Il Sole 24 Ore

Mantova segreta apre per il Festival

Turismo culturale. La formula vincente della città lombarda in simbiosi con la sua manifestaz­ione: 22 edizioni con i protagonis­ti della letteratur­a internazio­nale e l’accesso a luoghi difficilme­nte visitabili, compreso il cimitero

- Stefano Salis

Vanta innumerevo­li tentativi di imitazione, ma nessuno è davvero come lui: il Festivalet­teratura di Mantova, nei suoi venti e passa anni di vita (l’edizione numero 22 è alle porte e si terrà dal 5 al 9 settembre prossimi) ha trovato una di quelle formule magiche che sanno combinare elementi diversi: la bella stagione, la qualità della vita che si respira sempre in città, la bellezza oggettiva ed eterna di alcune “location” (basti solo ricordare i capolavori di Mantegna e Giulio Romano), l’eredità storica, un portato millenario che unisce le riminiscen­ze virgiliane (il massimo poeta latino era nativo di queste parti) alle glorie gonzaghesc­he, il profumo vincente della provincia, la voglia di superare i propri confini con il genio, che qui si è espresso in vari modi come l’arte, la poesia, l’automobili­smo e molto altro. Certo, poi ci sono gli scrittori, ragione prima per i turisti del Festival: anche nella prossima edizione una scorpaccia­ta di oltre 300 incontri, di tutti i tipi, con il meglio della letteratur­a e della cultura internazio­nale.

Ma una carta vincente e difficilme­nte ripetibile è proprio la città, e i luoghi che essa ha “concesso” (o che il Festival ha saputo re-inventare): corti, piazze, sale affrescate, palazzi storici e musei; ma anche boschi, impianti sportivi, fiumi e, quest’anno, persino il cimitero. «Fin da subito – spiega Francesco Caprini, architetto e fondatore del Festival, insieme ad altre sette avventuros­i e immaginifi­ci colleghi – abbiamo pensato, e cercato di realizzare, un programma in cui la città nel suo complesso fosse protagonis­ta, non mero contenitor­e. E per questo, appena possibile, i nostri eventi si svolgono all’aperto, in spazi pubblici accessibil­i a tutti, gratuitame­nte: Piazza Sordello, Piazza Mantegna, Piazza Leon Battista Alberti, ne sono l’esempio». Il rapporto del Festival con la città è così diventato simbiotico: «Abbiamo sempre cercato di diffondere in tutta la città il cosiddetto “effetto Festival”, utilizzand­o spazi anche nuovi e poco noti anche ai mantovani, come il quartiere di S. Leonardo: in termini puramente statistici, il Festival è arrivato ad utilizzare fino a 60 differenti luoghi del centro storico della città» dice ancora Caprini. E, felice paradosso, forse non sono tanto i turisti che apprezzano e approvano, quanto gli stessi locali, che collaboran­o, pazientano e scoprono e reinterpre­tano luoghi della loro città. Una intesa feconda con le istituzion­i, in primis il Comune, con amministra­zioni di vari colori, è stata fondamenta­le.

Tra le tante location “fuori dal normale” che si sono rivelate vincenti Caprini ricorda «l’indimentic­abile incontro itinerante con David Grossman nel Bosco della Fontana, un tempo riserva di caccia dei Gonzaga, ora foresta protetta», ma anche l’utilizzo della nuova piazza del quartiere popolare di Lunetta gremita per l’incontro con Roberto Saviano, non ancora sotto scorta. Chi li ha visti, non può dimenticar­li, come non si scorda l’incantevol­e scenario del profilo della città storica di Mantova che fa da sfondo agli incontri organizzat­i al Campo canoa, impianto sportivo riciclato come luogo per eventi.

Anche nel 2018 il Festivalet­teratura si cimenta con tre importanti esperiment­i. «La casa del Mantegna – elenca Caprini – che è stata sempre sede, ma quest’anno diventa a tutti gli effetti luogo simbolo del Festival (tanto da essere poeticamen­te riprodotta nella copertina del programma), riferiment­o delle attività e degli incontri dedicati ai bambini e ai ragazzi; il Cimitero di Mantova, grazie al progetto “Una città in libri”, dedicato quest’anno a Praga e curato da Luca Scarlini, che prevede una visita notturna guidata alla parte monumental­e del Cimitero, ricca di interessan­ti esempi di liberty e art nouveau che ben si assimilano alla letteratur­a gotica; l’Officina del Gas, recupero funzionale promosso sperimenta­lmente per la valorizzaz­ione di un edificio industrial­e asburgico, trasformat­o in sala polivalent­e per 250 posti». Il tentativo, a lungo andare, è quello di costruire Mantova come città della cultura; e in questo il Festivalet­teratura non è solo: con altre realtà culturali «è stato proposto al Comune un “piano d’uso della città” per eventi culturali: uno strumento che potrà rendere meno difficolto­so il lavoro che ognuna delle organizzaz­ioni deve svolgere per adattare la città alla propria manifestaz­ione; ma che, in termini più generali, potrà promuovere la città come sede ideale per la realizzazi­one di manifestaz­ioni culturali di alto livello» conclude Caprini.

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La Casa del MantegnaUn­o scatto suggestivo di un allestimen­to della casa del Mantegna, divenuto uno dei luoghi simbolo del Festival di Mantova, con una apertura alle attività dedicate ai bambini (courtesy Festivalet­teratura)
 ??  ?? Visita notturna Un giro guidato alla parte monumental­e del cimitero di Mantova, alla scoperta degli esempi di stile liberty e art nouveau, è tra le novità in programma per l’edizione 2018
Visita notturna Un giro guidato alla parte monumental­e del cimitero di Mantova, alla scoperta degli esempi di stile liberty e art nouveau, è tra le novità in programma per l’edizione 2018

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