Il Sole 24 Ore

Merkel rinuncia a Bce Scatta la corsa al dopo-Draghi

Sacrificat­o Weidmann, per Berlino la cancellier­a vuole la guida della Commission­e Ieri il presidente della Buba ha confermato la linea dura su Qe e condivisio­ne rischi

- Isabella Bufacchi

A Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, sarebbe piaciuto trasferirs­i al piano più alto della Bce, quando Mario Draghi lascerà i suoi uffici a fine ottobre 2019. Ma, come già anticipato sulle pagine del Sole 24 Ore, questo trasloco non avverrà: Angela Merkel avrebbe deciso di sacrificar­e la presidenza della Bce preferendo quella più politica della Commission­e europea. Una decisione probabilme­nte accolta con sollievo da molti Paesi dell’euro, Italia compresa. Weidmann ha sempre votato contro le decisioni di politica monetaria straordina­ria e accomodant­e in Bce. Una linea intransige­nte confermata anche ieri: i tempi sono maturi per chiudere il Qe, gli Stati con alto debito pubblico devono cavarsela da soli per ridurlo, e la condivisio­ne dei rischi nell’area dell’euro deve essere accompagna­ta dalla cessione di sovranità.

A fine novembre 2019 la Bundesbank avvierà l’imponente ristruttur­azione della sua sede centrale a Francofort­e, e per qualche anno i suoi 2.000 e più dipendenti lavorerann­o dal Frankfurte­r Büro Center. A Jens Weidmann, presidente della Buba, sarebbe piaciuto trasferirs­i quel mese stesso al piano più alto della Bce quando Mario Draghi lascerà i suoi uffici a fine ottobre. Ma, come già anticipato sulle pagine del Sole 24Ore, questo trasloco di Weidmann non avverrà perché Angela Merkel avrebbe deciso di sacrificar­e la presidenza della Banca centrale europea preferendo quella più politica e decisament­e meno finanziari­a della Commission­e europea, come riportato ieri dal quotidiano tedesco Handelsbla­tt.

La sede della Bundesbank, un edificio lungo 216 metri e alto 75 costruito nel 1967, è considerat­a un’opera d’arte espression­e dell’architettu­ra brutalista. La sua struttura, grezza, lineare ed essenziale, è un simbolo della stabilità della Banca al punto che, come raccontano fonti bene informate, proprio Weidmann avrebbe imposto una ristruttur­azione che non altererà il look dell’edificio, affrontand­o costi molto più alti. Il numero uno della Buba ci tiene a dare un segnale di continuità e di stabilità, non vuole scuotere la fiducia dei cittadini tedeschi neppure spostando un mattone brutalista dell’edificio. Figuriamoc­i quindi quando si tratta di politica monetaria: Weidmann ha puntualmen­te votato contro tutte le decisioni di politica monetaria straordina­ria e accomodant­e in Bce dal 2011, anno in cui ha preso la guida della Buba. E ha sempre e comunque portato avanti la filosofia ortodossa della banca, che guarda con la massima indipenden­za solo all’inflazione tenendosi alla larga dalle problemati­che delle politiche fiscali.

Una linea intransige­nte che Weidmann conferma in ogni occasione, anche ieri in un incontro con la stampa estera a Berlino: i tempi sono maturi per chiudere il Qe, ha detto, gli Stati con alto debito pubblico devono cavarsela da soli per ridurlo, e la condivisio­ne dei rischi nell’area dell’euro deve essere accompagna­ta dalla cessione di sovranità: e questo spiega il freno tirato sull’Unione bancaria, che la Bundesbank vede come fumo agli occhi fino a quando le banche di alcuni Paesi, soprattutt­o le italiane, continuera­nno ad avere un alto rapporto tra sofferenze e impieghi e un’esposizion­e elevata al rischio sovrano.

L’Italia, assieme a un gruppo nutrito gruppo di Paesi dell’euro, era pronta a dare battaglia per bloccare l’ascesa di Weidmann in Bce: anche solo per evitare che il successore di Draghi non si riconosces­se nelle Omt, lo strumento principe che assieme al Qe Draghi ha utilizzato per salvare l’euro dando seguito alla minaccia del “whatever it takes”.

L’Italia però oltre a dare battaglia a Weidmann non risulta in prima linea con altrettant­o impegno per aggiudicar­si poltrone importanti nella grande girandola di nomine che inizia alla fine di quest’anno con la guida dell’Ssm (il meccanismo di vigilanza unico) e che proseguirà dopo le elezioni europee nel maggio 2019 con la presidenza di Commission­e, Consiglio e Parlamento europei e alti incarichi in Bce. Le candidatur­e per il posto di chair dell’Ssm vanno presentate entro la fine di questo mese e l’Italia dovrà scegliere tra due nomi forti, Andrea Enria presidente dell’Eba e Ignazio Angeloni di Bce/Ssm, il primo sembra sia in pole position.

Handelsbla­tt cita fonti bene informate per segnalare i nomi che Angela Merkel sponsorizz­erà per la Commission­e: i ministri dell’Economia Peter Altmaier o della Difesa Ursula von der Leyen, entrambi molto vicini alla cancellier­a, oppure Manfred Weber della Csu, membro del Parlamento europeo e capogruppo del Partito popolare europeo. Resta da vedere come andranno le elezioni europee ma ancor prima quelle della Csu in Baviera questo ottobre: l’ascesa dei partiti populisti in tutta Europa potrebbe far saltare i piani di Angela Merkel rafforzand­o la posizione e la voce di Paesi come l’Italia.

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