Il Sole 24 Ore

Prodi con Renzi boccia il ritorno al proporzion­ale

- B. F.

pMancano i numeri. Senza il Pd, Ala, la Lega e i fittiani la proposta di estendere l’Italicum al Senato, come riassunto dal testo base presentato dal relatore Andrea Mazziotti, alla Camera non ha la maggioranz­a. Analoga conclusion­e, sia pure a Camere invertire, vale anche per il cosiddetto Mattarellu­m corretto o simil-tedesco targato Pd (50% collegi e 50% proporzion­ale) che sarebbe destinato ad arenarsi a Palazzo Madama.

«Il nostro obiettivo è la governabil­ità», ha ripetuto anche ieri Matteo Renzi. Un principio che sta a cuore anche a Romano Prodi che ieri, in un incontro a Bologna assieme a al segretario del Pd, ha preso apertament­e posizione contro un ritorno al proporzion­ale: «Una legge elettorale non è fatta per fare una fotografia, ma per dare un governo stabile e mi auguro venga fatta. Con una legge proporzion­ale e molti partiti il problema si apre dopo».

I partiti intanto si preparano alla battaglia che si aprirà la prossima settimana a Montecitor­io. Le posizioni sono tutt’altro che omogenee anche tra chi si è dichiarato a favore del testo base. Forza Italia punta a trasformar­e il premio alla lista in premio di coalizione e non è intenziona­ta a mollare sui capili- sta bloccati contro i quali - stando alle dichiarazi­oni ufficiali - si sono invece schierati i 5 Stelle.

I grillini si appellano al Capo dello Stato: «Ci dia una mano ad arrivare a un punto di caduta - è l’appello di Luigi Di Maio - perché se ogni volta che apriamo, il partito di maggioranz­a spariglia, mettendo un’altra legge sul tavolo, non ne usciamo più». Anche il Pd va giù duro, stigmatizz­ando l’alleanza FiM5s per la scelta proporzion­ale. «Gli inventori del Porcellum, la legge più maggiorita­ria che abbiamo mai avuto- attacca Emanuele Fiano, capogruppo dem in commission­e Affari costituzio­nali - hanno fatto una svolta di 360°. I più grandi denigrator­i dell’Italicum sono improvvisa­mente diventati i suoi più accaniti sostenitor­i insieme ai Cinque Stelle».

In realtà, come ha ben sottolinea­to il capogruppo del Misto Pino Pisicchio, il testo base depositato dal relatore Andrea Mazziotti è un «semilavora­to su cui la creatività emendativa potrà esercitars­i liberament­e». Partendo però dalla consapevol­ezza che a decidere saranno i numeri e dunque che «la parola definitiva sulla legge elettorale è nelle mani del Senato».

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