La Pa può guidare la svolta green del Paese
L’adozione di best practice per i 3 milioni di dipendenti può tradursi in risparmi di energia ed emissioni
Se la pubblica amministrazione, con i suoi oltre 3 milioni di dipendenti, sposasse le buone pratiche antispreco e di sviluppo sostenibile, sarebbe in grado di far compiere all’intero Paese quel salto culturale di cui ha bisogno per cambiare rotta nel modo di consumare. Anche perché la Pa - con una spesa quasi pari al 17% del Pil e un bisogno di energia annuo di oltre 4 miliardi di chilowattora -è il maggior consumatore nazionale.
Ecco perché una ricerca del Forum Pa, che aprirà i battenti il 23 maggio , ha cercato di capire cosa accadrebbe se i dipendenti pubblici assumessero comportamenti virtuosi. «La pubblica amministrazione, di cui si parla spesso come un peso - commenta Gianni Dominici, direttore di Forum Pa - è invece un’opportunità per il Paese».
Detto in altre parole, se tutti i dipendenti pubblici spegnessero la luce la sera uscendo dall’ufficio, se tenessero chiuse le finestre quando il riscaldamento o l’impianto di condizionamento sono accesi, se stampassero i fogli fronte e retro, se per arrivare in ufficio utilizzassero i mezzi pubblici, se spegnessero il computer quando si assentano per più di 20 minuti - per citare solo alcune delle buone pratiche - produrrebbero non solo consistenti risparmi sul posto di lavoro, ma rappresenterebbero un importante traino per il resto della collettività.
Invece quei comportamenti virtuosi sono ancora pochi. E questo nonostante il nostro Paese sia all’avanguardia in Europa per aver introdotto con il codice appalti (Dlgs 50/2016) l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di procedere ad acquisti “verdi”, in ossequio al Gpp (Green public procurement). Il che significa integrare i documenti di gara con i Cam (Criteri ambientali minimi per tipologie di prodotto o di servizio).
Nonostante questo, c’è ancora molto da fare, come ha evidenziato il sondaggio di Forum Pa, che ha preso in considerazione 800 dipendenti (700 pubblici e 100 privati). Il voto finale, in una scala da 1 a 10, è un 5 risicato. Il 51% degli intervistati ritiene, per esempio, che il luogo in cui lavora sia poco sostenibile: nel 47% dei casi non ci sono finestre con doppi vetri, il 40% degli uffici ha ancora le lampadine a incandescenza invece di quelle a basso consumo, nel 48% delle situazioni la temperatura invernale non viene mantenuta (come previsto dalla legge) intorno ai 19-20 gradi. Buoni risultati, invece, per la raccolta differenziata, effettuata in quasi l’82% delle realtà del campione della ricerca.
Sui comportamenti individuali - valutati secondo 21 parametri - i risultati sono oscillanti: il 93% spegne la luce dell’ufficio prima di andar via, ma non il pc se si assenta per un certo tempo (lo fa solo il 30%). Riguardo alla mobilità, poi, ancora si continua a utilizzare l’auto per gli spostamenti casa-ufficio. Basterebbe condividere la vettura con un collega per tagliare di 750mila i mezzi circolanti, ridurre di 376 tonnellate le emissioni di anidride carbonica e risparmiare 230 milioni di euro l’anno di carburante.
Discorso analogo riguardo al consumo di carta, che pure - per effetto delle misure di spending review - negli ultimi anni si è molto ridotto: dal 2010 al 2015 si è usato quasi il 36% di cancelleria e stampati in meno. Eppure, se ciascun dipendente pubblico utilizzasse una risma di carta in meno all’anno, si risparmierebbero più di 8mila tonnellate di carta, che equivale a 112mila alberi salvati, a 3 miliardi e mezzo di litri d’acqua risparmiati, a un taglio di 62 milioni di chilowattora, alla mancata emissione di oltre 19mila tonnellate di Co2 nell’atmosfera.
Soprattutto, però, è il cambio di passo culturale che verrebbe colto, perché una pubblica amministrazione che diventa green è da apprezzare non solo per le minori spese o per la salvaguardia dell’ambiente, ma in primo luogo - sostiene il 56% degli intervistati - per l’impulso che sarebbe in grado di dare alla crescita sostenibile dell’intero Paese.