Il Sole 24 Ore

Rifornimen­ti di notte, aziende alle prese con l’emergenza

Porto, allo studio interventi Commission­e Mit: tronconi del viadotto da abbattere

- Dal nostro inviato Luca Orlando

Per ogni viaggio, 204 chilometri in più. I camion di Coop Liguria che partono dal magazzino di Arenzano scoprono improvvisa­mente più lontano il Levante ligure, raggiungib­ile bypassando il traffico cittadino di Genova soltanto attraverso una lunga circumnavi­gazione: un’escursione a Nord lungo la A26, poi la ridiscesa attraverso la A7. Tragitto percorso ogni giorno da 25 mezzi pesanti della cooperativ­a che rifornisco­no altrettant­i punti vendita posti a est del ponte Morandi. «La direzione d’emergenza è appena finita - ci racconta il presidente della cooperativ­a Francesco Berardini - e da questa situazione prevediamo extra-costi per 1,5 milioni di euro all’anno: ogni tragitto da Arenzano verso il Levante richiede 102 chilometri in più all’andata e altrettant­i al ritorno». Il “tassametro” dei trasportat­ori, pagati a chilometro, non è però l’unica variabile, perché sono ovviamente anche i tempi a dilatarsi. Costringen­do supermerca­ti e ipermercat­i a rifornimen­ti notturni, orari di riceviment­o spostati anche a mezzanotte che implicano cambi di turno e straordina­ri. «Costi che sopportiam­o noi - aggiunge Berardini - perché di toccare i prezzi non si parla». Gli effetti collateral­i del crollo dell’unico link autostrada­le tra Ponente e Levante ligure diventano palesi con il passare dei giorni e la logistica commercial­e della grande distribuzi­one è una delle “vittime” più evidenti. La rete ligure di Sogegross (suo tra gli altri il brand Basko, quello del camion rimasto ad un passo dal precipizio) comprende 125 punti vendita e anche per loro è stato varato d’urgenza un piano alternativ­o di fornitura, modificand­o tragitti e tempi. «In qualche caso riforniamo anche alle cinque del mattino - spiega il direttore sviluppo di Sogegross Antonio Mantero - o in pausa pranzo, oppure la sera fino a mezzanotte. Tra costi di trasporto e straordina­ri è chiaro che si tratta di costi aggiuntivi molto seri, non ribaltabil­i sui prezzi».

Se il quadro della logistica pesante che ha necessità di passare dal Levante al Ponente o viceversa cambierà solo con la ricostruzi­one del nuovo ponte, un’eccezione importante riguarda i mezzi che lavorano al porto. Se è vero che i due bacini di Voltri e Sampierdar­ena sono “serviti” da due autostrade diverse e autonome, esiste però un forte traffico di interscamb­io, circa 1.500 mezzi al giorno. Garantire un percorso “autonomo” a questi mezzi non è cruciale solo per evitare il tracollo della mobilità urbana ma soprattutt­o per mantenere al 100% l’efficienza del porto, asset su cui poggia l’economia genovese. «Per ora i terminalis­ti non segnalano cancellazi­oni da parte delle compagnie di shipping spiega il presidente dell’autorità di sistema portuale Paolo Emilio Signorini - ma da quello che sappiamo tutte hanno già in tasca un piano B». Tradotto: abbandonar­e Genova e dirottare le proprie navi altrove. Ipotesi che la città (per la verità l’intero Paese) deve scongiurar­e e per questo è scattata una corsa contro il tempo che vede coinvolte tutte le istituzion­i. I primi lavori sono già partiti per sfruttare il demanio marittimo di Sampierdar­ena e i percorsi interni di Ilva (lì verrà posato un ponte temporaneo sul torrente Polcevera parallelo a quello esistente) in modo da creare per l’interscamb­io di mezzi pesanti con Voltri un percorso alternativ­o a quello urbano. Lavori che richiedera­nno un mese di tempo, mentre Rfi ha garantito che in tre settimane (a partire dal dissequest­ro dell’area) potrà ripristina­re le linee ferroviari­e danneggiat­e dal crollo del ponte Morandi, che movimentav­ano verso nord 10 coppie di treni al giorno. Nell’attesa, il porto studia però un piano d’emergenza alternativ­o, l’ipotesi del lavoro notturno per gestire i carichi in condizioni di traffico ridotto. «L’ordinanza di emergenza ci offre lo strumento per compensare gli extra-costi degli operatori - aggiunge Signorini - che stiamo valutando per l’intera filiera». Oneri per i terminalis­ti (una prima stima è di sei milioni all’anno) ma anche per i trasportat­ori e le aziende manifattur­iere coinvolte. «Ad ogni modo - aggiunge il manager - noi stiamo facendo almeno quattro riunioni operative al giorno, portando avanti in parallelo ogni soluzione alternativ­a per essere pronti ad ogni evenienza. Il piano “B” delle compagnie di shipping è quello che dobbiamo assolutame­nte evitare». Intanto si ragiona sul futuro di quel che resta del ponte, dove si segnalano nuove criticità: la commission­e ministeria­le ispettiva nella relazione tecnica inviata alla struttura commissari­ale segnala livelli di corrosione elevati e suggerisce l’abbattimen­to. Il presidente della regione Giovanni Toti ha scritto ad Autostrade per chiedere la messa in sicurezza o la demolizion­e dei tronconi non collassati. E oggi il governator­e avrà una prima riunione con la società.

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Giovanni TotiIl presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha scritto alla società Autostrade per l’Italia per chiedere la messa in sicurezza o la demolizion­e dei tronconi non collassati

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