Antitrust, 600 milioni di risparmi per i cittadini
La relazione al Parlamento: la legge sulla concorrenza va approvata subito ma non basta
Così come è stata trasformata dopo uno stillicidio parlamentare durato oltre due anni, la legge annuale per la concorrenza non funziona. A sancirlo, nella sua Relazione annuale, è direttamente l’Antitrust, che ne sollecita comunque «l’approvazione in tempi brevi» in considerazione del «suo importante valore simbolico». La Relazione, trasmessa al Parlamento il 18 aprile, accompagnerà l’intervento che il presidente Giovanni Pitruzzella svolgerà alla Camera martedì. Il testo va però oltre il tradizionale assetto dei mercati e sottolinea la necessità di prevedere forme di regolamentazione leggera della «sharing economy» per non bloccare sul nascere le nuove piattaforme digitali.
Nel consuntivo c’è spazio anche per una stima dell’impatto dell’attività istruttoria dell’Authority che avrebbe portato ai consumatori benefici per 600 milioni.
La legge annuale
L’Antitrust parte da una panoramica delle ultime riforme. Ci sono provvedimenti approvati ma con «criticità» da correggere, come il Codice degli appalti e il Testo unico sulle società partecipate. E ce ne sono altri che non hanno ancora visto la luce: il decreto legislativo sui servizi pubblici locali, materia abbandonata dopo la sentenza della Corte costituzionale del novembre scorso ma sulla quale è «necessario che Governo e Parlamento intervengano di nuovo», e la legge per la concorrenza (la prima da quando, nel 2009, fu introdotto un obbligo annuale). Il Ddl originario, secondo l’Antitrust, è stato via via infarcito di «disposizioni che trattano temi eterogenei di non immediata rilevanza concorrenziale». Ci sono misure che meritano giudizi positivi - nei capitoli su energia, Rc auto, Poste e tlc, banche, professioni, farmacie - ma «il provvedimento non affronta diverse problematiche segnalate dall’Autorità» nella sua segnalazione. Ad esempio la ridefinizione del servizio universale postale; l’eliminazione del- l’esclusiva, in capo agli avvocati, dell’attività extra-giudiziale; l’abrogazione degli obblighi asimmetrici per i nuovi entranti nella gestione dei carburanti; una maggiore apertura per la vendita di quotidiani e periodici. Da una visione di insieme, incalza il garante, la legge raccoglie tante norme «che non sembrano presentare una stretta connessione con il tema della libera concorrenza», un provvedimento di «ri-regolazione» più che di spinta alla competizione. Ciò non toglie, è la conclusione, l’importanza di salvare la legge per dare un segnale, dimostrando di voler proseguire lungo la strada dell’apertura dei mercati.
Sharing economy
Si ripercorrono alcune recenti segnalazioni, come quella sul noleggio con conducente: serve maggiore flessibilità operativa per le licenze di taxi ma al tempo stesso vanno eliminate le disposizioni che limitano su base territoriale l’attività degli Ncc. L’invito a facilitare lo sviluppo di piattaforme come Uber black e Mytaxi è solo una parte del tutto, perché la Relazione del garante si sofferma poi ampiamente, e al di là dei settori, sulla sharing economy. La proposta di legge sulle piattaforme digitali di condivisione, all’esame della Camera, a giudizio dell’Antitrust dovrà tener conto della necessità di non «impedire o ostacolare lo sviluppo di queste nuove forme di mercato». Dove non ci sono ostacoli regolamentari o normativi, si suggerisce «di non intervenire in via regolatoria». E, dove necessario, potrebbe bastare una regolazione minima, leggera, ispirata al «principio di proporzionalità, adeguatamente giustificata da motivi di interesse generale». L’Autorità boccia l’idea di autorizzazioni preventive o di obblighi di registrazione in Italia da parte delle piattaforme informatiche e suggerisce di inserire nella legge dei codici di autoregolamentazione da parte delle aziende.
Il bilancio dell’attività
Nel 2016, per la promozione della concorrenza sono arrivati 93 interventi tra segnalazioni e pareri. Per la «tutela» sono state concluse 15 istruttorie più (per la prima volta) una per un caso di ritardo dei pagamenti. Le sanzioni, per 246 milioni, sono aumentate del 6% rispetto al 2015. L’Antitrust stima anche l’impatto dell’attività di enforcement in termini di benefici sui consumatori: poco meno di 600 milioni, 500 ottenuti grazie al contrasto delle intese, il resto contro abusi di posizione dominante e concentrazioni. Sul fronte della tutela dei consumatori, invece, tra pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette il bilancio segnala 112 procedimenti e sanzioni per 53 milioni (+ 62%). Cresciuta anche l’attività per l’attribuzione alle imprese del rating di legalità: 2.077 richieste esaminate (+48%) e 1.635 attestati a nuove aziende.