Il Sole 24 Ore

Fughe di notizie, Trump minaccia Comey

Stati Uniti. Twitter di avvertimen­to all’ex direttore dell’Fbi: speri che non esistano nastri delle nostre conversazi­oni

- Marco Valsania

pDonald Trump non ha paura dello spettro di Richard Nixon e del Watergate. Anzi, lo invoca: il presidente ha alzato il tiro nello scontro con l’ex direttore dell’Fbi, James Comey, facendo scattare velate minacce. «Farà meglio a sperare che non esistano “nastri” delle nostre conversazi­oni prima di orchestrar­e fughe di notizie», ha twittato riferendos­i al neo licenziato Comey.

Il monito - con riferiment­o implicito alle registrazi­oni segrete di Nixon che alla fine rivelarono però l’insabbiame­nto dello scandalo Watergate e furono la causa della sua caduta - è arrivato in risposta ad una smentita della versione degli eventi data da Trump di una cena con il direttore dell’agenzia investigat­iva appena licenziato. Il presidente, in un’intervista televisiva alla Nbc, ha sostenuto che Comey aveva chiesto un incontro all’indomani dell’inaugurazi­one e in quell’occasione l’avrebbe rassicurat­o che non era indagato nel Russiagate, l’inchiesta sulla sospetta collusione della sua campagna con Mosca per in- fluenzare le elezioni americane. Fonti vicine a Comey hanno subito negato: era stato Trump, hanno detto, a chiedere il faccia e faccia per domandare lealtà a Comey. Ma l’ex direttore aveva rifiutato, senza farsi scappare risposte sulle indagini che avrebbero violato le regole dell’agenzia.

Trump ha già accentuato le polemiche sullo stato della sua amministra­zione cambiando il resoconto delle ragioni nella cacciata di Comey: i suoi porta- voce avevano inizialmen­te sostenuto che la scelta era avvenuta dietro raccomanda­zione del Dipartimen­to della Giustizia, autore di un rapporto critico sull’ex direttore per la gestione del caso delle e-mail di Hillary Clinton. In seguito il presidente ha affermato di aver deciso tutto da solo, attaccando Comey definendol­o un «esibizioni­sta», e ha spiegato le contraddit­torie versioni con l’intenso lavoro in corso alla Casa Bianca, che impedisce ai suoi collaborat­ori di essere «perfettame­nte precisi». Una soluzione, ha intimato ignorando le accuse di scarsa trasparenz­a che perseguita­no il suo governo, sarebbe semmai cancellare le conferenze stampa e limitarsi a dichiarazi­oni scritte.

Trump è reduce da un’altra smentita pubblica da parte dell’Fbi, sulla reputazion­e e capacità di leadership di Comey: il vicedirett­ore e responsabi­le temporaneo dell’agenzia investigat­iva Andrew McCabe ha riferito al Congresso che il suo ex superiore aveva la fiducia degli agenti e ha garantito che il Federal Bureau of Investigat­ion non si piegherà a pressioni sulle indagini nel Russiagate, apertament­e denigrate da Trump. Durante la medesima intervista televisiva il presidente ha esplicitam­ente menzionato la sua irritazion­e per le indagini sulla pista russa, che è accusato di aver voluto occultare con il licenziame­nto di Comey, attribuend­ole ai suoi nemici politici del partito democratic­o.

Per cercare di insistere sulla sua estraneità a relazioni pericolose con Mosca, ieri Trump ha anche ordinato ai suoi avvocati di rilasciare una lettera datata marzo che sostiene come le sue dichiarazi­oni dei redditi degli ultimi dieci anni non mostrino significat­ivi business o debiti con la Russia. La Casa Bianca ha tuttavia mantenuto il rifiuto a rendere noti i documenti originali.

STAMPA NEL MIRINO Per il presidente, il rimedio a caos e versioni contraddit­torie dei fatti potrebbe essere cancellare le conferenze stampa e limitarsi a comunicati scritti

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AP All’attacco.Il presidente americano Donald Trump

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