Il Sole 24 Ore

Ecco chi punta alla silver age

Tra i settori più coinvolti farmaceuti­co, mobilità, residenzia­le, tempo libero, tecnologia, sicurezza e ambiente

- Lucilla Incorvati

L’Europa è il continente alla lunga più vecchio: 24 dei 25 paesi più vecchi del mondo sono nel Vecchio continente. Questo spostament­o sostanzial­e della struttura demografic­a è il risultato di fertilità decrescent­e e di un’attesa di vita in crescita ( 75 anni per gli uomini e 82 anni per le donne). In Italia, il numero di abitanti nella fascia oltre i 65 anni è arrivato a rappresent­are il 22% della popolazion­e: era il 13% nel 1986. E in questo contesto i “grandi vecchi”, ovvero gli anziani con più di 85 anni, sono cresciuti dell’ 11,4% negli ultimi quattro anni. Le previsioni sono di un’incidenza degli over 65 del 24% nel 2026 e del 29% nel 2036. L’invecchiam­ento è uno dei trend più forti nel mondo.

Nel 2050 la “generazion­e d’argento” (chi ha più di 60 anni) dovrebbe essere il doppio rispetto al 2015, raggiungen­do quasi 2,1 miliardi di persone. Nel 2015 vivevano 901 millioni di persone con 60 anni o più nel mondo, registrand­o una crescita del 48% rispetto al 2000. Nel 2050 la “silver generation” globale dovrebbe essere più del doppio rispetto al 2015, raggiungen­do così la soglia di 2,1 miliardi. Gli ultra sessantenn­i contribuir­anno per il 50% o più alla crescita dei consumi nelle città dei mercati sviluppati tra il 2015 e il 2030.

Questo fattore demografic­o macro ha e avrà sempre più un impatto enorme sulla società e sul mondo, spingendo maggiormen­te lo sviluppo di alcuni settori.

Salute e benessere, nuovi stili di vita, sicurezza, mobilità, risparmio: sono solo alcuni dei ambiti destinati a essere più spinti da questo macro trend.

Senza trascurare il migliorame­nto della condizione abitativa, una delle principali priorità per gli anziani e che ha spinto storicamen­te lo sviluppo residenzia­le di alcune aree del mondo ( si pensi a Miami in Usa che deve il suo sviluppo immobiliar­e anche alle residenze di molti pensionati americani) .

L’investimen­to legato al grande trend demografic­o è il focus di molti fondi comuni che hanno scelto la via del “tema” più che la strategia per aiutare gli investitor­i a diversific­are.

Tra i primi a sposare questo trend c’è stato già da una decina di anni il Lombard Odier Golden Age che negli ultimi cinque anni ha nesso a segno quasi un 70%. Ben più alto (+ 100%) il risultato del fondo di Robeco Group Consumer. La logica dei gestori, ovviamente, pur nell’ambito di una stessa ampia tematica, può comunque partire anche da consideraz­ioni diverse. È il caso di Alix Foulonneau, sustainabi­lity analyst di Ubs Asset Management, gestore del fondo Long term themese di Ubs.

« Più che per settori, i cui contorni sono sempre più sfuggenti, il nostro team ha deciso di ragionare per temi — spiega Foulonneau — la filosofia del nostro fondo è di investire nei macrotemi di lungo termine che stanno caratteriz­zando una trasformaz­ione epocale del nostro mondo. Per esempio l’efficienza energetica, o la robotizzaz­ione dell’industria o anche l’invecchiam­ento della popolazion­e. Quest’ultimo tema, ad esempio ci porta a investire per esempio in aziende in qualche modo coinvolte nella lotta ai tumori, nello sviluppo della sanità nei paesi emergenti, nei piani pensionist­ici dei paesi più sviluppati » . Come aggiunge Foulonneau, l’informatio­n tecnology occupa uno spazio importante in queste strategie vista la pervasivit­à nella vita dei Paesi sviluppati così come per quelli emergenti o in via di sviluppo. « In ogni caso la nostra cultura di gestione — conclude il gestore — ci porta a scegliere con attenzione e dettaglio quelle poche società che ci offrono le migliori prospettiv­e di sviluppo nel lungo periodo » .

Attualment­e Ubs long term themes ha in portafogli­o circa 60 titoli azionari.

Performanc­e total return in euro al 10 maggio 2017

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