di Smi su dati Istat, infatti, le esportazio­ni dei costumi da bagno femminili e maschili sono calate rispettiva­mente del 4,3% e dell’8% in valore nel periodo gennaio-dicembre 2016. Si tratta del dato peggiore nell’intero comparto calze-intimo-costumi, che ha chiuso l’anno con esportazio­ni in aumento del 7,5% con performanc­e particolar­mente positive in Germania (+21,3%), Hong Kong (+38,5%) e Giappone (+22,7%).

A trainare i consumi italiani, nel 2016, sono stati i costumi donna, le cui vendite assorbono circa i 2/3 del fatturato di settore: «La domanda femminile ha fatto la differenza – continua Mengoli – nel sostenere il mercato, con acquisti trasversal­i che spaziano dal costume, sia bikini sia monopezzo, ai cosiddetti prodotti fuori acqua (caftani, copricostu­me, ndr). Gli acquisti da parte del pubblico maschile sono calati, mentre il beachwear ju- nior ha messo a segno un risultato positivo».

Le donne, dunque hanno acquistato costumi nuovi, seguendo i trend di stagione, ma scegliendo di spendere meno rispetto al passato: «I dati mostrano un prezzo medio inferiore rispetto all’anno precedente – continua Mengoli –: si è optato per prodotti meno cari oppure scontati, aspettando le promozioni mid season oppure i saldi». La polarizzaz­ione del mercato, accelerata dalla crisi del 2008-2009, non ha certo risparmiat­o il segmento beachwear: oggi le proposte si concentran­o nelle fasce più basse e più alte del mercato. Da un lato, infatti, si rivelano vincenti le proposte colorate e accessibil­i di Oysho (gruppo Inditex), H&M, Tezenis (Gruppo Calzedonia) e Yamamay; dall’altro non accennano ad arretrare le creazioni sofisticat­e e decisament­e più costose di La Perla, Eres (marchio del Gruppo Chanel), Parah solo per citarne alcuni.

A muovere il mercato, dal punto di vista dello stile, sono sì le tendenze creative – con il costume intero che, bandito per anni da spiagge e piscine, è tornato protagonis­ta di collezioni colorate, ricche di fantasie e forme che strizzano l’occhio agli anni Novanta e Cinquanta, facendo da contraltar­e pudico a due pezzi d’ispirazion­e brasiliana – ma è soprattutt­o la ricerca. Che si concentra su forme e fit, tali da rendere il costume sempre più simile a una seconda pelle, e sui tessuti, studiati per offrire performanc­e inedite. Cavalcando l’onda, tra le altre cose, della crescente commistion­e tra sportswear e abbigliame­nto leisure. Per la P-E 2017, per esempio, l’azienda tedesca Watercult ha lanciato Scubanauts, un costume da bagno tecnico e insieme iperlegger­o, realizzato con un tessuto made in Italy che garantisce asciugatur­a rapida, resistenza ai raggi UV, al sale, al cloro e alle creme abbronzant­i. La Swim Line di Wolford, invece, è caratteriz­zata da sottili linee di silicone stampate in 3D sul materiale con l’obiettivo di garantire massimo comfort: da un lato infatti sostituisc­ono l’elastico e, dall’altro, garantisco­no la tenuta e modellano la figura. Oltre agli investimen­ti in innovazion­e e creatività, le aziende del beachwear stanno rivoluzion­ando la propria rete di vendita. Nel 2016 i prodotti del comparto intimo-calze-beachwear sono stati venduti principalm­ente nelle catene di store monomarca, che hanno assorbito il 38% del mercato.

Un ruolo di primo piano è quello dell’online: nel 2016 ha assorbito il 6,2% del mercato, in aumento di quasi un punto percentual­e rispetto all’anno precedente. Il digitale è un canale dalle potenziali­tà elevate, dunque, nonostante il fitting, e quindi la possibilit­à di provare un costume, giochi un ruolo decisivo nell’acquisto dei prodotti che appartengo­no a questo comparto.

Il segmento del beachwear vale 729 milioni: il mercato interno resiste, mentre i dati Smi segnalano il calo dell’export 2016

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy