Senza esavalente ancora 38mila bambini
pSarebbero circa 38mila i bambini da mettere in fila per la somministrazione del vaccino esavalente e almeno 85mila per la profilassi su morbillo, parotite e rosolia. Questo lo scenario possibile se con i tempi strettissimi annunciati dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin il Consiglio dei ministri della prossima settimana dovesse varare un decreto che prevede l’introduzione dell’obbligo vaccinale a scuola. Si parla dei bambini di tre anni che dovrebbero accedere alla scuola materna recuperando le vaccinazioni non fatte per scelta dei propri genitori. Due casi teorici, ma indicativi, dal momento che non si sa ancora quale sarà la lista delle vaccinazioni obbligatorie.
Una scelta che ha suscitato molte polemiche, extrema ratio di fronte al calo drammatico delle vaccinazioni. Obbligatorie e non. «Le coperture vaccinali in età pediatrica non sono mai andate così male dal 2000 a oggi», è l’amara considerazione del professore di Igiene dell’Università degli studi di Firenze Paolo Bonanni. Basta guardare gli ultimi dati del 2015 del mini- stero della Salute: «L’esavalente a 24 mesi che fino al 2000-2011 raggiungeva coperture del 96-97% è scesa al 93,5% con un calo di tre punti percentuali . A 36 mesi sono tutte sopra il 95%. Un trend che rispecchia il fenomeno della cosiddetta vaccine hesitancy, un’esitazione dei genitori che aspettano e raccolgono informazioni prima di completare le vaccinazioni».
Il dato più preoccupante riguarda il vaccino per morbillo, parotite e rosolia (Mpr). «Sempre a 24 mesi - continua Bonanni - le vaccinazioni Mpr sono calate in maniera drastica. Fino a 5-6 anni fa la copertura media nazionale arrivava al 90%. Ora siamo all’85,3%. Con cali record del 15% nelle Marche dove i movimenti anti-vaccini sono molto forti. Il risultato è l’arrivo delle epidemie. Di malattie che davamo per scontato fossero scomparse. Se si abbassa la guardia, non si può prevedere quando o dove, ma è certo che si accenderanno nuovi focolai».
Crollo verticale anche per il vaccino contro il papillomavirus (Hpv) che causa il carcinoma della cervice uterina (il secondo tumore più diffuso nelle donne), con circa 3.500 casi e 1.000 decessi ogni anno. «Nelle coorti delle ragazze nate tra il 1997 e il 2001 - continua Bonanni - la copertura media nazionale era del 72%. Ora siamo al 56,3%. Il calo di fiducia è stato netto. Frutto di una disinformazione difficile da contrastare. Per questo bisogna correre ai ripari, altrimenti saremo in pericolo tutti». L’utilità dei vaccini - misurabile in termini di salute - ha anche un impatto positivo sulla spesa sanitaria. Nel 2015 il Ssn ha speso 317,9 mln pari solo all’1,4% della spesa sanitaria totale. «I vaccini pesano poco – spiega il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi - ma rendono molto in termini di risparmi sulle terapie. Sono prodotti che richiedono anni di ricerca e sono sottoposti a una serie di controlli sulla sicurezza che non ha eguali. L’iniziativa del Governo può essere un’occasione per fare finalmente luce senza pregiudizi sul reale valore dei vaccini nella prevenzione. Senza contare che si tratta di un settore ad alto tasso di innovatività che vanta un export di 544 milioni».