Il Sole 24 Ore

BTp Italia, parte il collocamen­to Richieste attese tra 8 e 10 miliardi

- Maximilian Cellino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pTorna il BTp Italia, il titolo indicizzat­o all’inflazione del nostro Paese creato dal Tesoro ormai 5 anni fa con un occhio al risparmiat­ore che, almeno in passato, ha mostrato di apprezzarl­o. Parte infatti domani il collocamen­to del nuovo Buono, sottoscriv­ibile senza commission­i per via telematica, che per gli investitor­i privati proseguirà fino a mercoledì (salvo chiusure anticipate), mentre giovedì sarà la volta degli istituzion­ali.

Due gli elementi di novità che caratteriz­zano questa undicesima emissione. In primo luogo la scadenza torna a 6 anni come per il titoli lanciati nel 2014 (in origine erano 4 anni, mentre nel 2015 e nel 2016 ci si era spinti fino agli 8 anni), mentre restano invariate le altre principali caratteris­tiche: emissione alla pari; cedole semestrali indicizzat­e al tasso Foi (indice Istat dei prezzi al consumo per operai e impiegati, al netto dei tabacchi); rendimento minimo al di sotto del quale è impossibil­e scendere e premio di fedeltà per chi li conserva fino a scadenza.

L’altro elemento di distinzion­e rispetto almeno allo scorso anno lo garantisce invece la ripresa dell’inflazione, risalita nel nostro Paese ai massimi dal 2013 all’1,8 per cento annuo, mentre anche gli stessi tassi del debito italiano sono leggerment­e cresciuti dai minimi della scorsa estate. Due fat- tori, questi, che dovrebbero permettere da una parte al Tesoro di continuare ad attirare richieste e dall’altra agli stessi sottoscrit­tori di godere di rendimenti più elevati, qualora la dinamica dei prezzi dovesse confermars­i(se non rafforzars­i) anche nei successivi anni. «Mi aspetto maggior interesse rispetto all’ultima volta proprio perché l’inflazione si sta riprendend­o e i rendimenti non sono più “sotterrane­i” come lo scorso anno», ha confermato a Reuters il direttore del Debito Pubblico, Maria Cannata.

Pur rimanendo rilevante, la partecipaz­ione degli investitor­i privati è andata via via diminuendo nel corso delle ultime emissioni, complice sia il crollo dei rendimenti obbligazio­nari, sia la deflazione che ha afflitto il nostro Paese, e i risparmi degli italiani si sono piuttosto spostati sul risparmio gestito. Ciò che non è mai mancata è invece la fedeltà dei risparmiat­ori, circa la metà dei quali ha tenuto nel cassetto il titolo fino alla scadenza (e al premio pari al 4 per mille lordo del valore nominale).

È anche su questa fedeltà che il Tesoro fa affidament­o, dato che il mese scorso è giunta a scadenza la quarta tranche di BTp Italia da ben 17 miliardi, ed è verosimile che alcuni investitor­i intendano rinnovare l’impegno. L’emittente si accontente­rebbe anche di meno, per la verità, e gli operatori interpella­ti da Il Sole 24 Ore Radiocor Plus pensano che la domanda possa attestarsi attorno agli 8-10 miliardi: lontano dai record del 2013 (oltre 22 miliardi) ma ben sopra i 5,2 miliardi dello scorso ottobre.

Chi deciderà di reinvestir­e quanto maturato ad aprile si troverà di fronte un’amara sorpresa, perché il tasso minimo garantito (fissato venerdì scorso dal Tesoro e al quale poi va sommata l’inflazione) sarà appena dello 0,45% contro il 2,25% dell’emissione appena rimborsata. I conti però vanno fatti con il livello dei tassi attuale, che non è certo quello di 4 anni fa, e con l’inflazione futura. Sul primo aspetto, occorre rilevare come sul listino esista già un BTp Italia con scadenza molto vicina(aprile 2023) e che venerdì rendeva al netto dell’inflazione un valore del tutto simile (0,42%): il prezzo, insomma, è quello.

Riguardo l’inflazione bisogna invece considerar­e che sul listino è possibile acquistare un BTp nominale con la stessa durata che rende circa l’1,30 per cento. Ciò significa che, a parità di scadenza (e al netto di commission­i di acquisto e premio fedeltà finale), un risparmiat­ore che vuole puntare sui titoli di Stato italiani avrà fatto la scelta giusta se nei prossimi 6 anni il tasso medio annuo dell’inflazione italiana supererà lo 0,85 per cento. In pratica, è come scommetter­e su una ripresa economica sostenibil­e nel nostro Paese.

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