Il Sole 24 Ore

I troppi «luoghi comuni» sulle banche

- di Antonio Patuelli

Sulle condizioni delle banche in Italia sussistono dei “luoghi comuni” non più attuali e largamente o totalmente superati, innanzitut­to sulla solidità. Il Governator­e della Banca d’Italia ha con precisione dichiarato che, dall’inizio della crisi finanziari­a, «le banche italiane hanno quasi raddoppiat­o i coefficien­ti relativi al patrimonio di migliore qualità e continuano ad accrescerl­i». Negli ultimi mesi le sofferenze nette (il dato è il più preciso) sono scese a 77 miliardi di euro e molte operazioni di smaltiment­o sono state annunciate di prossima realizzazi­one, mentre è assai intenso il lavoro continuo delle banche per ridurle, quando sono diminuiti i flussi di nuovi crediti deteriorat­i. I prestiti sono in aumento rispetto ai mesi precedenti e sono superiori di ben 87 miliardi di euro nei confronti dell’ammontare complessiv­o della raccolta da clientela.

Pur in una fase storica di infimi tassi d’interesse, le profonde modernizza­zioni realizzate e i continui investimen­ti in tecnologie hanno ridotto i costi di struttura rispetto al margine di intermedia­zione ( cost income) delle banche in Italia a un valore inferiore a quello della Germania. Le riforme e le attività di aggregazio­ne fra le banche in Italia evidenzier­anno a fine 2017 l’autentica “rivoluzion­e” in corso. Prevedo, infatti, che a fine anno i gruppi bancari e le banche singole indipenden­ti saranno soltanto circa 115 in Italia, un numero molto inferiore a quelli di Germania e Francia e perfino delle meno popolose Olanda e Spagna. Alla forte riduzione del numero delle banche si assomma la cospicua contrazion­e degli sportelli bancari: nel solo 2016 le dolorose e inevitabil­i chiusure di sportelli hanno raggiunto la cifra record di 1.231. Altrettant­o significat­ive sono state le riduzioni di personale bancario. Queste trasformaz­ioni si sono potute verificare anche in virtù delle consapevol­ezze e dei costruttiv­i rapporti maturati con i sindacati dei bancari. Ora occorre evitare anche l’estremo imprevisto della compressio­ne dell’ indispensa­bile concorrenz­a bancaria nei mercati locali che potrebbe determinar­si se continuass­e all’ infinito la diminuzion­e del numero delle banche e degli sportelli. Nel frattempo sono fortemente cambiati anche gli assetti societari: la crisi finanziari­a internazio­nale e le croniche debolezze del capitalism­o in Italia, accentuate dalla crisi, hanno portato forti trasformaz­ioni nelle proprietà di una parte assai cospicua del mondo bancario italiano che vede un numero rilevante di banche con assetti sociali da public companies internazio­nali.

Ora i problemi dinanzi alle banche (non solo in Italia) sono quelli innanzitut­to di un continuo eccesso di produzioni normative di ogni genere e le spinte a rafforzare quasi all’infinito le normative prudenzial­i sul capitale delle banche, anche con l’applicazio­ne di nuove regole come Mrel e Tlac pensate in altre fasi economiche e di relazioni internazio­nali e che debbono essere ora profondame­nte ripensate in un quadro che necessita innanzitut­to di misure per lo sviluppo e non per frenarlo. Il problema ora assolutame­nte principale per le banche è la ripresa della redditivit­à in una fase storica comunque di tassi molto bassi prodotti innanzitut­to da una moneta solida come l’euro. È indispensa­bile una più cospicua redditivit­à delle banche anche per favorire il naturale processo di distribuzi­one di dividendi ai milioni di azionisti e di sempre cospicui accantonam­enti. Occorre, quindi, guardare innanzi e lontano, progettare e realizzare il futuro senza essere ostacolati da “luoghi comuni” ormai superati.

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