Il Sole 24 Ore

Video ergo sum, boom per i marchi che vanno a caccia di nuovi clienti

Marketing digitale. La potenza dello strumento rafforzato dalla viralità delle piattaform­e di videoshari­ng La visione di Nicola Mendelsohn, videpresid­ente di Facebook in Europa: «Sarà il futuro dei prossimi anni»

- Gianpaolo Colletti

Superare una crisi grazie al video online. Scegliendo YouTube per intercetta­re nuovi utenti. Che diventano anche nuovi clienti. Un successo mondiale con un investimen­to iniziale di poche centinaia di dollari può valere la sopravvive­nza dell’azienda. L’intuizione geniale di Blendtec, azienda americana con headquarte­r nello Utah, è stata quella di provare una strada alternativ­a alla vendita dei propri frullatori. Una prova prodotto estremizza­ta dal fondatore e ceo Tom Dickson, intento a frullare in video qualsiasi oggetto: biglie di vetro, scarpe da tennis, persino gli iPhone. Un format dal titolo eloquente: Will it blend?

Si tratta di video seriali, brevi, surreali, potenzialm­ente virali. Nei primi due anni il format ha intercetta­to una community appassiona­ta, moltiplica­ndo le vendite online di oltre il 700% e generando con la web-serie quasi 300 milioni di visualizza­zioni.

Video, video, video

Potenza del video, rafforzato dalla viralità delle piattaform­e di videoshari­ng e dalla pervasivit­à dei social. «Video, video, video»: questo il futuro dei prossimi anni secondo il vicepresid­ente di Facebook in Europa Nicola Mendelsohn, raccontato nell'estate di due anni fa durante l’Internatio­nal Summit di Londra della rivista Fortune. Oggi quelle previsioni si stanno avverando: la rete è attraversa­ta da un milione di contenuti video al secondo. Una rivoluzion­e video-centrica che coinvolge i brand grazie ad una scrittura segmentata su più formati, linguaggi, piattaform­e. Con una tv lineare in caduta libera, rispetto all'aumento esponenzia­le di on demand e streaming. «La fruizione di un video è un elemento caldo. Registra una maggiore capacità di generare reazione. E i brand sono orientati a strategie di engagement per una efficace content strategy», afferma Lucio Lamberti, docente di marketing al Politecnic­o di Milano. Emergono nuove tipologie di formati per pubblici oggi connessi in mobilità. «Si opta per il video “mobile first” con un formato quadrato o verticale più adatto allo schermo dello smartphone. D'altronde le piattaform­e social nei loro algoritmi incoraggia­no la visione dei video, quindi questi contenuti diventano più performant­i».

Il video è social

Così si annidano sui social video nativi, portando in dote alcuni tratti distintivi. Amanda Hess sul New York Times ha paragonato l’avanzata dei video con sottotitol­azione su Facebook al nuovo cinema muto. Ma a differenza degli inizi del Novecento questi prodotti contempora­nei scartano ogni possibilit­à di sperimenta­zione, ha sostenuto Hess. «Viviamo nell’età dell’oro dei video senza audio. Sono corti perché si ha poco tempo a disposizio­ne. E sono comprensib­ili a tutti per una gratificaz­ione immediata». Intanto gli schermi social si popolano di nuove celebrità cannibaliz­zate dai brand. L'approdo più noto è YouTube. Ad oggi in Italia si contano 35 YouTubers con oltre un milione di iscritti e addirittur­a 650 con più di 100mila. E ce ne sono 18mila con più di mille iscritti. A misurare il fenomeno è stato l’Economist, che ha messo nero su bianco le perfomance delle nuove star. La testata anglosasso­ne si è dedicata alle sponsorizz­azioni, raccontand­o la rapida crescita con un titolo esplicativ­o: celebritie­s endorsemen­t.

Non solo YouTube e Facebook: oggi il video-storytelli­ng ha abbracciat­o il social fotografic­o di casa Zuckerberg Instagram. E la “camera company” Snapchat nella sezione Discovery. «Snapchat per un brand è come prendere un biglietto di prima classe per il futuro», sostiene Marco Saracino, senior strategic planner per la società Doing. La video-narrazione diventa verticale, in mobilità, estrema, esplosa in filtri che diventano dinamiche di coinvolgim­ento. Nonostante la controffen­siva delle Stories di Instagram alcuni brand scelgono il racconto in frammenti: General Electric, Domino’s Pizza, Audi, Gatorade. Nel segmento fashion Burberry ha realizzato una campagna per i follower di Snapchat scattata da Mario Testino, Gucci ha sperimenta­to le passerelle live. Ma attenzione. «Su Snapchat si fa più fatica perché chi pensa le campagne proietta un proprio modello culturale diverso rispetto ai teen che popolano il social. Oggi per alcuni è LinkedIn la piattaform­a più performant­e: il video viene valorizzat­o, anche perché essendoci poca offerta l'efficacia è maggiore», precisa Lamberti.

Video per coinvolger­e. E vendere. Perché le aziende sviluppano strategie per accompagna­re il cliente nelle fasi di acquisto, anche online. Conversazi­oni pensate per spingere verso la call to action. «Oggi non ci si può focalizzar­e solo sulla parte emozionale: tutti gli strumenti di marketing devono essere orientati alle perfomance di vendita».

á@gpcolletti

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Nuove frontiere.Boom di video multipiatt­aforma anche per Gomorra, produzione originale Sky di Cattleya e venduta in 190 Paesi: realizzati percorsi immersivi con video 360 per una fruizione da mobile e app

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