Boccia: nazionalizzare è un errore, tempi certi per fine dell’emergenza
Senza l’agibilità aziende a rischio chiusura. Oggi sarà presente al Meeting di Cl
«Un’eventuale legge per la nazionalizzazione delle autostrade o per l’annullamento della concessione sarebbe un grave errore». Lo dice Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, oggi ospite del Meeting di Rimini. Boccia evidenzia poi i pericoli che le incertezze sul ripristino delle condizioni di agibilità possono avere sulle aziende genovesi, mettendole a rischio. È necessario uscire presto dall’emergenza.
«Un’eventuale legge per la nazionalizzazione delle autostrade o per l’annullamento della concessione sarebbe un grave errore. Non pensiamo si arrivi a tanto, sarebbe un boomerang incredibile». Vincenzo Boccia, dopo la posizione presa con una lettera al Sole 24 Ore del 18 agosto sul crollo del ponte Morandi, commenta gli sviluppi del dibattito in un’intervista a Il Sussidiario.net. E lo fa sottolineando gli effetti negativi di una eventuale nazionalizzazione per legge e mettendo in evidenza i rischi che le incertezze sul ripristino delle condizioni di agibilità possono avere sull’attività delle aziende, mettendole a rischio chiusura.
«Per prima cosa sfideremmo chiunque a sottoscrivere convenzioni con un governo che le annulla per legge», ha detto il presidente di Confindustria. Secondo punto, «si darebbe l’idea che il governo voglia sostituirsi alle commissioni tecniche da lui stesso insediate o addirittura alla magistratura anticipando sentenze con un atteggiamento irrispettoso verso la stessa magistratura perché dimostrerebbe un’assenza di fiducia da parte dell’esecutivo verso il suo operato». Terzo elemento per cui la nazionalizzazione sarebbe un errore, un atto del genere «sarebbe contrario alle regole di diritto». Considerazioni tali per cui Boccia afferma: «Non pensiamo si arrivi a tanto, sarebbe un boomerang incredibile».
Altra cosa è, «nel rispetto delle regole, delle scadenze e delle procedure» agire nell’interesse del paese. «È un errore generalizzare e tornare ad un passato che conosciamo, in cui si pensava che il pubblico fosse meglio del privato. Un dibattito che non ha nessun senso, mentre si corre il rischio che le aziende che sorgono nell’area interessata dal crollo chiudano i battenti per le troppe incertezze sul ripristino delle condizioni di agibilità». Una cosa, secondo Boccia, è «avere certezze sui tempi brevi sull’uscita dall’emergenza e che ci sarà un nuovo ponte, che la vita economica tornerà quella di prima» per permettere agli operatori di pianificare, «un’altra è rischiare di restare sospesi per anni. In tal caso la possibilità che piccoli, medi e grandi operatori economici possano mollare sarebbe elevata».
Boccia nell’intervista ha affrontato anche i temi del lavoro, di cui parlerà oggi al Meeting di Rimini con la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, e della prossima legge di bilancio. Secondo il presidente di Confindustria bisognerebbe innanzitutto favorire l’assunzione dei giovani azzerando i carichi fiscali per i primi due o tre anni e sperimentare la flat tax a partire dal mondo della produzione. Con il Patto della fabbrica firmato con Cgil, Cisl e Uil, ha ricordato Boccia, «abbiamo stabilito che i primi benefici dovrebbero riguardare tutti i lavoratori, che si ritroverebbero con più soldi e potrebbero far ripartire la domanda».
Quanto ai titoli più importanti del programma di governo, reddito di cittadinanza, flat tax e riforma delle pensioni, «si possono conseguire se si ha la pazienza di varare un progetto di medio termine che parta dall’alleggerire il peso fiscale sui lavoratori». Delusi dal governo, aveva detto Boccia qualche giorno fa: «Confindustria è distante dai partiti, ma non dalla politica. Siamo delusi nel metodo, dall’assenza del confronto, e nel merito. Ancora di più siamo rimasti amareggiati da alcuni ingenerosi attacchi, tra l’altro con la presunzione inaccettabile che a capire le aspettative degli industriali italiani siano altri e non noi. Occorrerebbe aggiungere alla dignità la responsabilità e ragionare in chiave positiva e non punitiva». Boccia ha rimesso al centro la questione industriale come questione nazionale, anche pensando alla situazione del Sud. E, come risposta agli shock esterni, a partire dai nuovi protezionismi, «occorre avere le carte in regola e i conti in ordine» ha detto, oltre che «rinforzare le risposte a livello europeo».