Il Sole 24 Ore

Sarajevo ponte per l’Europa

Gli artisti dei 7 Paesi della ex Jugoslavia riuniti nel progetto «Imago mundi»: insieme per il dialogo e per fare network

- Di Eliana Di Caro

L’ex Jugoslavia ricomposta in uno spazio di Sarajevo. Un colpo d’occhio che solo l’arte può regalare, attraverso i piccoli (per il formato, s’intende) gesti creativi di artisti bosniaci, croati, serbi, kosovari, sloveni, macedoni e montenegri­ni raccolti nel Bosanski Kulturni Centar, l’ex sinagoga nel cuore della capitale bosniaca a un passo dalla biblioteca risorta dalle macerie della guerra fratricida di 25 anni fa.

Sette storie, sette identità per la prima volta tutte assieme, grazie al progetto non profit Imago mundi di Luciano Benetton che da anni porta avanti l’idea di mappare l’arte contempora­nea mondiale. Per i Balcani, nel 2017, è forse qualcosa di più: è il simbolo di un dialogo, del superament­o delle divisioni, di un mosaico in frantumi che finalmente si ricongiung­e, come si è visto nel giorno d’inaugurazi­one della mostra lo scorso martedì, 9 maggio, giornata per l’Europa. Le 900 opere che corrono lungo grandi espositori nel formato 10 per 12 centimetri (rimarranno a Sarajevo fino al 28 maggio) sono la summa dell’espressivi­tà balcanica: ogni Paese è rappresent­ato da 140 artisti selezionat­i da un curatore che ha puntato sui giovani ma non ha trascurato gli autori già affermati o quelli più agés in modo da offrire uno spaccato completo della produzione nazionale.

Il curatore serbo, Saša Janjić, 45 anni, con pragmatism­o sottolinea i vantaggi dell’operazione al di là del dato innegabilm­ente politico-poetico, perché la voglia di ripresa qui è forte: «È una chance per dare visibilità a questi autori: le loro opere gireranno il mondo, anche attraverso i cataloghi. Sono artisti che non hanno molte possibilit­à di viaggiare e questa collezione dà modo di riscoprire la scena artistica serba». Quando si chiede quanto il linguaggio dell’arte abbia la capacità di incidere sulla società, Janjić non usa toni enfatici: «Il nostro momento d’oro è stato negli anni 70 con Marina Abramović, con i movimenti sviluppati­si tra la Slovenia, Zagabria e Belgrado. Poi la guerra ha bloccato tutto, ora dobbiamo farci conoscere. L’arte contempora­nea è molto esigente anche sul piano della produzione (non si fa quasi più niente con pennello e telaio), i progetti sono costosi, le installazi­oni impegnativ­e. Unendoci si possono avere dei buoni risultati in un mercato dove altrimenti si rimane piccoli».

Girando tra i pannelli e soffermand­osi a guardare queste tessere a volte dai toni accesi, altre monocromat­iche (ma magari, come nel caso dell’opera di Irena Sladoje, classe 1976, completame­nte bianca salvo per una riga nera: i punti di sutura di una ferita), si riconoscon­o temi ricorrenti come la guerra, la rinascita, la ribellione. Divertenti sono le dichiarazi­onislogan (“Cosa stai aspettando?”, “United”, che potrebbe ammiccare al mecenate promotore della mostra o al tempo stesso lanciare un

| Da sinistra, in senso orario, opere di: Nela Hasanbegov­ić (Bosnia Erzegovina); Aleksandar Rafajlovic (Serbia); Ivanka Vana Prelević (Montenegro); Alije Vokshi (Kosovo); Evgenija Demnievska (Macedonia). Sono esposte nella mostra che fa parte del progetto non profit «Imago mundi» avviato anni fa da Luciano Benetton: mappare l’arte contempora­nea globale

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy