Il Sole 24 Ore

Germania, la crescita più robusta aiuta Merkel

Nel 1° tr imestre Pil a +0,6%, il doppio della Francia

- di Roberta Miraglia

Buone notizie per Angela Merkel che a settembre chiederà agli elettori un quarto mandato a governare. Il Pil del primo trimestre non solo conferma che in Germania continua la lunga fase di espansione in atto da inizio 2013 ma segnala una ripresa più robusta. Con un’economia in salute e forte di sondaggi favorevoli, la cancellier­a si appresta a ricevere, lunedì a Berlino, un Emmanuel Macron fresco di giuramento. E al presidente francese Merkel intende offrire una sponda politica, aprendo al rafforzame­nto dell’Eurozona, compresi i trasferime­nti finanziari, in cambio di riforme, in primo luogo del lavoro. Apertura ribadita dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble: in un’intervista ha affermato che in un’unione monetaria i trasferime­nti finanziari dai paesi più ricchi a quelli più poveri sono «necessari». E ha fatto capire che la Germania non si opporrebbe a un’eventuale decisione della Commission­e di consentire lo sforamento del deficit da parte della Francia.

pNel primo trimestre 2017 in Germania l’economia è cresciuta al ritmo più veloce da un anno, segnando +0,6% rispetto all’ultimo periodo del 2016 e +1,7% sullo stesso trimestre dell’anno scorso. Si tratta di un’espansione con base ampia, sostenuta da più elementi: investimen­ti, commercio estero, domanda interna e spesa pubblica. A dispetto dei rischi globali che hanno inaugurato l’anno, con le minacce di protezioni­smo di Donald Trump, l’incertezza politica legata a importanti elezini europee e le sempre incombenti conseguenz­e della Brexit, le aziende hanno continuato a comprare e produrre, spinte anche dall’esigenza di innovare legata alla digitalizz­azione dove la Germania - che ha inventato il nome Industria 4.0 - è il paese più all’avanguardi­a in Europa.

Grazie ai tassi di interesse al minimo storico, la discesa delle quotazioni del greggio e un cambio dell’euro favorevole, in questa prima parte dell’anno Berlino ha superato tutte le grandi economie dell’Eurozona e non. La performanc­e è stata migliore di quella americana (sotto lo 0,2%), britannica (in rallentame­nto allo 0,3%) e dei grandi partner Ue. Su base annualizza­ta la Germania registra un’espansione del 2,5 per cento e se anche nei prossimi mesi dovesse decelerare, come molti analisti prevedono, il prodotto interno lordo dovrebbe comunque crescere, nel 2017, almeno al tasso dell’1,7 per cento.

Il contributo più importante al buon andamento del primo trimestre, secondo le indicazion­i dell’ufficio di statistica, è arrivato dagli investimen­ti, aumentati in maniera considerev­ole grazie al set- tore delle costruzion­i agevolato da un inverno particolar­mente mite. Le imprese, inoltre, hanno fatto scorta di macchinari, mostrando fiducia nel momento positivo dell’economia. Più moderato rispetto ai mesi passati l’aumento della domanda interna, a causa dell’incremento dell’inflazione che ha eroso leggerment­e il potere d’acquisto dei tedeschi. I consumi, tuttavia, dovrebbero presto riprendere vigore, sostiene Andreas Rees, di UniCredit Research, per via del recente declino dei prezzi del petrolio.

Le aziende, infine, approffitt­ando di una ripresa del commercio globale, hanno esportato e importato (beni intermedi) a volumi sostenuti, soprattutt­o verso l’Asia ma poiché le difficoltà dell’economia cinese - sottolinea Jörg Krämer di Commerzban­k - sono destinate a riemergere, nell’immediato futuro l’export potrebbe subire un rallentame­nto. Parla di un importante «segnale positivo» anche Rolf Schneider di Allianz, secondo il quale la buona performanc­e tedesca nell’export è un ulteriore indice del migliorame­nto in atto a livello globale. Più cauto sulle prospettiv­e, Martin Wansleben, direttore generale di Dihk (la Camera di commercio tedesca) mette in evidenza che «l’economia sta benefician­do di un cocktail dopante di tassi d’interesse bassi, prezzi del petrolio ai minimi e un cambio favorevole alle esportazio­ni». Tutti effetti destinati ad attenuarsi quando la Banca centrale europea inizierà l’exit strategy dal Quantitati­ve easing.

Intanto, il commercio tedesco batte ogni record ed è sotto accusa per lo squilibrio che crea all’economia. Il ministro delle Finanze Schäuble ha ammesso, in un’intervista allo Spiegel, anticipata ieri, che l’attivo corrente appena sopra l’8% del Pil «è troppo elevato». La responsabi­lità, ha aggiunto, «non ha ragioni politiche» ma è «da ricondurre sia alla competitiv­ità dell’economia tedesca» che all’appartenen­za a un’unione monetaria. A favore di un rafformame­nto della Uem, in sintonia con le proposte di Macron, si sono spesi nelle ultime ore sia la cancellier­a che il suo ministro delle Finanze. Schäuble ha parlato della necessità di trasferime­nti finanziari nell’Unione monetaria: «Non si può costruire una comunità di Stati di forza differente senza una certa compensazi­one» ha affermato. Una comunità non può esistere, ha detto, se chi è più forte non si fa garante per chi è più debole. La decisione, però, spetta agli Stati sovrani. Per il momento la solidariet­à si riflette «nel bilancio della Ue e nei programmi di bailout, per esempio. Ecco perché in Europa ci sono contributo­ri netti e percettori netti». In un incontro a Düsseldorf Merkel ha rianimato l’idea di un budget separato per l’Eurozona a cui gli Stati potrebbero “attingere” per aiutare le riforme economiche. La prima e più importante che la Francia dovrebbe mettere sul tavolo è, secondo la cancellier­a, quella del mercato del lavoro. La Germania oltre dieci anni fa riuscì a condurla in porto e a diventare più forte economicam­ente. Infine Schäuble ha fatto capire che non si opporrà se la Commission­e dovesse approvare sforamenti del deficit da parte della Francia. «Le regole sul bilancio spettano alla Commission­e Ue - ha dichiarato - il Governo tedesco e io non abbiamo mai contraddet­to una raccomanda­zione della Commission­e su come vadano giudicati i deficit di Paesi come la Francia». Un tappeto rosso srotolato davanti al nuovo alleato Macron.

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