Merkel rinuncia a Bce Scatta la corsa al dopo-Draghi
Sacrificato Weidmann, per Berlino la cancelliera vuole la guida della Commissione Ieri il presidente della Buba ha confermato la linea dura su Qe e condivisione rischi
A Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, sarebbe piaciuto trasferirsi al piano più alto della Bce, quando Mario Draghi lascerà i suoi uffici a fine ottobre 2019. Ma, come già anticipato sulle pagine del Sole 24 Ore, questo trasloco non avverrà: Angela Merkel avrebbe deciso di sacrificare la presidenza della Bce preferendo quella più politica della Commissione europea. Una decisione probabilmente accolta con sollievo da molti Paesi dell’euro, Italia compresa. Weidmann ha sempre votato contro le decisioni di politica monetaria straordinaria e accomodante in Bce. Una linea intransigente confermata anche ieri: i tempi sono maturi per chiudere il Qe, gli Stati con alto debito pubblico devono cavarsela da soli per ridurlo, e la condivisione dei rischi nell’area dell’euro deve essere accompagnata dalla cessione di sovranità.
A fine novembre 2019 la Bundesbank avvierà l’imponente ristrutturazione della sua sede centrale a Francoforte, e per qualche anno i suoi 2.000 e più dipendenti lavoreranno dal Frankfurter Büro Center. A Jens Weidmann, presidente della Buba, sarebbe piaciuto trasferirsi quel mese stesso al piano più alto della Bce quando Mario Draghi lascerà i suoi uffici a fine ottobre. Ma, come già anticipato sulle pagine del Sole 24Ore, questo trasloco di Weidmann non avverrà perché Angela Merkel avrebbe deciso di sacrificare la presidenza della Banca centrale europea preferendo quella più politica e decisamente meno finanziaria della Commissione europea, come riportato ieri dal quotidiano tedesco Handelsblatt.
La sede della Bundesbank, un edificio lungo 216 metri e alto 75 costruito nel 1967, è considerata un’opera d’arte espressione dell’architettura brutalista. La sua struttura, grezza, lineare ed essenziale, è un simbolo della stabilità della Banca al punto che, come raccontano fonti bene informate, proprio Weidmann avrebbe imposto una ristrutturazione che non altererà il look dell’edificio, affrontando costi molto più alti. Il numero uno della Buba ci tiene a dare un segnale di continuità e di stabilità, non vuole scuotere la fiducia dei cittadini tedeschi neppure spostando un mattone brutalista dell’edificio. Figuriamoci quindi quando si tratta di politica monetaria: Weidmann ha puntualmente votato contro tutte le decisioni di politica monetaria straordinaria e accomodante in Bce dal 2011, anno in cui ha preso la guida della Buba. E ha sempre e comunque portato avanti la filosofia ortodossa della banca, che guarda con la massima indipendenza solo all’inflazione tenendosi alla larga dalle problematiche delle politiche fiscali.
Una linea intransigente che Weidmann conferma in ogni occasione, anche ieri in un incontro con la stampa estera a Berlino: i tempi sono maturi per chiudere il Qe, ha detto, gli Stati con alto debito pubblico devono cavarsela da soli per ridurlo, e la condivisione dei rischi nell’area dell’euro deve essere accompagnata dalla cessione di sovranità: e questo spiega il freno tirato sull’Unione bancaria, che la Bundesbank vede come fumo agli occhi fino a quando le banche di alcuni Paesi, soprattutto le italiane, continueranno ad avere un alto rapporto tra sofferenze e impieghi e un’esposizione elevata al rischio sovrano.
L’Italia, assieme a un gruppo nutrito gruppo di Paesi dell’euro, era pronta a dare battaglia per bloccare l’ascesa di Weidmann in Bce: anche solo per evitare che il successore di Draghi non si riconoscesse nelle Omt, lo strumento principe che assieme al Qe Draghi ha utilizzato per salvare l’euro dando seguito alla minaccia del “whatever it takes”.
L’Italia però oltre a dare battaglia a Weidmann non risulta in prima linea con altrettanto impegno per aggiudicarsi poltrone importanti nella grande girandola di nomine che inizia alla fine di quest’anno con la guida dell’Ssm (il meccanismo di vigilanza unico) e che proseguirà dopo le elezioni europee nel maggio 2019 con la presidenza di Commissione, Consiglio e Parlamento europei e alti incarichi in Bce. Le candidature per il posto di chair dell’Ssm vanno presentate entro la fine di questo mese e l’Italia dovrà scegliere tra due nomi forti, Andrea Enria presidente dell’Eba e Ignazio Angeloni di Bce/Ssm, il primo sembra sia in pole position.
Handelsblatt cita fonti bene informate per segnalare i nomi che Angela Merkel sponsorizzerà per la Commissione: i ministri dell’Economia Peter Altmaier o della Difesa Ursula von der Leyen, entrambi molto vicini alla cancelliera, oppure Manfred Weber della Csu, membro del Parlamento europeo e capogruppo del Partito popolare europeo. Resta da vedere come andranno le elezioni europee ma ancor prima quelle della Csu in Baviera questo ottobre: l’ascesa dei partiti populisti in tutta Europa potrebbe far saltare i piani di Angela Merkel rafforzando la posizione e la voce di Paesi come l’Italia.