Il Sole 24 Ore

AFFITTO ALLOGGI, SI SCALANO LE SPESE «INERENTI»

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Sono un ingegnere libero profession­ista, che esercita la profession­e nello studio all’interno della propria abitazione. Svolgo, poi, una parte della mia attività presso un cliente estero in Austria, nella cui sede mi reco spesso, rimanendo per diversi giorni al mese nel Paese confinante. Dato che, per convenienz­a, anziché scegliere di soggionare in albergo, ho affittato un appartamen­to vicino alla sede del cliente, le spese di affitto e per le utenze relative all’appartamen­to (che non costituisc­e sede profession­ale estera) possono essere dedotte dal reddito, in quanto spese di alloggio in trasferta, inerenti allo svolgiment­o della attività profession­ale? I ristoranti austriaci non sono obbligati a emettere fattura/ricevuta/scontrino parlante (neppure su richiesta): in questo caso, le spese di vitto sono ugualmente deducibili, utilizzand­o uno scontrino non nominativo?

M.P. – ALESSANDRI­A

La risposta al primo quesito è positiva, a condizione che non sia dubitabile l’inerenza del costo di locazione rispetto all’attività profession­ale esercitata. Per quanto attiene al secondo quesito, un documento anonimo, in sé, non costituisc­e ostacolo alla deduzione, sempre che sia possibile dimostrare il requisito di inerenza. Tale prova poggerà sul luogo nel quale è stato consumato il pasto e sul periodo in cui esso è avvenuto, nel senso che questi elementi devono essere confermati dalle modalità (luogo e tempo) con cui è stata resa la prestazion­e profession­ale.

A cura di Paolo Meneghetti

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