La sfida di Cerved: dall’M&A la spinta in più alla redditività
Nel 2018-2020 dalle acquisizioni stimata la crescita annuale composta dell’Ebitda adjusted tra il 2 e il 3,5% Semestre in rialzo ma Ebitda margin in calo: la società dice che è l’effetto del mix tra varie aree di attività
Cerved, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, vuole puntare con ulteriore forza sull’M&A. La società, tra il 2018 e il 2020, prevede un tasso annuo di crescita composto dell’Ebitda consolidato adjusted tra il 5 e l’8,5%. Orbene: di questo aumento, tra il 2 e il 3,5% è da attribuirsi proprio all’M&A.
Le acquisizioni non da oggi sono una leva che Cerved sfrutta a sostegno della crescita. Il gruppo, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, vuole però puntare con ulteriore forza sull’M&A. Nello stesso piano d’impresa 2018-2020, di cui Cerved conferma i target, è descritta la strategia. La società prevede, nell’arco di piano, un tasso annuo di crescita composto(Cagr) dell’Ebitda consolidato adjusted tra il 5 e l’8,5%. Orbene: di questo aumento, tra il 2 e il 3,5% è da attribuirsi proprio all’M&A. Un contributo non da poco.
Le acquisizioni
Quali allora i settori cui Cerved guarda per lo shopping? Al fine di rispondere è dapprima utile ricordare l’oggetto sociale del gruppo. L’azienda divide la sua attività in tre aree. La prima è la “Credit information”. Ad essa sono riconducibili i prodotti e i servizi per valutare affidabilità e merito di credito di controparti commerciali o clienti. Il business si rivolge agli istituti finanziari (“Financial institutions”) e alle imprese (“Corporate”). C’è poi il “Credit management”. Questo consiste, in generale, nella gestione per conto terzi di crediti (essenzialmente problematici). Infine: il “Marketing solution”. Cioè l’analisi degli elementi per lo sviluppo aziendale: dalle dinamiche di settore fino a quelle della concorrenza. Ciò detto Cerved, sul fronte dell’M&A, punta a cogliere eventuali opportunità in tutte e tre le aree. Così: rispetto alla “Credit information” si guarda a realtà attive nel real estate (ad esempio perizie immobiliari), nei big data oppure a player concorrenti. Riguardo invece al “Credit management” il focus è sulle piattaforme di Npl bancari, sulla gestione del real estate (garanzia degli stessi prestiti) e sui servizi “ancillari” (tra gli altri l’amministrazione giudiziale e stragiudiziale del collaterale). Con riferimento, poi, al “Marketing solution” i potenziali target sono, ad esempio, società specializzate nel digital marketing.
Al di là, però, del business tradizionale Cerved ipotizza l’M&A anche per ampliare l’attività in aree contigue e sinergiche. Qualche esempio? Il mondo degli sviluppatori di software con cui gestire parti della filiera del credito alle Pmi. Oppure realtà operative nell’anti-riciclaggio. Sennonché, a fronte di un simile contesto, va ricordato che l’M&A porta con sé il rischio d’esecuzione. Cioè: l’aggregazione di nuove realtà, razionale ed efficiente sulla carta, può creare dei problemi pratici che impattano il business. Cerved rigetta il timore. In primis, viene sottolineato, perché dal momento dell’Ipo ad oggi la società ha realizzato diverse operazioni, creando valore. Un track record che, è l’indicazione, mostra la sua capacità nell’integrare con efficacia le nuove realtà. E poi perché, afferma sempre l’azienda, la selezione a monte dei target e la due diligence su di essi sono molto severe. Con il che, conclude Cerved, non ci sono particolari problemi sul tema in oggetto.
I conti semestrali
Fin qui alcune valutazioni sull’M&A. Il risparmiatore, però, è interessato anche alla dinamica di bilancio. Su questo fronte per tastare il polso all’azienda può guardarsi ai risultati del primo semestre del 2018.Il gruppo al 30 giugno ha riportato ricavi e redditività in crescita. Il fatturato è arrivato a 223 milioni (+12,3% rispetto allo stesso periodo del 2017). L’Ebitda rettificato è salito dell’11,9% mentre l’utile netto adjusted si è assestato a 52,8 milioni a fronte dei 47,2 milioni di un anno prima. Insomma: i numeri descrivono una realtà in rialzo.
All’interno di questo contesto positivo, però, il risparmiatore rileva un aspetto: il rapporto tra il Mol adjusted e i ricavi, al 30/6/2018, è del 45,9% in calo rispetto al 46,1% del primo semestre riclassificato del 2017. L’indizio di particolari problematiche? La società risponde negativamente. È l’effetto, afferma Cerved, del cambiamento del mix di business. Il “Credit management”, contraddistinto da una marginalità in rialzo ma più bassa (32%), cresce maggiormente rispetto al “Credit information” (che vanta circa il 53% di adjusted Ebitda margin). Di conseguenza da un lato, viene spiegato, la traiettoria dell’indicatore nel medio periodo dovrebbe diminuire ancora un po’; ma dall’altro non è dovuta ad alcun problema bensì a strategie di sviluppo aziendale. Cerved in conclusione, affermando che la marginalità complessiva è comunque soddisfacente, non rileva alcun problema legato all'Ebitda margin.
Le aree di business
Ma non è solo questione di marginalità. L’investitore guarda anche alle singole aree d’attività. Così il “Credit information”, nel primo semestre, ha visto ricavi e redditività aumentare. Si tratta di un settore piuttosto maturo dove, con riferimento al segmento “Financial institutions”, Cerved punta tra le altre cose sull’offerta di nuovi servizi e di prodotti maggiormente sofisticati. Un mix che dovrebbe consentire al segmento in oggetto di proseguire, nella seconda metà dell’anno,la traiettoria al rialzo. Tra il 2018 e il 2020, invece, Cerved conferma il Cagr organico a una bassa singola cifra percentuale.
Riguardo al “Credit information”, ma nel “Corporate”, la società prevede il Cagr organico, sempre tra il 2018 e il 2020, ad una media singola cifra percentuale. Si tratta di un’attività la quale, a ben vedere, potrà sfruttare la stessa riorganizzazione della rete commerciale. Ad oggi il network di vendita ad esempio dei dati alle imprese opera separatamente da quello della “Credit information”. Con il che lo stesso cliente viene servito due volte. Una diseconomia che Cerved punta ad eliminare. Così, tra gennaio e febbraio 2019, le diverse reti saranno integrate. Non solo. Già è attiva una divisione specializzata nella ricerca di nuovi clienti. Insomma: Cerved razionalizza il network commerciale per sviluppare al meglio il business.
Dal mondo della “Credit information” a quello del “Credit management”. Quest’ultimo, nella prima metà del 2018, è stato caratterizzato dall’incremento più alto tra le aree di business nei ricavi e nella redditività. Allo stato attuale gli Asset under Management valgono circa 51 miliardi. Di questi intorno a 11 miliardi sono crediti “in bonis”. I rimanenti si ripartiscono in circa 38 miliardi di sofferenze e 2 miliardi di “Unlikely to pay”. Il portafoglio così descritto, ovviamente, implica un “balzo” dei ricavi del 2018 sul 2017. Poi, nel 2019 e 2020, il gruppo conferma il Cagr organico ad una bassa doppia cifra percentuale.
Al di là di ciò il risparmiatore fa una considerazione. Il prezzo d’acquisto degli Npl si è alzato. Una dinamica che può indurre le banche a pretendere il ribasso del compenso di chi gestiste per conto terzi i prestiti problematici. Compresa Cerved.
La società non condivide la considerazione. Le commissioni variabili che incassa dal “Credit management” non sono legate al prezzo d’acquisto dei crediti bensì alla quota di recupero dei prestiti stessi. Nel complesso poi, viene spiegato, la remunerazione è conseguente all’abilità nelle riprese dei crediti e al livello dei servizi ancillari offerti. Non solo. Il gruppo dice che il mercato degli Npl è diventato più disciplinato, con portafogli di migliore qualità e caratterizzati da informazioni maggiormente complete. A fronte di ciò Cerved, ricordando l’incremento della sua marginalità nel “credit management”, non vede alcun particolare problema su questo fronte.
Infine il “marketing solutions”. Quest’area di business, nella prima metà del 2018, è stata contraddistinta da voci contabili a due velocità: la redditività, a livello di Ebitda, è leggermente aumentata mentre i ricavi sono scesi. Quest’ultima dinamica, a ben vedere, non induce preoccupazioni nel gruppo. La società, nella presentazione dei dati, spiega che si è trattato dell’effetto contingente legato, da un lato, allo slittamento temporale di alcuni contratti; e, dall’altro, alla stabilità del fatturato di PayClik che invece era atteso in rialzo. Al di là di ciò, anche grazie alle operazioni di M&A, Cerved indica che i ricavi e l’Ebitda nel terzo e quarto trimestre del 2018 saranno in rialzo. Riguardo al medio periodo invece la società stima che, nel 2018-2020, l’incremento medio annuo organico del business si assesta intorno ad un’alta singola cifra percentuale.
L’area del “Credit management” ha accelerato sfruttando l’espansione del mercato degli Npl