La censura di Bankitalia sulla «vecchia» ChiantiBanca
In passato rettifiche poco r igorose
Arriva la relazione di Bankitalia sull’ispezione conclusa un mese fa a ChiantiBanca, oggi presieduta da Lorenzo Bini Smaghi, e suona come sonoro atto d’accusa nei confronti dei precedenti vertici dell’istituto di credito cooperativo. Ma non solo.
A infiammare la vigilia dell’assemblea dei 2.600 soci della Bcc toscana - che domenica prossima dovranno approvare il bilancio 2016 in rosso per 90,4 milioni dopo rettifiche su crediti e svalutazioni, e scegliere (tra due liste) il nuovo Cda - arriva anche la relazione dell’organismo di vigilanza interno a ChiantiBanca, presieduto da Elisabetta Montanaro.
Si tratta di un report che segnala comportamenti commessi dai precedenti vertici «dimissionati dalla Banca d’Italia qualche settimana fa», secondo la definizione di Bini Smaghi: comportamenti che potrebbero configurare reati che vanno dall’ostacolo alla vigilanza di Bankitalia al falso in bilancio e alle false comunicazioni sociali. È per questo motivo che il consiglio di amministrazione di ChiantiBanca ha appena deciso di inviare il documento firmato dalla Montanaro alla Procura di Firenze, che dovrà valutare i profili penali.
La relazione di Bankitalia, inviata tre giorni fa a Bini Smaghi e al collegio sindacale di ChiantiBanca, si concentra invece sugli aspetti industriali sottolineando la «insufficiente capacità del cda in carica fino all’aprile scorso di sorvegliare la conduzione aziendale» e la «inefficace azione delle funzioni di controllo». Bankitalia segnala anche la «sottostima della rischiosità creditizia» e il supe- ramento delle soglie di risk capacity con l’acquisto di titoli di Stato a lunga scadenza nel marzo 2015. Si tratta di Btp per 100 milioni di euro con scadenza nel 2046, che avrebbero comportato una sovrastima del patrimonio netto della banca per 9,1 milioni di euro al dicembre 2015 portando a «una inesatta rappresentazione della consistenza dei fondi propri nella segnalazione alla vigilanza».
L’acquisto dei Btp è l’operazione messa all’indice anche nel report della Montanaro, in cui si ricostruisce la vicenda segnalando che il verbale del cda di ChiantiBanca, che il 25 marzo 2015 aveva deciso l’acquisto dei titoli di Stato, sarebbe stato alterato – prima dell’invio a Bankitalia che chiedeva chiarimenti – così da cambiare la classificazione ab origine del Btp da “available for sale” a “held to maturity” dopo che si erano manifestate perdite, per inserirlo nelle immobilizzazioni. Il bilancio, secondo l’organo di vigilanza interno alla Bcc, potrebbe dunque aver rappresentato una realtà patrimoniale alterata.
Il quadro che Bankitalia ricava dall’ispezione durata 4 mesi è la necessità di una governance per risanare la situazione aziendale. Gli obiettivi indicati al cda guidato da Bini Smaghi sono tre: la riqualificazione del portafoglio prestiti; la rivitalizzazione del circuito reddituale; il rafforzamento patrimoniale. Tutto questo «nelle more della confluenza della Bcc in un gruppo bancario cooperativo»: scegliere quale – Iccrea o la trentina Cassa Centrale Banca – è la battaglia che si gioca nell’assembla di domenica.