Malacalza al 24% lancia il ticket Modiano-Innocenzi
Il primo socio presenta la lista per il cda: Reichlin candidata vicepresidente Si dimette il consigliere Pericu: il board è ora formalmente decaduto
Malacalza Investimenti è salita nel capitale di Carige al 23,95% dal precedente 20,6% e ha presentato una lista per il rinnovo del Cda guidata dal tandem Modiano-Innocenzi. Intanto l’ex-sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, si è dimesso con effetto immediato dal Cda di Carige.
Pietro Modiano presidente, Fabio Innocenzi amministratore delegato, Lucrezia Reichlin vicepresidente. È questo il tris di nomi che la famiglia Malacalza ha deciso di candidare al vertice di Banca Carige. In vista del rinnovo del board, previsto con l’assemblea del prossimo 20 settembre, il principale azionista della banca ligure ha alzato ieri il velo sulla propria lista. E i nomi, va detto, sono di assoluto livello, a conferma del fatto che l’appeal per la banca ligure evidentemente non manca. Pietro Modiano, figura di spicco del mondo bancario, è stato direttore generale di Intesa Sanpaolo e vicedirettore generale di Unicredit, e attualmente ricopre la carica di Sea, la società degli aeroporti milanesi. Lucrezia Reichlin, economista, è stata membro del consiglio di amministrazione di UniCredit, e il suo nome era circolato nei mesi scorsi come uno dei possibili candidati alla presidenza del Consiglio e alla Consob. Nome di assoluto livello è quello proposto per la carica di amministratore delegato: Fabio Innocenzi, banchiere con un passato in Banco Popolare, è l’attuale numero uno in Italia del colosso svizzero Ubs.
L'elenco dei candidati di Malacalza Investimenti comprende anche l’ex commissario Consob Salvatore Bragantini e l’avvocato Lucia Calvosa (già indipendente in Tim). In lista anche due conferme rispetto al precedente Cda, ovvero Stefano Lunardi e Francesca Balzani, che aveva lasciato nel mese di giugno il cda di Carige criticando l’operato dell’a.d. Paolo Fiorentino. La lista, formata da dieci nomi, si completa poi con Chiara Del Prete, Luisella Bergero e Stefano Dagnino. Nella composizione della lista, si legge in una nota, Malacalza Investimenti ha individuato «professionalità di elevato profilo» e con «profonda conoscenza del settore bancario» che hanno «offerto la loro disponibilità e le loro competenze per perseguire con il massimo impegno il rilancio di Banca Carige». Impegno al quale Malacalza Investimenti «non mancherà di assicurare il proprio sostegno».
E il sostegno, se la si guarda in termini di dimensioni del pacchetto azionario, si è rafforzato. I Malacalza hanno comunicato ieri di essere saliti al 23,96% del capitale sociale della banca ligure (con autorizzazione a salire fino al 29%), puntellando così la posizione di primo azionista. Basterà questa quota ai Malacalza per vincere la sfida in Carige, e a battere la concorrenza dell’altro sfidante, ovvero Raffaele Mincione? I rapporti di forza si vedranno in assemblea. Il trust del finanziere basato a Londra, formalmente oggi può contare su una quota pari al 5,4% elevabile fino al 9,9%. E un eventuale asse - non scontato - con la Compania Financiera Lonestar dell’imprenditore Gabriele Volpi (9,087%) - che potrebbe correre in tandem con il terminalista Aldo Spinelli (accreditato di 1% circa) - può aiutare a ridurre il divario. Altri soggetti istituzionali potrebbero peraltro correre in aiuto. Mincione fino ad oggi ha tenuto coperte le sue carte e ha tempo fino a domenica per svelare i suoi candidati. Per la presidenza si parla di un nome di prestigio, mentre per la carica di a.d. è attesa la riconferma dell’attuale numero uno, Paolo Fiorentino. Evidente che, in virtù del set di nomi di elevato standing presentato ieri, i Malacalza puntano a coagulare il supporto anche di altri investitori, dai piccoli azionisti a qualche altro investitore istituzionale.
Molto dell’esito finale del confronto dipenderà dal numero di liste che si candideranno (oltre ai Malacalza si è presentata Assogestioni, e anche le Coop sono in movimento), e dalla distribuzione dei voti. Il metodo proporzionale puro per l’assegnazione dei posti nel board - che ieri è formalmente decaduto, viste le dimissioni di Giuseppe Pericu - non permette di fare proiezioni precise. La lista più votata si assicura la presidenza e la vicepresidenza, mentre per la poltrona di amministratore delegato servirà avere la maggioranza del Consiglio, ovvero almeno 8 dei 15 membri del Cda. Un risultato non scontato. Ma che permetterebbe, ai vincitori, di tracciare in autonomia la rotta futura di Carige, banca fragile che entro l’anno dovrà varare un piano di conservazione del capitale. All’orizzonte c’è l’aggregazione, ma la divergenza tra i due contendenti è sui tempi e, forse, approdo finale. Malacalza punta a prendere tempo, mentre Mincione vorrebbe accelerare.