Il Sole 24 Ore

«In Cina a caccia di risorse per Alitalia, infrastrut­ture, porti e digitale»

Contatti con vettori cinesi per la possibile cessione del 49% della compagnia Per il futuro di Alitalia non cerchiamo trader ma un vero progetto di rilancio

- Carmine Fotina

Alitalia, infrastrut­ture, porti, digitale. Ci sono alcune chiare priorità nella missione che vedrà impegnato in Cina, tra fine agosto e i primi giorni di settembre, il sottosegre­tario allo Sviluppo economico Michele Geraci. In parallelo alla missione del ministro dell’Economia Giovanni Tria, il sottosegre­tario Geraci avvierà un giro di incontri da proseguire a settembre e novembre insieme alle imprese in occasione delle fiere di Chengdu e Shanghai.

C’è l’obiettivo di aumentare il nostro export, fino a raddoppiar­e gli attuali 16 miliardi di dollari, e c’è fiducia di poter aumentare la quota di investimen­ti diretti.

Alitalia potrebbe essere la prima grande occasione?

È sicurament­e un dossier su cui verificher­emo l’interesse di partner strategici. Compagnie cinesi che possano rilevare una quota fino al 49%, perché il governo intende comunque mantenere la maggioranz­a in mani italiane. Vedremo. Sarebbe molto importante, in passato Alitalia è stata solo salvata ora noi intendiamo rilanciarl­a. Per questo non cerchiamo trader ma investitor­i del settore con un progetto strategico. La nostra compagnia può essere una soluzione interessan­te per i cinesi perché l’Italia farebbe loro da hub per il Mediterran­eo, l’Africa, il Sud America.

Che cos’altro includerà l’offerta italiana?

Incontrerò rappresent­anti del governo, di grandi gruppi e di fondi di investimen­to potenzialm­ente interessat­i ad asset infrastrut­turali ed industrial­i. Tra le altre carte nel portafogli­o ci sono i nostri porti ed interporti, a partire da Trieste. Non pensiamo a svendere gli asset ma a trovare soluzioni che ci permettano di giocare da protagonis­ti nel progetto cinese della Nuova Via della Seta. Io dico che l’Italia può esserne il terminale ideale, al posto di Rotterdam. Lo sviluppo di grandi infrastrut­ture va considerat­o al pari di grandi investimen­ti greenfield, in cui ahimé l’Italia è terribilme­nte indietro rispetto ad altri paesi europei.

Da quali livelli partiamo?

Le operazioni cinesi in Italia si sono focalizzat­e quasi esclusivam­ente sulle acquisizio­ni. Dei 25 miliardi di dollari entrati in Italia negli ultimi 10 anni, neanche 2 miliardi sono stati investiti in attività greenfield, contro 6 miliardi nel Regno Unito, 1,4 miliardi in Germania e addirittur­a 1,8 in Ungheria. Nell’ambito della “Task Force Cina” che abbiamo appena lanciato al ministero dello Sviluppo a questo scopo valuteremo anche se ricalibrar­e il regime degli incentivi fiscali e regolament­ari.

La Task Force operativa al ministero si occuperà anche di favorire gli investimen­ti cinesi in titoli di Stato?

In un ambito di approccio sistemico certo, potrebbe rientrarci. Anche se non è l'obiettivo della mia missione.

Nella missione cinese si coordinerà con Tria?

Ci tengo a dire che sono due missioni parallele ma con obiettivi diversi. È importante comunque che nei confronti della Cina l’Italia appaia finalmente decisa ad avere un approccio sistemico. Ho vissuto in Cina per molti anni e credo che questo mercato finora non abbia percepito l’Italia come un vero sistema-Paese. Pechino ha lanciato progetti strategici come la Nuova Via della Seta e Made in China 2025, che per l’Italia presentano certamente dei rischi - come concorrent­e manifattur­iero - ma anche delle imperdibil­i opportunit­à. Tengo a sottolinea­re che siamo aperti a investimen­ti che ci portano valore, non che ce lo tolgono, e che ne creino anche per chi arriva. Il discorso è comunque molto più ampio e vale anche per l’interscamb­io in cui possiamo fare decisament­e meglio.

Ci dia qualche numero.

Con un approccio di lungo respiro credo che si potrà annullare il deficit commercial­e. Ci sono stati segnali di migliorame­nto ma non bastano. Oggi vendiamo in Cina per circa 15-16 miliardi di dollari e importiamo per 32. Sarei contento se riuscissim­o addirittur­a ad aumentare l’import ma dobbiamo e possiamo almeno raddoppiar­e l’export. Le faccio qualche esempio. Ad oggi la Francia esporta circa il 35% in più dell’Italia in termini assoluti, la Svizzera più del doppio e la Germania cinque volte di più. È evidente che abbiamo margini per crescere enormi in diversi settori, penso innanzitut­to all’agrifood e, in parte, anche alla meccanica.

L’obiettivo è chiaro. Ma come pensate di concretizz­arlo? Innanzitut­to proponendo alla Cina il “brand Italia” in modo più organico di quanto fatto in passato. Con missioni frequenti, ne farò altre due o forse tre già entro l’anno. E con la revisione di budget ed iniziative promoziona­li. Circa venti milioni destinati alla Cina su quasi 180 milioni annui sono davvero troppo pochi.

Abbiamo un problema di capacità distributi­va in Cina?

C’è obiettivam­ente un problema di imprese condiziona­te da economia di scala o paure nel momento in cui valutano un possibile approdo sul mercato cinese. Per questo il governo deve fare sentire la sua presenza costante a supporto. Poi c’è il tema dei canali distributi­vi digitali, che sarà di certo affrontato nelle prossime missioni. Dobbiamo recuperare il ritardo ed intendiamo portare avanti la partnershi­p con il portale di Alibaba per far crescere la presenza delle Pmi italiane attraverso l’online.

‘‘

L’INTERSCAMB­IO

Puntiamo a raddoppiar­e l’export attuale, di 16 miliardi di dollari. Avanti con Alibaba per il commercio online

‘‘

GLI INVESTIMEN­TI DIRETTI

La Task Force creata al ministero valuterà anche se ricalibrar­e gli incentivi fiscali e regolament­ari

 ??  ?? La Cina è più vicina.Michele Geraci, sottosegre­tario al Mise
La Cina è più vicina.Michele Geraci, sottosegre­tario al Mise
 ?? IMAGOECONO­MICA ?? Obiettivo Cina Il sottosegre­tario al Mise Michele Geraci
IMAGOECONO­MICA Obiettivo Cina Il sottosegre­tario al Mise Michele Geraci

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy