La pronuncia indirizzerà la riforma
In stallo le trattative sul riassetto previsto dal Ddl concorrenza - A giorni l’esito del reclamo di Uber
pTeoricamente, se anche la Corte Ue recepisse in blocco le conclusioni dell’Avvocato generale su Uber (si veda l’articolo sopra), in Italia potrebbe non cambiare nulla: in fondo, la pronuncia dei giudici europei si limiterebbe a sancire che per svolgere quel servizio di trasporto occorre un’autorizzazione, che però tutti gli autisti di Uber hanno già. Ma in Italia si sta discutendo su una riforma complessiva del trasporto pubblico non di linea. E potrebbe a questo punto imporre a Uber di munirsi di autorizzazione in proprio. Inoltre, al Tribunale di Roma è in corso un procedimento per concorrenza sleale, che può avere punti in comune con quello nel corso del quale si pronuncerà la Corte Ue
È vero che l’eventuale sen- tenza dei giudici europei riguarderebbe una controversia spagnola su Uber Pop, la formula in cui gli autisti sono occasionali e non hanno autorizzazione, già vietata in buona parte d’Europa. Ma anche nella formula Black (quella con autisti professionali disponibile attualmente in Italia), come ritiene l’Avvocato generale, Uber «assoggetta a controllo le modalità essenziali delle prestazioni di trasporto» e «in particolare il prezzo». Quindi qualcuno potrebbe argomentare che l’attuale sistema delle autorizzazioni ai singoli autisti professionali non basti più per disciplinare una modalità di trasporto (quella di Ncc, noleggio con conducente) che con l’arrivo della multinazionale americana ha cambiato pelle.
Certamente questa sarà la linea che verrà seguita dalla con- troparte degli Ncc (e quindi, di fatto, anche di Uber sul tavolo della riforma), cioè i sindacati dei tassisti. Che proprio in questi giorni stanno riflettendo su nuove forme di mobilitazione, visto che la riforma pare segnare il passo e si parla solo di un incontro tecnico che il ministero dei Trasporti potrebbe convocare per fine mese per discutere sulla bozza di decreto interministeriale (che in qualche modo anticipa i possibili contenuti della riforma, si veda Il Sole 24 Ore del 23 marzo).
La settimana scorsa è stata approvata dal Senato una nuova versione del Ddl concorrenza, che contiene una delega al Governo per la riforma e ora deve passare alla Camera. Il testo è molto generico e il Governo non ha dato segno di prendere posizione. Questo preoccupa i tassisti, che comunque dalla loro hanno l’appoggio di molti politici e l’arma dello sciopero, che nel loro caso è molto efficace (al netto delle possibili violenze di piazza come quelle viste a Roma il 21 febbraio scorso). Un’eventuale sentenza della Corte Ue in senso sfavorevole a Uber rafforzerebbe la posizione dei tassisti.
Un’influenza potrà averla anche l’esito - atteso a giorni - del reclamo di Uber contro l’ordinanza del Tribunale di Roma che bloccava il servizio (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 e del 15 aprile), stabilendo che fa concorrenza sleale ai taxi. L’ordinanza si basava anche sull’indissolubilità fra la app di Uber e il lavoro degli autisti. Un punto in comune con le conclusioni dell’Avvocato generale della Corte Ue.