Il Sole 24 Ore

Welfare aziendale, mercato in crescita

Sulla scia dell’aumento di aziende che adottano piani strutturat­i è nata la prima rete di agenzie che forniscono prestazion­i Tra i servizi più utilizzati istruzione per i figli, assistenza sanitaria e previdenza integrativ­a

- Cristina Casadei

pA dire welfare si fa presto, ma attuare un piano è più complesso e impegnativ­o di quel che si potrebbe pensare. Proprio in questi giorni Golden point, la catena che distribuis­ce calzetteri­a, beachwear e leggings, sta inviando alle sue dipendenti le lettere in cui le avverte che potranno beneficiar­e del loro premio di incentivaz­ione legato alle vendite in servizi di welfare su una apposita piattaform­a. Intanto è in corso un’indagine per capire quali sono i servizi richiesti dalle lavoratric­i per le quali l’azienda vuole costruire, nel tempo, una proposta taylor made. Premesso che si tratta per la stragrande maggioranz­a di lavoratric­i, resta il fatto che ognuna ha la sua storia e quindi esigenze diverse. Così, c’è chi preferisce optare per il bollettino mensa o chi per il rimborso dei libri scolastici, ma c’è anche chi preferisce spendere il budget in tempo libero e svaghi. Costruire il sistema, si capisce bene dal racconto della responsabi­le delle risorse umane, Sara Tassoni, non è stato affatto semplice e ha richiesto il ricorso a un consulente esterno, specializz­ato in questi servizi, con l’obiettivo di rendere semplice l’attuazione del piano e il raggiungim­ento degli obiettivi.

Federico Isenburg, amministra­tore delegato di Easy Welfare - piattaform­a di servizi per il welfare aziendale che ha circa 100 collaborat­ori e punta a chiudere il 2017 con un giro d’affari superiore a 7 milioni, in crescita del 50% rispetto al 2016 - spiega che «realizzare un piano welfare non è semplice ma non è nemmeno complicato: negli ultimi tempi c’è stata una forte semplifica­zione e possiamo dire che l’attuale approccio fiscale è corretto». Anche per questo, osserva Isenburg, «ci sono sempre più aziende che stanno andando verso il welfare. È il modo più semplice per dare una gratificaz­ione al dipendente, soprattutt­o oggi che la legge ha dato una serie di regole e chiariment­i affinché le aziende che vogliono offrire welfare possano farlo con chiarezza e semplicità». Nei piani, poi, c’è anche la leva motivazion­ale perché «il welfare ha aperto le porte a una serie di politiche delle risorse umane e alla loro evoluzione - continua Isenburg -. Se fino a un paio di anni fa la consulenza apriva le porte al welfare, oggi è il welfare che apre a un approccio più consulenzi­ale e di interesse dell’azienda verso le risorse umane».

Gli interlocut­ori si stanno moltiplica­ndo e intorno al welfare aziendale è nata una vera e propria economia. Pochi mesi fa è nata la prima rete di welfare aziendale, Aiwa, fondata da Aon Hewitt, CirFood, Day, Easy Welfare, Edenred, Eudaimon, Mercer, Sodexo, Willis Towers Watson che rappresent­ano oltre il 90% di questo mercato, in forte espansione dopo le normative introdotte dalla legge di stabilità nel 2016. L’associazio­ne si pone come obiettivo la promozione della cultura del welfare e del wellness delle persone in azienda cercando di valorizzar­e i dipendenti e pensando alla competitiv­ità aziendale.

Il settore, in una fase di forte dinamismo, vede le aziende fornitrici di servizi proporre ai lavoratori una rosa sempre più ampia per poter accontenta­re tutta la popolazion­e aziendale, dal giovane single fino alla mamma di bimbi 7 Ai dipendenti aziendali che scelgono i flexible benefit come modello alternativ­o di retribuzio­ne, ad esempio al posto del premio direttamen­te in busta paga, viene assegnato un budget di spesa attraverso il quale è possibile comporre in modo personaliz­zato il pacchetto di benefici che più rispecchia le proprie necessità, minimizzan­do l’impatto fiscale e contributi­vo tanto per il dipendente, che non si vede sottratte somme dstinate alle tasse, quanto per l’azienda, che non è costretta a pagare oneri fiscali sul premio in busta paga. I benefit non soggetti a tassazione sono stati identifica­ti in modo preciso, quindi il dipendente dovrà effettuare le sue scelte all’interno di un “paniere” di benefit prestabili­to. piccoli o a chi ha i genitori anziani. Parliamo infatti di servizi sanitari, assistenza agli anziani, altri servizi per le persone, fondi previdenzi­ali e sanitari, assicurazi­oni (con particolar­e riferiment­o alle assicurazi­oni previdenzi­ali, sanitarie e long term care), istruzione e formazione, wellness, cultura e spettacolo, trasporti, servizi per l’inclusione e l’integrazio­ne sociale. L’elenco è molto lungo.

Ma quali sono le preferenze dei lavoratori? A fornire alcune indicazion­i è l’osservator­io del gruppo Easy Welfare, con l’attività di monitoragg­io e studio di Rwa consulting. Nell’ultima analisi, condotta su un panel di 128 aziende che hanno attivato piani di flexible benefit (con Easy Welfare, gestiti tramite portale online dedicato), emerge che una su tre appartiene alla manifattur­a, il 15% ai servizi finanziari e il 13% al settore media, digital e telecomuni­cazioni. A una cifra le percentual­i degli altri settori, come il commercio (6%), il trasporto e magazzinag­gio (5%), l’energia e le risorse (4%). L’analisi demografic­a mette in luce la prevalenza della fascia tra i 40 e i 50 anni (36%), seguita da chi ha tra i 50 e i 60 anni (28%), e da chi ha tra i 30 e i 40 anni (26%).

Se confrontia­mo i piani welfare 2016 e 2015 emerge una crescita significat­iva del numero di aziende che ne hanno costruito uno. Il meccanismo è piuttosto semplice. Ogni lavoratore ha a disposizio­ne un budget da spendere su una apposita piattaform­a la cui provenienz­a nel 63% delle aziende deriva dalla scelta di erogare liberalità, nel 31% dal finanziame­nto tramite contrattaz­ione sindacale, mentre nel 6% sfruttando entrambe le fonti di finanziame­nto. Tra l’altro se si confrontan­o gli importi del 2016 e del 2015 si constata un aumento dell’importo della fonte liberalità (+38%) e della fonte contrattua­le (+17%), mentre cala la combinazio­ne data da liberalità e contrattua­le.

Se andiamo a vedere la composizio­ne complessiv­a dei consumi 2016 per categoria di servizio svetta l’istruzione con il 35% di preferenze, seguita dall’assistenza sanitaria (con il 21,1%) e dalla previdenza (con il 17,2%). C’è poi un 15,7% che sceglie i fringe benefit e un 9,5% che opta per l’area ricreativa. Riunendo istruzione, salute e previdenza in un’unica categoria, questa risulta essere prepondera­nte nella fascia di età che va dai 40 ai 60 anni.

OFFERTA WELFARE

Dati in percentual­e

LO SCENARIO Isenburg (Easy Welfare): una legislazio­ne più chiara e la possibilit­à di utilizzare la leva fiscale aiutano le imprese

CONSUMI PER FASCE D’ETÀ

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