Così salta la Wto
Dopo avere a lungo inveito contro la Cina, minacciando dazi e misure contro la manipolazione del tasso di cam- bio, Trump passa all'azione. Ma, invece di chiudere le frontiere, le apre.
Ele apre con un accordo commerciale bilaterale, che liberalizza gli scambi per diversi prodotti e attività finanziarie. Chi crede nel libero scambio potrà tirare un respiro di sollievo? È questo un altro segnale che nei fatti il protezionismo di Trump sarà all’acqua di rose?
La questione in realtà non è tanto protezionismo si o no. Piuttosto, quanto la cacofonia trumpesca indebolisca e porti allo smantellamento delle regole che governano il commercio globale, costruite in decenni di difficilissimi accordi e governate dalla Wto. Anche aprendo le frontiere si può fare molto male al libero scambio. Se America e Cina firmano accordi bilaterali, con condizioni di scambio privilegiate che discriminano gli altri partner (i dazi americani sui polli cinesi sono più bassi di quelli sui polli europei) possono violare le regole globali.
Le regole della Wto valgono per tutti e tutti possono essere sanzionati se non le rispettano. Un paese che le sottoscrive, accetta anche un principio di autolimitazione, ossia si lega le mani per evitare comportamenti unilaterali contrari al libero scambio. E allo stesso tempo accetta un principio di non discriminazione: tutti i partner commerciali devono essere trattati allo stesso modo. Accordi di libero scambio bilaterali, oppure accordi regionali (che per definizione violano la regola di non discriminazione) sono ammessi dalle regole sul commercio globale, ma solo se volti ad abbassare le barriere commerciali tra i paesi membri e comunque se compatibili con le altre norme della Wto. Quanto l’accordo Usa-Cina rispetterà queste condizioni?
Il nodo è il concetto di reciprocità. Trump chiede ai partner che le esportazioni americane possano godere delle stesse condizioni garantite dall’America. Ossia, se il dazio sulle esportazioni di automobili americane in Cina è il 25%, quello per le automobili cinesi esportate in America non può essere il 2,5% (come è attualmente).
La non reciprocità è prevista dalla Wto, soprattutto per proteggere paesi con economie più deboli. I dazi nei paesi in via di sviluppo e nei paesi emergenti sono in genere più alti che nelle economie mature occidentali. La richiesta di reciprocità di Trump è sempre stata letta in chiave protezionistica: un avviso che l’America avrebbe potuto alzare i dazi per adeguarli alle condizioni di ingresso in altri paesi. Questa azione avrebbe ovviamente violato il principio di non discriminazione (alzo i dazi solo verso chi li ha più elevati dei miei) e sarebbe stata sanzionata dalla Wto. Sarebbe anche stato un segnale chiaro che l’America voleva liberarsi della camicia di forza delle regole globali.
L’accordo con la Cina va esattamente nella direzione opposta: la reciprocità viene applicata attraverso la riduzione delle barriere commerciali. Non è ancora chiaro in che termini e per quali prodotti, ma certo è un’inversione di rotta notevole rispetto alle aspettative iniziali. Bene dunque?
Dipenderà da quanto l’accordo finale sarà compatibile con le regole globali. Se sarà all’insegna del liberi tutti, minerà profondamente l’autorità della Wto e anche altri paesi penseranno bene di non avere più le mani legate dalle regole globali. L’anarchia porta infine inevitabilmente ad un aumento delle barriere, non ad una loro riduzione.
Il sospetto che l’anarchia sia molto apprezzata da Trump, è alimentato dal primo atto della sua amministrazione: smantellare la Trans-Pacific Partnership (TPP), un accordo assai complesso che univa Usa e paesi asiatici ed escludeva la Cina. Una strategia di rispetto alle regole globali avrebbe portato l’Amministrazione a preservare la TPP allargandola alla Cina. Oggi abbiamo invece un accordo bilaterale con la Cina e la TPP è sepolta. Non vorrei essere del tutto pessimista. L’accordo con la Cina potrebbe anche non essere uno sgambetto alla governance globale del commercio, ma il segnale che l’Amministrazione americana ha finalmente compreso che la strada del protezionismo è impossibile e dannosa. Se l’America avesse a sorpresa alzato i dazi verso la Cina, sarebbe stato certamente peggio.