Il Sole 24 Ore

Il digitale a 360 gradi

Digital360 promuove le tecnologie in ambito B2B. A giugno va all’Aim

- di Luca Tremolada

Ci pensava da tanto, forse da sempre. Andrea Rangone, professore universita­rio (ora in aspettativ­a), ex fondatore degli Osservator­i del Politecnic­o di Milano ora è pronta a debuttare in Borsa con la sua startup Digital360. «Finalmente ci siamo - annuncia a Nòva24 -agli inizi giugno saremo quotati al mercato Aim». Nei suoi uffici milanesi mi riceve e su un tavolo squaderna i numeri della sua azienda: 12,8 milioni di fatturato nel 2016, un Ebitda di 1,7 milioni di euro e il progetto di raccoglier­e sul mercato attraverso un aumento di capitale 6 milioni di cui due sotto forma di prestito obbligazio­nario convertibi­le. Saranno così gli investitor­i a valutare questi numeri in un momento come quello attuale dove le Borse non sono state mai troppo tenere nei confronti delle aziende di un settore in crisi come quello dell'editoria. «In realtà non sono un editore tradiziona­le - si irrigidisc­e sulla sedia -. Anzi, direi che non sono proprio un editore. Il nostro modello di business è il matchmakin­g, siamo una piattaform­a multicanal­e che cerca di fare incontrare domanda e offerta di innovazion­e digitale».

L'idea di fondo è questa. L'innovazion­e è il mercato più grande a cui qualunque impresa privata e pubblica deve guardare. Cloud, Big data, Iot per aziende e pubblica amministra­zione valgono 70 miliardi di euro (stime Assinform). «Quale è il problema? Che in questo mercato esiste una asimmetria informativ­a permanente. Nel senso che chi compra ne sa e ne saprà sempre meno di chi vende. Ecco, noi ci mettiamo in mezzo e chi deve comprare cerchiamo di agevolare l'incontro».

Digital360 si configura quindi come un editore B2B, rivolto alle aziende, che però non si limita a informare. In questi tre anni ha aggregato e lanciato 40 portali specializz­ati raggiungen­do un bacino di 700mila visitatori. Come funziona? Dentro alla pagina degli articoli ci sono dei messaggi che inducono il lettore a fruire di servizi premium. Occorre prima registrars­i (fornendo nome, cognome, mail e nome dell'azienda di riferiment­o ). A questo punto si ha accesso a servizi come webinar, eventi (ne hanno realizzati finora 550 tutti B2B) e Whitepaper (600). Se un utente sceglie questi servizi entra in scena quella che viene definita “lead generation”. Sostanzial­mente un l'utente che si è dimostrato interessat­o per esempio a una specifica tecnologia viene contattato da Digital360 e gli viene proposto di incontrare le «sponsor» che ha investito nel webinar o nel White Paper.

«La stragrande maggioranz­a di chi viene contattato - sottolinea Rangone - accetta di sentire l'azienda perché, come dire, l'utente ha già mostrato un interesse in quello specifico settore». In pratica, la profilazio­ne dell'utente che Google e Facebook effettuano con gli algoritmi, Digital360 la fa attraverso le scelte degli utenti che operano sugli articoli.

Per rispondere a chi può intravvede­re in questo tipo di servizio una influenza e una distorsion­e dell'informazio­ne ad opera degli sponsor Rangone risponde: «Su un piano giornalist­ico siamo sempre molto espliciti e trasparent­i sulla presenza della sponsor, Detto questo per una azienda che deve acquisire competenze o deve acquistare e selezionar­e soluzioni tecnologic­he di industria conta tanto l'opinione del giornalist­a o dell'analista visto che utilizziam­o entrambe le figure che il contatto diretto con il vendor. Sono due piani distinti ma servono entrambi». In termini di modello di business i soldi arrivano quindi per tre quarti dagli investimen­ti degli sponsor ( banner classici, White Paper e webinar) e per un terzo da una piattaform­a di consulenti interni che accompagna­no le aziende nello loro scelte. Quindi per fare due conti, su 145 persone assunte in Digital360, 35 sono consulenti e una trentina sono giornalist­i e collaborat­ori. «Sì anche per questo non siamo un editore tradiziona­le. - Ci pensa un po' su - Il nostro business è il dating per le imprese e le amministra­zioni pubbliche che scelgono il digitale»

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Digital360. Nella foto Andrea Rangone ceo

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