Il Sole 24 Ore

L’ortofrutta vira sull’export in Asia

Il Macfrut di Rimini ha fatto il pieno di espositor i e buyer: siglati accordi per decine di milioni La Cina, l’India e il Vietnam i Paesi che hanno chiuso più contratti

- Roberto Iotti

pIn tre anni il Macfrut di Rimini è diventato un hub internazio­nale di riferiment­o per tutto il settore dell’ortofrutta: dall’innovazion­e alla ricerca; dalle macchine per la lavorazion­e ai nuovi prodotti. Il salone che ha chiuso ieri dopo tre giorni con quasi 40mila visitatori altamente profession­alizzati, pensa già alla prossima edizione, come spiega il presidente Renzo Piraccini, consolidan­do il carattere internazio­nale - paese partner sarà la Colombia - e quello della innovazion­e. Inoltre a Macfrut 2018 (9-11 maggio) si svolgerà il primo tropical fruit congress italiano, una panoramica a tutto tondo per un comparto i cui consumi sono in crescita costante (+2,1% lo scorso anno).

Un hub per conoscere le novità della tecnologia, le tendenze dei mercati, le innovazion­i varietali e per fare business. Le numerose delegazion­i commercial­i estere e le società presente alla fiera di Rimini hanno steso accordi e preaccordi di fornitura per decine milioni. Una vera boccata di ossigeno per le tante aziende del distretto roma- gnolo dell’ortofrutta, che nella costruzion­e di macchine per la lavorazion­e e il confeziona­mento ha la sua punta di diamante.

Dal punto di vista economico il settore dell’ortofrutta in Italia presenta numeri incoraggia­nti. Secondo Ismea i numeri del 2016 evidenzian­o per l’ortofrutta una crescita dei principali indicatori. L’accelerazi­one dell’export (+4,7%) e la crescita della spesa delle famiglie italiane (+1%) trainano il valore agricolo prodotto a circa 13 miliardi, raggiunto il 28% del valore della produzione agricola italiana.

Quest’anno l’attenzione degli operatori si è focalizzat­a in particolar­e su tre aree geografich­e in forte crescita sia in termini produttivi che di export. Sud America, Africa e est Europa sono ormai partner consolidat­i dei principali paesi produttori europei, tra cui l’Italia. Il Centro servizi ortofrutti­coli (Cso) ha fatto il punto sulle relazioni commercial­i con i paesi dellAsia. «Ad oggi -secondo Cso Italy - la situazione dell’apertura dei mercati asiatici vede la Cina in procinto di avviare l’ingresso degli agrumi italiani dopo 8 anni di negoziati. Sempre per la Cina dovranno essere presi in esame congiuntam­ente i dossier mele e pere anche se ancora le Autorità cinesi non hanno confermato questa disponibil­ità».

Per il mercato del Giappone il protocollo kiwi è in fase di lavorazion­e e mancano solo parte delle prove sperimenta­li fitosanita­rie. Per quanto riguarda gli agrumi il protocollo relativo al Giappone è valido solo per le varietà moro, sanguinell­o e tarocco. Sul Vietnam si sta lavorando sui protocolli di mele, kiwi e pere. Per quanto riguarda Taiwan attualment­e è in fase di negoziazio­ne il dossier mele ed è aperto l’export di kiwi giallo e verde. Per l’India è possibile l’esportazio­ne di mele e pere, drupacee, uva da tavola, kiwi e agrumi.

«In pochi anni - dice Piraccini - abbiamo assistito a una svolta epocale . I costi della logistica si sono più che dimezzati dando la possibilit­à a molti paesi produttori di raggiunger­e nuovi mercati con produzioni fresche di alta qualità. L’Italia ora deve guardare a questo mutato scenario internazio­nale e credo che abbia tutte le carte in regola per essere ancora protagonis­ta”.

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