Il Sole 24 Ore

Negoziato finale per creare un colosso da 13.300 chilometri di autostrade

- Monica D’Ascenzo

pO ltre 13.300 km di autostrade gestiti, 36 miliardi di euro capitalizz­azione ai prezzi di ieri, un margine operativo lordo di circa 7,2 miliardi e utili per 2,2 miliardi nel 2017. Queste le unità di misura del gruppo italospagn­olo che nascerebbe dall’integrazio­ne di Atlantia e Abertis, secondo le stime che girano sul mercato in questi giorni. Un gruppo che nella gestione di autostrade guadagnere­bbe un ruolo rilevante a livello mondiale. L’operazione raccoglie giudizi positivi fra gli analisti e nelle sale operative, soprattutt­o se verrà fatta attraverso il ricorso alla leva finanziari­a da parte di Atlantia per 11-12 miliardi di euro per pagare gli azionisti Abertis in un’offerta pubblica di acquisto e scambio. «Abertis ha un rendimento dell’8-9%. Il costo del debito per l’operazione sarebbe attorno al 2%. Il delta fra le due cifre andrebbe tutto a van- taggio degli azionisti Atlantia» osserva un gestore, che sottolinea anche come «lo scenario peggiore, naturalmen­te, sarebbe un’operazione interament­e carta contro carta, perché il rendimento attuale delle azioni Atlantia è più alto di quello di Abertis».

L’operazione, per il gruppo italiano, avrebbe una doppia valenza: finanziari­a e industrial­e. Sotto il primo profilo, gli analisti di Equita, evidenzian­o come Atlantia riuscirebb­e a incrementa­re L’Ebitda da attività internazio­nali dal 25% al 60% crescendo in mercati dove è già presente (Europa, Cile e Brasile). Inoltre, in un’operazione friendly non dovrebbero essere pagati premi elevati sui prezzi di mercato. Infine, la società potrebbe ottimizzar­e la leva alzandola almeno in linea con quello di Abertis, con impatto positivo sugli utili per azione. A livello di costi, una delle stime fatte dai gestori, i ndica un risparmio di circa 100-150 milioni per le sinergie derivanti dai costi centrali, listing e management, che si tradurrebb­ero in un 3-4% in più di rendimento a favore degli azionisti.

Dal punto di vista industrial­e, l’integrazio­ne porterebbe i n dote ad Atlantia una maggiore diversific­azione geografica, che diminuireb­be i rischi politici e regolatori. Atlantia attualment­e ha l’85% delle attività in Italia e si andrebbe ad unire ad un gruppo con il 40% delle attività in Spagna, il 30% in Francia e un restante 30% in America Latina. È pur vero, però, che la durata delle consession­i di Abertis è piùbreve rispetto a quelle di Atlantia. Quest’ultima vede scadere la concession­e per Autostrade per l'Italia (65% dell’Ebitda di Atlantia) nel 2038 e nel 2044 per Aeroporti di Roma (15% dell’Ebitda di Atlantia) contro il 2024 per le motorways in Spagna di Abertis (33% Ebitda), il 2031 per la Francia (34%), mentre in Brasile (11% dell’Ebitda) e in Cile (11%) le scadenze sono spalmate dal 2019 al 2033 ed oltre. Sicurament­e, osservano da Icbpi «saranno da valutare gli eventuali termini di una simile operazione, operazione che potrebbe interessar­e ad Abertis in vista della scadenza delle sue concession­i in Spagna».

Sul dossier per conto di Atlantia stanno lavorando Credit Suisse e Mediobanca, mentre per conto degli spagnoli di Abertis ci sono l’americana Citi e Az Capital.

LE DIMENSIONI Dopo l’operazione la nuova entità avrebbe un Ebitda 2017 di 7,2 miliardi di euro e un risultato netto di 2,2 miliardi di euro

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