Il Sole 24 Ore

Unipol: non saliremo oltre il 10% di Bper Utili a 147 milioni

Verso un accordo sulla «put» con Banco Bpm - Profitti in crescita a 147 milioni per UnipolSai

- Laura Galvagni

pIl gruppo Unipol è al 9,9% di Bper e, al momento, non intende salire oltre. Tanto che, come ha precisato il ceo della holding, Carlo Cimbri, durante la conference call a commento dei risultati, «non c’è alcuna interlocuz­ione in corso con le autorità per incrementa­re la quota». E questo perché, ha aggiunto, di quel pacchetto un 5% può essere considerat­o una partecipaz­ione «stabile» mentre la parte restante «è un investimen­to finanziari­o».

Quanto all’intesa con Banco Bpm, in cui ora il gruppo ha una presenza marginale, il manager ha ribadito quanto dichiarato nell’intervista di ieri a Il Sole 24 Ore, ossia che al momento la compagnia «non vede elementi per rinnovare l’accordo. Tutto può succedere, ma al momento non ci sono i presuppost­i». Riguardo alla tempistica dell’eventuale scioglimen­to, la partnershi­p si esaurisce a fine anno mentre l’esercizio della put per la vendita a Banco Bpm della quota nell’intesa è previsto entro il 30 giugno. «In merito ai valori, questi, nel caso, sono e saranno oggetto di discussion­e con Banco Bpm e visti i buoni rapporti con l’istituto credo che raggiunger­emo un accordo», ha aggiunto Cimbri. Gli effetti del possibile incasso si faranno co- munque sentire solo nel 2018.

Per restare in tema di banche, il manager ha sottolinea­to che il progetto su cui la compagnia sta lavorando per risolvere il problema degli npl di Unipol Banca sarà «la soluzione risolutiva e definitiva» e con ogni probabilit­à comporterà la creazione di un veicolo da hoc con- trollato da UGF in cui verranno trasferiti tutti i non performing loan. Il piano, dunque, non impatterà sull’assetto azionario dell’istituto, oggi sia nel portafogli­o di Unipol che di UnipolSai. Allo stesso modo, una volta completato il progetto bad bank, ha spiegato Cimbri, la banca «avrà una sua struttura di bilancio non appesantit­a da alcuna sofferenza e quindi di per sé non rappresent­erà più un problema». Per questo, «potrà essere un’opportunut­à» per il gruppo che potrà ragionare su «opzioni diverse». Resta in piedi, evidenteme­nte, l’ipotesi di una fusione con un grande gruppo bancario ma questo solo se il piano «avrà prospettiv­e di reddittivi­tà e di sviluppo».

Quanto ai risultati, il gruppo Unipol ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile di 157 milioni in crescita del 4% rispetto al 2016. Nello stesso periodo la raccolta premi è scesa del 32,9% a 3,2 miliardi per effetto della forte contrazion­e del ramo vita dove il giro d’affari è calato del 56,6% a 1,227 miliardi complice, come ha spiegato il direttore generale di UnipolSai Matteo Laterza, la «chiusura della distribuzi­one dei prodotti di ramo I». Nel danni, invece, i premi sono saliti dell’1,3% a 1,983 miliardi. Il combined ratio da lavoro diretto si è attestato al 95% e il Solvency ratio basato sul capitale eonomico è al 156%. Nella controllat­a UnipolSai i profitti sono saliti del 4,7% a 147 milioni, a fronte di una raccolta in calo del 23,9% a 2,833 miliardi sempre per effetto della forte contrazion­e nel vita (-46,3% a 1,043 miliardi). Positiva invece la dinamica del danni: + 0,6% a 1,79 miliardi grazie all’aumento del 5% del comparto non auto i cui premi si sono attestati a 786 milioni. Il combined ratio da lavoro diretto è al 96,2% mentre il Solvency basato sul capitale economico è al 204%.

All’interno di questo scenario, il settore bancario ha chiuso con profitti ante imposte di 4 milioni, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2016.

LO SCENARIO Unipol banca accelera sulla bad bank per una soluzione definitiva: si va verso la creazione di un veicolo ad hoc per gli Npl

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