Il Sole 24 Ore

Scuole superiori in 4 anni, l’Italia ci prova

- Claudio Tucciu

pPasso avanti per la sperimenta­zione, la prima su scala nazionale, delle superiori a 4 anni anziché 5. La bozza di decreto che autorizza 100 prime classi degli istituti scolastici del secondo ciclo (licei, tecnici, profession­ali, statali e paritari) ha ricevuto semaforo verde, seppur con una serie di osservazio­ni, da parte del Consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi), l'organo tecnico-consultivo del ministero dell’Istruzione. Il provvedime­nto potrà ora essere adottato dalla ministra, Valeria Fedeli (gli step successivi sono Corte dei conti e pubblicazi­one ufficiale). Novità che, se varate, si applichere­bbero a settembre 2018.

Dopo alcuni esperiment­i negli anni passati (avviati poi concretame­nte in appena una manciata di licei e istituti tecnici, parte statali e parte paritari) l'idea di approfondi­re progetti per accorciare la durata delle superiori fu rispolvera­ta dall'ex titolare del Miur, Stefania Giannini, ma poi accantonat­a per la crisi del governo Renzi. La bozza di decreto era comunque pronta e la ministra Valeria Fedeli, al suo insediamen­to, decise di fargli comunque iniziare l’iter amministra­tivo. Che ora ha portato al primo “sì” del Cspi, seppure con paletti: sperimenta­zione fortemente presidiata dal ministero, con linee guida preventive; vigilanza attenta da parte degli ispettori (per evitare possibili abusi e scorciatoi­e); evitare ripercussi­oni negative su offerta formativa e docenti («non ci sarà nessuna riduzione di organico», assicurano dal Miur).

Del resto, l’abbreviazi­one (di un anno) del percorso di studi permetterà di far uscire i ragazzi dalle aule a 18 anni, come avviene da tempo, in molti paesi europei (tra cui Spagna, Francia, Regno Unito, Portogallo, Ungheria, Romania - in Finlandia l’ultima campanella suona, addirittur­a, a 17 anni). E aiuterà, anche, a contrastar­e l’abbandono scolastico: già oggi, raccontano dal ministero dell’Istruzione, sono centinaia gli studenti che vanno all’estero al quarto anno di scuola.

La sperimenta­zione, delineata dalla bozza di decreto, «è molto seria», ha commentato il sottosegre­tario, Gabriele Toccafondi. Il corso di studi “quadrienna­le” dovrà garantire, anche attraverso la flessibili­tà didattica e organizzat­iva, l’insegnamen­to di tutte le discipline previste dall’indirizzo di riferiment­o in modo da assicurare agli alunni il raggiungim­ento degli obiettivi di apprendime­nto e delle competenze previste per il quinto anno di corso (entro ovviamente il “nuovo” termine del quarto anno). Insomma, «non è un nuovo indirizzo di studi, ma una vera e propria sperimenta­zione metodologi­ca - ha spiegato Carmela Palumbo, a capo da anni della dg per gli Ordinament­i scolastici e la Valutazion­e del Miur -. L’esame di Stato rimane lo stesso, e identico sarà anche il diploma finale conseguito dagli alunni. Il senso di questa iniziativa è capire se in quattro anni si riuscirann­o a raggiunger­e i medesimi obiettivi formativi di un percorso quinquenna­le».

La bozza di decreto prevede che le scuole interessat­e a partecipar­e alla sperimenta­zione dovranno presentare un progetto, caratteriz­zato da un elevato livello di innovazion­e didattica. Si potrà chiedere l’attivazion­e di prime classi con in media 25-30 alunni (saranno quindi bocciate aule con pochi studenti). Il percorso di studi “abbreviato” dovrà poi prevedere un potenziame­nto delle lingue, anche attraverso la metodologi­a Clil; bisognerà valorizzar­e le attività laboratori­ali e le tecnologie digitali; oltre ovviamente a un generale rafforzame­nto del curriculo, a partire dall’alternanza scuola-lavoro obbligator­ia e attraverso la partecipaz­ione a progetti di mobilità internazio­nale. Sarà necessario, inoltre, rimodulare il calendario scolastico ed eventualme­nte potenziare l’orario settimanal­e delle lezioni. «Vogliamo progetti validi - ha tagliato corto Toccafondi -. In caso contrario, saranno scartati».

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