L’attualità della lezione di Guido Carli
Una l ezione ancora attuale. Per il suo sostegno al progetto europeo, di cui fu protagonista, mettendo la firma, da ministro del Tesoro, alle regole del Trattato di Maastricht. Nella convinzione, però, che il rispetto dei criteri di convergenza non dovessero essere applicati in modo meccanico, ma con flessibilità, potendo variare Paese per Paese. Gianni Letta, presidente della giuria del premio Guido Carli, esordisce così prendendo la parola per primo, alla cerimonia dell’ottava edizione del premio, ideato dalla nipote di Carli, Romana Liuzzo. E sottolinea un’immagine di pochi giorni fa: la passeggiata solitaria del neopresidente francese Emmanuel Macron, sotto la bandiera europea mentre suona l’Inno alla gioia. Cosa direbbe oggi Carli, si chiede Letta: difenderebbe il progetto europeo, lavorando ad una sua rifondazione, di un’Europa però che sappia frenare gli egosmi e sappia essere più attenta al disagio sociale.
Un filo rosso su cui si è soffermato anche Vincenzo Boccia, che ieri ha ricevuto il premio speciale Guido Carli. «L’eredità che Carli ci consegna è che la politica economica deve servire per rinforzare lo sviluppo e la crescita», ha detto il presidente di Confindustria, intervenendo dal palco. Quella crescita, è la convinzione di Boccia, che rappresenta la precondizione per combattere disuguaglianze e povertà e realizzare una società inclusiva.
Ministro del Tesoro, Governatore della Banca d’Italia, presidente di Con- findustria, per citare alcuni dei ruoli che Carli ha avuto e che lo hanno reso un personaggio di grande rilievo della vita del Paese. «Aveva messo le basi della Confindustria di oggi, di quella politica dei fattori e non dei settori che non chiede scambi alla politica, in un paese che sappia essere competitivo», ha continuato Boccia, ricordando che proprio Carli volle il Centro studi di Confindustria «partendo dalla premessa che per decidere bisogna conoscere», oltre che l’università Luiss.
L’«ossessione per la crescita», l’«abitudine ad anticipare i tempi» sono alcuni degli argomenti che, come ha detto la presidente Liuzzo consegnando la targa a Boccia, hanno motivato il premio. Altri 14 i premiati (si veda la scheda): comune denominatore, essersi impegnati in nome della solidarietà e rappresen-
Paolo Astaldi (pres. Astaldi), Vincenzo Boccia (pres. Confindustria), Andrea Bonomi (pres.-fondatore Investindustrial), Claudio Costamagna (pres. Cdp), Filippo Antonio De Cecco (pres. De Cecco), Sergio Dompé (pres. Dompé), Oscar Farinetti (fondatore Eataly), Rosario Fiorello (artista), Alessandro Garrone (vicepres. esecutivo Erg), Lilli Gruber (conduttrice di Otto e mezzo), Ida Colucci (direttrice Tg2), Alessandro Orsini (direttore Osservatorio sulla sicurezza internazionale dell’università Luiss), Paolo Panerai (ad e fondatore Class Editori), Renzo Rosso (presidente di Otb e fondatore di Diesel), Francesco Starace (ad e dg Enel). tare la meritocrazia, tema molto caro a Carli. «Il premio vuole unire e non dividere, per una sera almeno le differenze vengono messe da parte lo dimostano i premiati e il parterre bipartisan», ha detto la Liuzzo.
«Il premio ha una dimensione di memoria che è importante perché serve a costruire il futuro. Dobbiamo recuperare una certezza del futuro superando ansietà e rassegnazione», ha continuato Boccia sottolineando l’importanza dell’insegnamento di Carli e l’attualità del suo pensiero. Oltre alla necessità di raccontare un Paese diverso, ha aggiunto, con un atteggiamento di ottimismo: «che non vuol dire - ha concluso il presidente di Confindustria - non fare i conti con le criticità, ma raccontare che siamo il secondo Paese industriale d’Europa, ruolo conosciuto solo dal 30% degli italiani, e che secondo le classifiche della Wto, prendendo in considerazione 14 settori, in 9 siamo tra i primi».