Più motivati, meno assenze
In Intesa Sanpaolo lo smart working è entrato dalla porta della governance dove degli oltre 8mila collaboratori lo fanno in 7mila. L’ingresso è avvenuto con un accordo sindacale nel 2014. Il taglio di regolazione scelto è stato molto flessibile e di estrema adattabilità. Sul raccordo di alcuni termini alla normativa nazionale il gruppo avvierà una verifica. Di sperimentazione in sperimentazione è stato esteso anche alle filiali dove «c’era il vincolo più grosso – spiega Patrizia Ordasso, responsabile relazioni industriali -. Siamo partiti con un progetto su un centinaio di persone e con la consapevolezza che bisognava trovare una soluzione perché tutti i lavoratori, compresi i cassieri, potessero fare lo smart working». Come, visto che le operazioni di cassa, per esempio, non si possono fare da casa? Dati gli obblighi di legge sulla formazione, «la abbiamo riprogettata in modo da farla con progetti fruibili a distanza – continua Ordasso -. Tra febbraio e marzo abbiamo assegnato mille tablet ai lavoratori delle filiali per sperimentare lo smart learning. Entro fine anno abbiamo in programma di assegnare 19mila tablet per fare sì che tutti i gestori della rete filiali possano fare la formazione in smart learning». Da qualunque lato si guardi la valutazione dello strumento è positiva. «Sta cambiando l’approccio al lavoro e l’effetto è un aumento della motivazione – dice Ordasso –. Nel perimetro di persone interessate c’è stato anche un calo delle assenze del 25%».