Nel decreto Salvini la lista «Paesi sicuri» per ridurre i rifugiati
Stop alle richieste d’asilo da queste nazioni: il Viminale valuta l’iter normativo
C’è un pacchetto di norme ancora in discussione nella bozza di decreto Salvini in dirittura per la ripresa dei lavori parlamentari a settembre. Il testo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) ha le sue fondamenta politiche nelle norme sull’immigrazione. Più severe, soprattutto, quelle sui richiedenti asilo: dal divieto dei ricorsi reiterati alla stretta sui permessi umanitari, dallo stop all’accesso dei servizi anagrafici all’ampliamento del numero dei reati commessi tali da far scattare l’espulsione. Fino al raddoppio del periodo di trattenimento degli irregolari nei centri per i rimpatri, da gli attuali tre a fino a sei mesi, sostenuta anche dall’Anfp-associazione funzionari di polizia.
Altre disposizioni, invece, dovranno essere consolidate nel provvedimento da portare in Consiglio dei ministri a settembre dopo il confronto con gli altri dicasteri interessati: Funzione pubblica, Giustizia, Esteri, Economia e Finanze. Con il Mef, per esempio, il ministro Matteo Salvini sta valutando la possibilità di aumentare la quota delle assunzioni nelle forze dell’ordine. Lo ritiene un obiettivo prioritario ma bisogna fare i conti con le compatibilità del bilancio dello Stato. Sono in previsione, poi, articoli per rafforzare il lavoro dell’Agenzia nazionale beni confiscati e sequestrati (Anbsc), così come il ministro dell’Interno vuole intervenire con norme a sostegno della polizia locale. Ma, come testimonia la gran parte della comunicazione politica di questi giorni, è la normativa migratoria a fare la parte del leone nel decreto in arrivo. Non dovrebbe rientrare nell’intervento d’urgenza un altro percorso già intrapreso al Viminale per contrastare gli sbarchi: una lista dei cosiddetti «Paesi sicuri», cioè non soggetti a guerre o violazioni sistematiche dei diritti umani e, pertanto, tali da escludere la possibilità di presentare domanda di protezione internazionale. Tanto che dal mese scorso ne stanno discutendo proprio Esteri, Interno e Giustizia, probabile anche un coinvolgimento della Difesa. Immaginato all’inizio di inserire la questione nel decreto, il tema dovrebbe invece procedere con un iter autonomo. Così come il taglio di un miliardo sulle spese dell’accoglienza andrà avanti con passaggi amministrativi. Come sta già sperimentando il centro di Mineo, in provincia di Catania, e come si vedrà con i prossimi bandi da emanare non appena andranno a scadenza quelli in vigore. Resta da vedere, infine, quali novità possano spuntare dall’esame in Parlamento del testo Salvini. Si è già palesata, infatti, una proposta di norma per vietare il cosiddetto «accattonaggio molesto». Già discussa e bocciata in passato. Stavolta, tuttavia, non è affatto escluso che invece ottenga l’appprovazione.