Il «tocco magico» di Maria Grazia Chiuri
è voluta una donna, la prima a guidare l’ufficio stile della storica maison francese, per imprimere a Dior una decisa svolta, stilistica ed economica. L’impresa è riuscita a Maria Grazia Chiuri in meno di un anno, a Parigi dal giugno 2016. Ci erano voluti ben nove mesi per sceglierla come successore di Raf Simons (oggi direttore creativo di Calvin Klein), che, a sorpresa, aveva lasciato Dior ( gruppo Lvmh) nell’ottobre 2015.
Maria Grazia Chiuri viene da Valentino, dove, insieme a Pier Paolo Piccioli e all’amministratore delegato Stefano Sassi, ha portato il marchio orfano del suo fondatore a superare il miliardo di euro di ricavi: il bilancio 2016 si è chiuso a 1.110 milioni, in crescita del 13% sul 2015.
Quando Sassi arrivò in Valentino, nel 2006, i ricavi erano a 240 milioni, poco meno dell’ebitda registrato dieci anni dopo. L’accelerazione degli ultimi anni è molto legata al tandem creativo Chiuri-Piccioli (adesso solo, con immutato successo, al vertice dell’ufficio stile di Valentino) e ora il tocco della stilista sta cambiando Dior.
Non è da escludere che il momento magico della maison (l’attenzione mediatica per il nuovo corso stilistico è pari, forse, solo a quella che riceve Gucci) abbia contribuito alla decisione della famiglia Arnault di lanciare un’opa da 12,5 miliardi per portare al 100% la quota in Christian Dior (si veda anche Il Sole 24 Ore del 26 aprile). Una semplificazione della struttura societaria del gruppo Lvmh, il più grande al mondo nel lusso, che il mercato attendeva, si dice, da 15 anni.
Dior è uno dei brand di punta di Lvmh, insieme a Louis Vuitton, e negli ultimi cinque anni i ricavi sono praticamente raddoppiati, arrivando a 2 miliardi di euro, con un ebitda di 418 milioni e un risultato operativo di 270 milioni. Le vendite delle prime collezioni di pret-à-porter e haute couture firmate da Maria Grazia Chiuri sono in crescita a doppia cifra e alle sue sfilate si stanno già ispirando molti altri marchi: tra i trend riportati in auge dalla stilista, c’è ad esempio il logo a lettere più grandi e – questo è quasi un miracolo – un invito (scritto sui vestiti) a essere tutti, donne e uomini, femministi. Un aggettivo che negli ultimi anni era diventato tabù, se non addirittura un insulto.
Dopo la sfilata di Los Angeles, i prossimi appuntamenti per Maria Grazia Chiuri saranno a Parigi, dove in luglio andrà in passerella la collezione di alta moda.