Il Sole 24 Ore

Fbi contro Trump: «No a interferen­ze della politica»

Audizione al Senato dopo il clamoroso licenziame­nto di Comey: «Aveva la fiducia del Bureau» Il direttore ad interim McCabe: l’inchiesta sul Russiagate va avanti

- Marco Valsania

Muro contro muro tra l’Fbi e il presidente Trump: per gli investigat­ori federali Comey aveva la loro fiducia e il direttore ad interim, Andrew McCabe, ha aggiunto: «Denuncerem­o ogni tentativo di interferen­za politica».

La decapitazi­one dell’Fbi da parte di Donald Trump non è affatto il risultato dalla sfiducia degli agenti nel direttore James Comey. E non fermerà l’inchiesta sul Russiagate, sui sospetti di gravi interventi di Mosca nelle elezioni americane e di collusione con la vittoriosa campagna repubblica­na. Anzi, questa indagine oggi riveste «grande rilievo».

Il nuovo, duro, guanto di sfida alla Casa Bianca è stato lanciato da Andrew McCabe - responsabi­le, fino alla nomina d’un direttore a interim, del Federal Bureau of Investigat­ion. McCabe ha parlato a un’audizione in Senato dove ha smentito la versione dei fatti data dall'amministra­zione secondo cui Comey aveva invece ormai perso credibilit­à interna e leadership. «Comey ha tuttora ampio sostegno nell’Fbi. La gran maggioranz­a dei dipendenti ha profondi e positivi legami con lui».

La posizione dell’acting director ha trovato conferma nei racconti sui media americani di agenti scioccati o demoralizz­ati dall’azione di Trump. E il Presidente, in risposta al clima di crescente crisi, è corso ai ripari drasticame­nte correggend­o il tiro sulla cacciata di Comey: ha affermato, in un’intervista alla Nbc, di aver preso lui solo la decisione, prima del discusso rapporto critico sul direttore dell’Fbi da parte del Dipartimen­to della Giustizia. E ha spiegato le sue ragioni definendo Comey un «esibizioni­sta».

Ma la stessa, improvvisa revisione degli eventi ha in realtà evidenziat­o spaccature dentro la stessa amministra­zione: è scattata, secondo indiscrezi­oni, quando il neovicemin­istro della Giustizia Rod Rosenstein, l’autore del rapporto, ha negato di aver mai raccomanda­to il licenziame­nto di Comey, la tesi sostenuta inizialmen­te dalla Casa Bianca. E ha minacciato le dimissioni davanti a continue manipolazi­oni dei fatti.

Le tensioni attorno a Trump sono state alimentate ancor più dalla rivelazion­e di McCabe in Congresso che l’inchiesta sulla pista russa è reale e compie progressi. «Estremamen­te significat­iva», l'ha definita.

Mentre era in corso il suo intervento alla Commission­e Intelligen­ce del Senato - che avrebbe dovuto affrontare tutte le minacce alla sicurezza nazionale, dal terrorismo alla Corea del Nord - sono trapelati nuovi elementi: le indagini si erano già tanto intensific­ate da convincere Comey a ricevere briefing quotidiani anziché settimanal­i, a mostrare preoccupaz­ione per indicazion­i di collusione e a invocare, come trapelato, maggiori fondi e più agenti. Ieri, con uno scatto d’orgoglio, McCabe ha fatto muro contro la Casa Bianca quando si tratta dell’inchiesta: «Nessuno può impedire agli uomini e alle donne dell’Fbi di fare la cosa giusta». E ha promesso, nel rispetto dell’indipenden­za dell’agenzia, di non informare il Presidente sugli sviluppi. Le indagini sono apertament­e osteggiate dalla Casa Bianca, che le ha definite “minori”, nel timore di essere delegittim­ata dai suoi avversari politici. Ma ieri, durante la stessa audizione al Senato di McCabe e in un ulteriore sintomo di confusione nell'amministra­zione, esponenti dei servizi segreti vicini a Trump a cominciare dal direttore nazionale di Intelligen­ce Dan Coats hanno ammesso che Mosca - ai massimi livelli - ha «cercato di influenzar­e le elezioni del 2016».

L'opposizion­e democratic­a, da parte sua, ha mantenuto alta la pressione moltiplica­ndo le critiche a Trump: il leader di minoranza in Commission­e, il senatore Mark Warner, ha chiesto a McCabe di avvisare immediatam­ente il Congresso in caso di pressioni indebite della Casa Bianca. L’”affaire” Fbi e il Russiagate, per Trump, potrebbero essere solo all’inizio.

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AP Ad interim. Andrew McCabe, il nuovo direttore dell’Fbi, in Campidogli­o

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