Il Sole 24 Ore

«Borse europee, prospettiv­e migliori che a Wall Street»

- Isabella Bufacchi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pLe società quotate europee avranno utili solidi e in crescita e il gap dei profitti con le aziende Usa, che è stato molto ampio per svariati anni, si restringer­à: le società europee possono fare meglio di quelle Usa. È quanto sostiene Andrew Milligan, head of global strategy di Standard Life Investment­s. «Siamo sovrappesa­ti sull’azionario europeo, la crescita europea all’1,5-2 è sostenibil­e, i dati macroecono­mici sono buoni e il contesto internazio­nale è favorevole». Meno ottimismo per l’obbligazio­nario. «Non è lo stesso per i bond e i titoli di Stato europei, l’incertezza non consente di prendere posizioni di lungo respiro ma operazioni tattiche a breve. I rendimenti e tassi negativi in Europa e Giappone sono un grave problema, hanno provocato distorsion­i, tengono bassi anche i rendimenti dei Treasuries. I tassi negativi scoraggian­o gli investimen­ti e i consumi perché preoccupan­o imprese e famiglie. Restano tante incognite sui bond, ci aspettiamo un annuncio sul tapering della Bce dopo le elezioni tedesche. E poi i rischio politico: tra tutti, nel periodo 2017-2018, il più preoccupan­te per me è l’Italia. Cigni neri? Direi le incognite principali sono Italia, Cina e Trump». Perchè l'Europa piace ora? «La crescita europea è sosteni- bile, all’1,5%-2% anno su anno è un risultato buono, soprattutt­o quando messo a confronto con la storia recente. Inoltre i dati economici stanno migliorand­o, l’indice Pmi dell’attività manifattur­iera è al picco degli ultimi sei anni, i problemi di qualche anno fa - la Grecia, il debito sovrano, le banche - sembrano messi alle spalle. Inoltre l’Europa è aiutata da un contesto favorevole, il commercio globale in ripresa, un circolo virtuoso sulla disoccupaz­ione, il credito bancario in aumento, i consumi migliorano. Tutto ci fa pensare che le imprese europee sono messe in condizioni tali da sfornare profitti in crescita. Il gap con le aziende americane a questo riguardo è stato molto ampio per svariati anni ma si sta restringen­do. La stagione degli utili negli Usa sta andando bene, tra il 10% e il 12%, l'Europa potrebbe fare meglio. Per questo siamo overweight, sovrappesa­ti, sull’azionario europeo».

Le banche centrali potrebbero rovinare la festa? A cominciare dalla Federal Reserve con i suoi rialzi. Ha funzionato la forward guidance?

Ha funzionato di sicuro con la Federal Reserve, che è stata molto chiara. Ha detto che farà una stretta monetaria graduale nei prossimi 12-18 mesi in linea con le condizioni del mercato del lavoro: potrebbe alzare i tassi due volte quest’anno e tre l’anno prossimo. Ma potrebbe anche fare di più: tutto dipenderà dalla politica di Trump sul taglio delle tasse. Ma se il dollaro Usa dovesse apprezzars­i troppo, frenando l'inflazione, i rialzi dei tassi della Fed nel 2018 potrebbero essere di meno. In quanto alla Bce, la forward guidance è un problema, come dimostrano le ultime dichiarazi­oni, ma questo è dovuto piuttosto alle divisioni interne alla Bce, che è composta da Paesi falchi come la Germania e altri Paesi colombe come la Francia, l'Italia o la Spagna.

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Il gestore. Andrew Milligan

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