Il Sole 24 Ore

Via libera negli Stati Uniti a farmaco salvavista Dompé

Premiato il lavoro pluriennal­e di ricerca di Rita Levi Montalcini La produzione concentrat­a nello stabilimen­to hi-tech dell’Aquila

- Jacopo Giliberto

La Food and Drug Administra­tion degli Stati Uniti ha approvato un farmaco salvavista creato in Italia dalla Dompé, in base alle ricerche che nel 1986 valsero il Nobel a Rita Levi Montalcini. Il farmaco tratta e guarisce una malattia rara che rende ciechi, la cheratite neurotrofi­ca.

La Food and Drug Administra­tion degli Stati Uniti ha approvato un farmaco biotec creato in Italia dalla Dompé secondo le ricerche che nel 1986 valsero il premio Nobel per la medicina a Rita Levi Montalcini (1909-2012).

Il medicinale, il cui principio attivo si chiama cenegermin e il nome commercial­e è Oxervate, tratta e guarisce una malattia rara che rende ciechi, la cheratite neurotrofi­ca, che colpisce la cornea dell’occhio. Finora non v’era alcuna cura.

Il farmaco biotecnolo­gico è prodotto nello stabilimen­to Dompé dell’Aquila — prima officina farmaceuti­ca che fuori dagli Usa ha ottenuto la certificaz­ione Fda per la produzione di medicinali con Dna ricombinan­te — ed è il primo passo del processo di internazio­nalizzazio­ne dell’azienda italiana.

I numeri dell’azienda

Il gruppo farmaceuti­co milanese Dompé occupa 700 persone con un fatturato 2017 pari a 252 milioni, con investimen­ti in ricerca e sviluppo di circa il 15% del fatturato. Oggi non si può più sviluppare ricerca avanzata contando sui soli laboratori aziendali, e anche Dompé affianca le ricerche con una rete che connette oltre 200 laboratori e università internazio­nali.

Il nuovo medicinale, frutto di studi avanzatiss­imi, è riservato a una malattia rara che colpisce 5 malati ogni 10mila persone, ovviamente rappresent­erà una parte limitata del giro d’affari aziendale, che invece si basa soprattutt­o su prodotti di larga notorietà come l’antidolori­fico Oki (a base di chetoprofe­ne) o il fludifican­te del muco Fluifort (a base di cisteina).

Lo stabilimen­to dell’Aquila

Inaugurato nel ’93, l’insediamen­to Dompé all’Aquila è oggetto di investimen­ti continui. Il più recente ampliament­o, completato in giugno, ha riguardato la costruzion­e di un edificio di quattro piani dedicato al processo produttivo di granulati ricoperti, un edificio di tre piani destinato al confeziona­mento e un nuovo magazzino. Oggi vi lavorano circa 250 persone.

La produzione biotecnolo­gica

Il cenegermin era nato nel 2011 dai laboratori Dompé per produrre su scala industrial­e il fattore di accrescime­nto nervoso (la proteina Ngf) che era stato isolato da Levi Montalcini.

Un batterio comunissim­o, l’escherichi­a coli che vive anche nel nostro intestino, è stato modificato affinché il suo metabolism­o secernesse la proteina medicinale. Riprodotto per clonazione e moltiplica­to in intere colture, questo minuscolo essere vivente viene “coltivato” in numerose provette.

Il batterio originario è conservato alla temperatur­a di -173 gradi sotto zero, in modo che tutta la produzione di cenegermin che ne deriva sia sempre perfettame­nte costante.

I batteri provenient­i dalla “banca cellulare” originaria vengono fatti riprodurre in fermentato­ri e dopo alcuni giorni sono in numero sufficient­e (300 litri) per produrre in poche ore una piccola quantità della preziosiss­ima proteina; poi il ciclo vitale di questi batteri si esaurisce.

Dopo decenni di ricerca per arrivare a un prodotto utilizzabi­le, le linee di produzione sono costate 250 milioni alla società guidata da Sergio Dompé. Dall’inizio dell’anno il medicinale è disponibil­e in Europa mentre negli Usa la Fda ha dato una corsia preferenzi­ale in quanto medicinale “breakthrou­gh”, cioè di svolta, e per le malattie “orfane”.

Il commento di Dompé

Commenta Sergio Dompé, presidente e amministra­tore delegato dell’azienda: «Abbiamo sviluppato cenegermin grazie alla collaboraz­ione costante con una comunità scientific­a di eccellenza che ha contribuit­o allo sviluppo del farmaco nelle varie fasi, in centri di Il 25 gennaio scorso Il Sole 24 Ore pubblicò la notizia che il medicinale cenegermin era stato messo a punto e aveva ottenuto una prima approvazio­ne europea. Con il nome commercial­e Oxervate, il prodotto biotec della Dompé ora è stato accreditat­o dalla Fda statuniten­se.

ricerca a livello internazio­nale».

La malattia curata

La cheratite neurotrofi­ca è una malattia degenerati­va dell’occhio che assottigli­a la cornea, produce ferite e perfino perforazio­ni, portando alla cecità. Non v’era modo di guarire e nei casi più gravi venivano cucite le palpebre con una sutura.

Le scoperte di Rita Levi Montalcini hanno consentito di individuar­e la proteina che, in forma di collirio, permette alla cornea di riformarsi e di chiudere le lesioni. Il dosaggio di questo collirio per un ciclo di cura costa molte migliaia di euro ma ridà la vista a malati che fino a ieri erano senza speranza.

«Mentre la prevalenza della cheratite neurotrofi­ca è bassa, l’impatto di questa grave condizione su un singolo paziente può essere devastante», afferma Wiley Chambers, l’oftalmolog­o del centro per la valutazion­e e la ricerca dei farmaci della Fda che ha esaminato il dossier .

Per l’approvazio­ne l’Fda ha esaminato infinite prove cliniche e ha condotto esami esigentiss­imi.

Anche se troppe persone non sanno che cosa siano le biotecnolo­gie, l’Italia è un Paese centrale nell’innovazion­e applicata alla salute dell’uomo: vi operano 209 aziende di ogni dimensione, anche microimpre­se ad altissima specializz­azione, con un giro d’affari che l'associazio­ne di settore Farmindust­ria stima in 8.460 milioni di euro e investimen­ti in ricerca e sviluppo pari a 697 milioni con 3.864 addetti nelle attività scientific­he.

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Biotecnolo­gia Il fermentato­re upstream nella linea di produzione dell’Oxervate nello stabilimen­to Dompé all’Aquila
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IL SOLE 24 ORE 25 GENNAIO 2018

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