Intesa Sanpaolo «rompe il ghiaccio» sui bond
Collocati titoli per un miliardo: cedola in rialzo sulle ultime operazioni
Intesa Sanpaolo torna sul mercato obbligazionario. Ed è la prima banca italiana a farlo con un bond unsecured dai tempi dell’insediamento del governo giallo-verde, a cui è seguita una perdurante fase di tensione e di vendite sul mercato italiano.
Il gruppo guidato da Carlo Messina ieri ha collocato sul mercato un bond senior a cinque anni da un miliardo a un tasso pari al midswap più 188 punti base, pari al 2,15 per cento. La cedola è a un livello più basso delle attese iniziali, pari a circa 200 punti base sul mid-swap (il benchmark di riferimento per le emissioni obbligazionarie), ma comunque rimane ben più alta dei più recenti collocamenti. Basti pensare che l’ultimo bond senior emesso da Intesa - peraltro poco dopo le elezioni politiche italiane, che hanno come noto dato luogo a una lunga fase di stallo - era stato piazzato a 77 punti base sopra il mid-swap, pari all’1,83%. E si trattava di un bond a 10 anni, quindi una scadenza doppia rispetto a quella offerta ieri.
La mossa di Intesa Sanpaolo con tutta probabilità è funzionale a cogliere una finestra di relativa minor avversione al rischio che si registra in queste ultime sedute. E probabilmente serve ad anticipare possibili nervosismi sui mercati attesi nelle prossime settimane, in coincidenza con il varo della Legge di Stabilità. Moody’s ha scelto di rinviare in autunno, al massimo alla fine di ottobre, la decisione sul rating sovrano dell'Italia in attesa della pubblicazione del Def, anche se il 7 settembre è previsto un aggiornamento. Ben prima, ovvero il prossimo 31 agosto, Fitch alzerà il velo sulll’eventuale decisione di declassamento, anche se l’agenzia di rating attualmente ha una visione stabile e un rating BBB sull’Italia.
La tonicità della domanda per il bond - che è stata pari a 1,7 miliardi di euro - conferma la buona risposta del mercato. Intesa è considerata dagli investitori come la migliore banca del mercato italiano, e non a caso, come segnalava Reuters, il nuovo titolo con scadenza Agosto 2023 (prezzato a reoffer 99,869), offre una cedola di 2,125%, inferiore a quella offerta oggi sul mercato dal Btp marzo 2023, che sconta un tasso del 2,33%. Non è da escludere che sulla scia di Ca’ de Sass si muovano per fare provvista e dribblare futuri, potenziali maggiori rincari.
Rimane il fatto che il clima di forte tensione che si registra sull’Italia pesa come un macigno sulle capacità di funding delle banche. E quindi anche nella loro possibilità di essere competitive sul mercato. Deutsche Bank ha appena emesso un bond senior preferred a 5 anni a un tasso di 90 basis point sul midswap. Lo scarto sul midswap tra i due colossi bancari - praticamente il doppio per Intesa - segnala il maggior prezzo che le banche italiane pagano per l’incertezza determinata dall’attuale scenario politico, e dai possibili strappi antieuropeisti ventilati da alcuni membri dell’Esecutivo. Un rincaro che, se mantenuto a lungo, inevitabilmente verrebbe poi riversato sui costi dei prestiti a famiglie e imprese. Il costo come è evidente è più alto anche per lo Stato: un Btp quinquennale offre il 2,3% contro un analogo titolo tedesco che garanitsce lo 0,28 per cento.
Il tema dell’aumento del costo del funding per le banche diventa ancor più rilevante se si considera che il fabbisogno per gli istituti è destinato inevitabilmente ad aumentare. Nei prossimi mesi si concluderà a Bruxelles il dibattito sulla revisione della Crr/Crd e, in particolare, sulla definizione del cosiddetto Mrel, il requisito minimo di fondi propri e passività utilizzabili in caso di crisi bancarie.
Inutile dire le banche dovranno emettere nuovi subordinati idonei alle nuove indicazioni europee, ovvero bond che, in caso di risoluzione, dovranno assorbire per prime le perdite e ricostituire il capitale mancante. Le stime di Bankitalia mettono in conto una carenza aggregata di passività idonee tra i 30 e i 60 miliardi di euro, che dovranno già scontare di per sé un maggior costo, vista la maggiore rischiosità intrinseca degli strumenti.