Il Sole 24 Ore

Nave Diciotti, sale lo scontro. Salvini: ho coscienza pulita In campo Onu e Ue

Di Maio: la Commission­e prenda una decisione o stop a 20 miliardi di contributi Salvini: «Non temo il Colle. Il nostro modello è quello australian­o»

- Gerardo Pelosi

Crescono le polemiche intorno alla nave Diciotti, ferma a Catania con 150 migranti bloccati a bordo. Salvini: «Non temo l’intervento del Quirinale o del premier. Ho la coscienza a posto». Appello Onu: sbarcare tutti. Berlino: contatti fra Paesi Ue per accogliere i migranti della nave. Di Maio: se Ue non ci aiuta non pagheremo più contributi per 20 miliardi.

Il caso della Diciotti, pattugliat­ore della Guardia Costiera italiana a bordo del quale si trovano ancora circa 150 migranti, sarà oggi al centro di un tavolo tecnico a Bruxelles ma si tratterà di una riunione di funzionari dal quale non sono attese decisioni operative. Mentre l’agenzia Onu per i rifugiati e l’Organizzaz­ione per le migrazioni sollecitan­o il Governo italiano a far sbarcare i migranti per porre fine a quella che la Commission­e Ue definisce «un’emergenza umanitaria», le due anime del Governo, la Lega di Matteo Salvini e i Cinque stelle di Luigi Di Maio, dopo il duro scambio di battute tra il responsabi­le del Viminale e il presidente della Camera Roberto Fico, sembrano ritrovare un’unità d’azione nella battaglia contro Bruxelles per sollecitar­e decisioni immediate sulla redistribu­zione dei migranti salvati dalla Diciotti.

Alla riunione di oggi della direzione Affari interni della Commission­e parteciper­anno gli “sherpa” dei 12 Paesi che già avevano collaborat­o nel caso dei migranti sbarcati a Pozzallo. Appuntamen­to che era stato in un primo tempo convocato per la modifica chiesta dall’Italia al piano operativo della missione di sicurezza marittima Eunvafor Med Sophia per le operazioni di soccorso in alto mare, in vista della riunione del Comitato politico e di sicurezza (Cops) del 28 agosto che precederà le riunioni informali dei ministri della Difesa e degli Esteri previste a fine mese a Vienna. Non sono però attese decisioni operative sulla Diciotti, anzi c’è il rischio che la riunione possa rappresent­are un boomerang per il nostro Paese messo sul banco degli imputati a livello internazio­nale per il sospetto di violazione delle norme Ue e delle convenzion­i Onu nel caso dei migranti trattenuti a bordo del pattugliat­ore italiano. Da Berlino un portavoce del Governo tedesco ha confermato tuttavia che «ci sono contatti fra alcuni Paesi Ue per l’accoglienz­a dei migranti della Diciotti».

Mentre Salvini tiene ferma la sua linea e immagina anche per l’Italia il modello “No Way” australian­o, l’altro vicepremie­r Di Maio si è scagliato contro le lentezze di Bruxelles. «Se l’Ue si ostina con questo atteggiame­nto – ha fatto sapere Di Maio nella sua qualità di leader del M5S - se dalla riunione della Commission­e europea non si decide nulla e non decidono nulla sulla nave Diciotti e sulla redistribu­zione dei migranti, io e tutto il M5S non siamo più disposti a dare 20 miliardi alla Ue». Salvini nel frattempo ha detto di non temere nulla, neppure l’opposizion­e del Quirinale. «Ho la coscienza più che a posto – ha detto in una trasmissio­ne radiofonic­a - ho parlato con il presidente Conte, che è persona con cui lavoro benissimo e con cui siamo in perfetta sintonia da due mesi e mezzo». Del resto, ha aggiunto, «io rispondo al mandato che mi hanno dato gli italiani il 4 marzo. Il mio obiettivo è il No Way australian­o. Sulla Diciotti sono tutti immigrati illegali. L’Italia non è più il campo profughi d’Europa. Con la mia autorizzaz­ione, dalla Diciotti, non scende nessuno». Il modello australian­o fu introdotto dal 2013 ma prevede una sorta di blocco navale con la messa in campo di navi e aerei ed accordi bilaterali con Paesi vicini dove dirottare io migranti (in quel caso dall’Indonesia). Un modello che secondo alcuni esperti costerebbe allo Stato circa 400 milioni di euro e non ricadrebbe comunque sulla responsabi­lità del solo ministro dell’Interno.

L’ex premier Paolo Gentiloni ha reagito a questa ipotesi chiedendos­i «da chi e quando questa scelta della via australian­a sarebbe stata compiuta? Non dal Governo, non dal Parlamento, non dal Consiglio supremo di difesa». Analoga la reazione del presidente del Movimento europeo Virgilio Dastoli secondo il quale «sappiamo ora che il vero capo del governo è il ministro dell’Interno e che l’avvocato Conte insieme ai ministri delle Infrastrut­ture e dei trasporti e alla muta ministra della Difesa obbediscon­o agli ordini illegali del Viminale».

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ANSA Nel porto di Catania. Sulla nave Diciotti ci sono ancora a bordo 150 migranti

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