Potere stregato
Una cattedrale gotica, una fra le più spaventose visioni di Goya, un sole nero, una stella listata a lutto, un mare in tempesta, un silenzio spettrale, un baccano di demoni, un pipistrello baudelairiano e un gatto nero di Poe, un sabba medievale. E ancora libertà, coraggio, scienza e metafisica, amore per il sapere, psicologia, miti ancestrali e positivismo, panteismo. Questo, e molto altro, è, e contiene, L’albero delle bugie di Frances Hardinge, scrittrice non a caso britannica che ama vestire vintage e indossare un cappello nero da strega (vezzo o profonda identificazione arte-vita?), e che con questo suo ultimo romanzo per ragazzi ha vinto, meritatamente, il prestigioso “Costa Book Award” nel 2015. Una storia a dir poco appassionante, che fin dalle prime pagine avvolge il lettore nella sua oscura malia e lo avviluppa nelle spire di un mystery storico dalle molteplici chiavi di lettura. Magia, scienza, thriller, fantasy, il tutto condotto da una scrittura visionaria ma saldissima, un realismo allucinatorio degno dei maestri dell’Ottocento, secolo in cui è ambientata la vicenda. Troppi i riferimenti, alcuni coltissimi, e i temi affrontati nel libro, ma soprattutto il desiderio e il dovere di chi scrive di non rivelare i tanti misteri in esso contenuti, per sceglierne uno da indagare nello spazio di un articolo. Ciò che si staglia luminosa e forte dall’inizio alla fine è comunque la protagonista, la quattordicenne Faith, che letteralmente fedele al proprio nome conduce la sua solitaria ma irriducibile battaglia per la verità e la giustizia all’interno di inconfessabili segreti di famiglia, circondata da una natura ostile e da persone decisamente più feroci e insidiose della natura stessa. Accanto a lei un altro grande protagonista, l’albero delle bugie, «una sorta di carnivoro spirituale» che «si nutre di fantasmi» creando un legame strettissimo ed esclusivo con lei; teofania vegetale, simbolo, archetipo, in ogni caso un’invenzione potentissima, che condurrà Faith, e tutto il suo mondo, alla scoperta della consapevolezza che non bisogna temere di essere visti, e soprattutto di mostrarsi, per ciò che si è, senza menzogne, e non per ciò che gli altri si aspettano o desiderano che siamo. Perché prima o poi una voce dentro di noi e, chissà, anche fuori, finalmente potrà dirci, come in una nota canzone di Stevie Wonder, «I got faith in you baby»… Libro stregato, che ha il potere, specialmente in un giovane lettore, di agire come «una scure nel mare gelato dentro di noi» (F. Kafka).