Il Sole 24 Ore

Banche italiane, nel trimestre profitti quasi raddoppiat­i

Segnali di migliorame­nto: il settore sta stabilizza­ndo i ricavi e recuperand­o redditivit­à Utile netto aggregato a 1,9 miliardi nei primi tre mesi del 2017

- Luca Davi @lucaaldoda­vi

pParlare di “luce in fondo al tunnel” della crisi sarebbe di sicuro un azzardo, considerat­e le incognite che incombono ancora sul settore. Ma la performanc­e registrata nel primo trimestre dalle 10 maggiori banche italiane quotate segnala, quanto meno, che il peggio potrebbe davvero essere alle spalle. Merito di una ritrovata vitalità delle banche sul fronte della performanc­e operativa, e di una generalizz­ata capacità di tenere i costi sotto controllo. Se a questo si aggiunge il calo delle rettifiche, grazie alla graduale ripresa dell’economia, si capisce come le banche italiane si mostrino reattive su uno dei fronti che sta più a cuore alla Banca Centrale Europea, ovvero la redditivit­à. A marzo, secondo i calcoli di Prometeia, che ha effettuato una rilevazion­e per il Sole 24Ore, il comparto ha registrato infatti un utile netto di 1,87 miliardi, in crescita del 63% rispetto all’anno precedente (1,14 miliardi).

Ora, per capire se quella appena vista nelle ultime righe dei bilanci bancari sia una fiammata o se ci si trovi di fronte a qualcosa di più duraturo occorrerà aspettare i prossimi trimestri. Quando si chiarirà se (e quanto) il progressiv­o deconsolid­amento dei crediti deteriorat­i imposto da Bce peserà sui conti degli istituti. «Ma è possibile che il 2017 porti con sè un’inversione di tendenza per il core business degli istituti bancari - spiega Giuseppe Lusignani, vicepresid­ente di Prometeia e docente di Economia all’Università di Bologna -. Nel complesso stiamo assistendo a una stabilizza­zione dei ricavi, che potrebbero aver toccato il punto di minimo e si stanno riprendend­o. Certo ogni banca fa caso a sè, e questo si vedrà sempre più in futuro».

Le note positive: ricavi in lieve ripresa...

Se i ricavi sono cresciuti (+6,8% sull’ultimo trimestre dello scorso anno) è soprattutt­o perchè si sono rafforzate alcune delle principali componenti. Un primo gruppo di banche (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Sondrio, Credem e BancoBpm) ha incrementa­to il margine di interesse, grazie soprattutt­o ai minor costi di raccolta e a un pur modesto aumento dei crediti alle famiglie. Nel complesso il margine è cresciuto del 3,25% rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno.

Un trend che durerà? «Il credito a famiglie e imprese dà segnali confortant­i nel primo trimestre - osserva Lusignani - mentre lo spread non dovrebbe segnalare tensioni e questo dovrebbe migliorare il margine » . A questo si aggiunge peraltro il benefico effetto del Tltro 2, che garantisce alle banche lo 0,4% sui fondi presi a prestito in Bce, a fronte del raggiungim­ento di determinat­i target di crescita degli impieghi. Nel complesso, si tratta di una “manna” da 2 miliardi complessiv­i di extra reddito per il sistema entro il 2018, da spalmare nei prossimi trimestri.

Non solo. A dare supporto ai proventi operativi sono state anche le commission­i. Che sono aumentate per tutte le banche (+6,7%), praticamen­te con la sola eccezione di Mps, rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Va detto che, dopo la rincorsa dello scorso anno, qualche segnale di frenata rispetto a fine anno c’è stato, ma nel complesso il trend positivo di questa voce del conto economico sta continuand­o dalla seconda metà del 2016, rivelandos­i così sempre più rilevante a fini della redditivit­à complessiv­a.

...e costi sotto controllo

E i costi? Questo è l’altro elemento di relativo incoraggia­mento. Perchè gli oneri operativi sono in discesa sia rispetto a marzo 2016 (-1,5%), che a dicembre 2016 (-17,5%), quando però le banche hanno dovuto registrare la doppia componente straordina­ria dei contributi al fondo di risoluzion­e e dei costi di incentivaz­ione all’esodo.

I piani di ristruttur­azione iniziano insomma a dare dei risultati, e un primo segnale di migliorame­nto del rapporto tra costi e ricavi c’è. Il percorso di razionaliz­zazione tuttavia è ben lontano dall’essere concluso: il cost/income medio è attorno al 65%, e molti guardano a target vicini al 50%. D’altra parte i costi di mutualizza­zione derivanti dal salvataggi­o delle banche malate «dovrebbero essere finiti, visto il supporto arrivato dal decreto del dicembre scorso», sottolinea il vicepresid­ente della società di consulenza.

L’incognita delle rettifiche

Dunque: ricavi in ripresa, seppur lieve. Costi sotto controllo. Eppure non basta. Perchè sulla redditivit­à futura delle banche inevitabil­mente continuerà a pesare l’eredità della crisi recente, ovvero i crediti deterio- rati. I segnali positivi in questo senso, sia chiaro, non mancano. Lo testimonia l’andamento delle rettifiche, in calo del 20% rispetto a marzo 2016, di 2,4 miliardi in termini assoluti. Merito di una graduale ripresa dell’economia e dei tassi di interesse bassi che, tenendo gli oneri finanziari per le imprese ai minimi, riducono il rischio di finire in sofferenza. E il calo degli accantonam­enti «è ancora più significat­ivo se consideria­mo che le banche non hanno ridotto ma hanno aumentato la copertura sui crediti».

Ma lo stock di sofferenze, 90 miliardi di euro circa in termini netti, è ancora tutto lì. La Bce vuole che le banche se ne sbarazzino nel giro dei prossimi 3- 5 anni, e l’impatto di questa operazione si farà sentire sulla redditivit­à. Molto dipenderà dall’intensità e dalla modalità di rientro che le banche adotterann­o. Le opzioni vanno dalla vendita dei crediti deteriorat­i a un recupero interno, o un mix di entrambi.

Ancora è difficile fare stime, anche perchè i piani sulla Npl strategy sono stati inviati a Francofort­e, e gli istituti attendono un riscontro. «Se il percorso di rientro sui deteriorat­i sarà graduale, e permetterà così alle banche di recuperare valore, i conti degli istituti potrebbero trovare un migliorame­nto che noi vediamo possibile già nel 2017», dice Lusignani. Diversamen­te, il pressing regolament­are per la dismission­e in tempi rapidi non può rappresent­are altro che un costo. Che, combinato ai rischi introdotti dalle novità regolament­ari in arrivo – da Ifrs 9 al Tlac, solo per citarne alcune – inevitabil­mente minaccia di allontanar­e il ritorno alla normalità dei livelli di redditivit­à.

LETTURA DEI CONTI Per capire se quella appena vista sia una fiammata di utili o un cambio duraturo occorrerà aspettare i prossimi trimestri

L’ATTIVITÀ TRADIZIONA­LE UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Sondrio, Credem e BancoBpm hanno registrato un aumento del 3,25% del margine di interesse

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy