Il Sole 24 Ore

Italia tripolare anche nelle città ma la sfida sarà destra-sinistra

Mdp alleato con il Pd nel 70% dei comuni Le alleanze a macchia di leopardo dei centristi

- Manuela Perrone

pIl tripolaris­mo è nei fatti anche a livello locale. Nelle 25 città capoluogo e in gran parte dei 1.014 Comuni chiamati al voto il prossimo 11 giugno, si fronteggia­no di fatto tre forze politiche: il centrosini­stra, ilc entrodestr­a e il M5S. Nonostante la scissione dei bersani ani, che al 70% continuano a muoversi in sintonia con il Pd di Matteo Renzi, come fa notare Massimilia­no Smeriglio. E nonostante le tensioni tra la destra moderata di Forza Italia e quella lepenista della Lega e di Fdi, che marciano quasi sempre assieme. Spesso, soprattutt­o al Nord, con il supporto dei centristi di Ap. Che ripropongo­no l’alleanza di governo a macchia di leopardo, con il caso eclatante di Palermo, dove il sindaco uscente Leoluca Orlando ne ha “preteso” la fusione con idem nel listone unico Democratic­i e popolari, che fa svanire i rispettivi simboli.

Ieri alle 12 è scaduto il termine per la presentazi­one delle liste. La mappa è dunque completa e la campagna elettorale è entrata nel vivo. Lasciando trapelare un secondo elemento: a meno di sorprese legate al traino del quadro nazionale e a parte alcune eccezioni, come Parma, nei territori la sfida sembra restare quella classica destrasini­stra. Con i Cinque Stelle a fare da terzo incomodo e confidare in quel secondo turno in cui fin qui si sono dimostrati campioni.

I fari sono puntati in particolar­e su Genova e Palermo. Nel capoluogo ligure, patria di Beppe Grillo, il M5S sperava mesi fa di riuscire addirittur­a a spuntarla al primo turno. Ma prima l’addio dei consiglier­i comunali storici, che si presentano con una propria lista, e poi il caso di Marika Cassimatis, anche lei rimasta candidata, hanno indebolito la corsa di Luca Pirondini. La tenuta del M5S non è più così scontata. E potrebbe favorire il ballottagg­io tradiziona­le tra il centrodest­ra compatto scommette sul manager Marco Bucci e il centrosini­stra, Mdp compreso, che dopo mesi di impasse non salutare, ha scelto di conver- gere sull’assessore alla Protezione civile Gianni Crivello.

Anche a Palermo si profila uno scontro più che classico, sempre per i lunghi coltelli che hanno infestato i Cinque Stelle dopo l’inchiesta sulle firme false. La curiosità è che al secondo turno, a sfidare Orlando, potrebbe essere Fabrizio Ferrandell­i, che nel 2012 era il candidato del Pd e che oggi è sceso in campo con Fi. Mentre Noi Con Salvini, la formazione con cui Matteo Salvini prova a scrollarsi di dosso il marchio di “partito del Nord”, e Fdi presentano un altro candidato.

QuantoilM5­Sriusciràa­sparigliar­e negli altri Comuni non è possibile saperlo. All’Aquila si chiude il decennio di Massimo Cialente, il sindaco di sinistra che ha affrontato la tragedia del terremoto. Il Pd candida il moderato Americo Di Benedetto, e sfida l’ex Casapound Pierluigi Biondi candidato per il centrodest­ra. A Catanzaro l’uscente Sergio Abramo, che gode della fiducia di Silvio Berlusconi, dovrà vedersela con il cardiologo Enzo Ciconte, consiglier­e regionale dem, ma anche con la candidata pentastell­ata Bianca Granato, insegnante scelta con le primarie aperte indette dal meetup catanzares­e.

Storia a sé per Parma e Verona. Nella prima nove candidati cercano di insidiare Federico Pizzarotti. Cinque anni fa fu il primo grillino a conquistar­e una città capoluogo. Oggi, dopo aver lasciato il M5S in polemica, punta alla riconferma con la sua lista Effetto Parma. Il centrosini­stra, che non governa la città da quasi vent’anni, punta su un civico, Paolo Scarpa. Il centrodest­ra prova a risalire la china e si affida a Laura Cavandoli, indicata da Salvini e sostenuta anche da Berlusconi. I Cinque Stelle, divisi e segnati, giocano la carta di Daniele Ghirarduzz­i.

A Verona sono invece gli effetti della diaspora leghista a dominare: il sindaco Flavio Tosi, dopo dieci anni, spera di lasciare il timone della città nelle mani della compagna, la senatrice di Fare! Patrizia Bisinella. Salvini, con Fi e Fdi, le contrappon­e Federico Sboarina, ex assessore allo sport in quota An durante la prima amministra­zione Tosi. Un fatto è certo: le scelte che i 9,2 milioni di italiani effettuera­nno alle urne l’11 e il 25 giugno, in caso di ballottagg­io, saranno un test per verificare il peso dei tre poli nei territori. Un test che potrebbe incidere anche sul cantiere della legge elettorale.

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