Cigs e politiche attive per gestire gli esuberi
Aiutare i lavoratori interessati da cassa integrazione straordinaria a inserirsi in un percorso di riqualificazione e ricollocazione: si potrebbe pensare a uno strumento finanziario ad hoc, alimentato da un apposito fondo, per garantire, 6-12 mesi, di sostegno economico “ponte” al personale in esubero; affiancato, però, da efficaci politiche attive per gestire senza traumi il percorso di accompagnamento verso una nuova occasione di impiego.
Maurizio Del Conte, è presidente di Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive, e professore di diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano. Ha visto nascere, con il Jobs act, il nuovo sistema dei servizi per il lavoro, che ha numeri ancora bassi e stenta a decollare. Tuttavia il tema delle crisi industriali e, in particolare, della presa in carico del personale in uscita «è serio, e va affrontato - spiega Del Conte -. La riforma del 2015 si è mossa in una logica di equilibrio, ridisegnando la cassa integrazione per evitare gli abusi del passato, e rendendo, al tempo stesso, universale il sussidio di disoccupazione, la Naspi, fino a 24 mesi. Certo, questo schema può essere rivisto. Occorre però non lasciare senza tutele, e prospettive, i lavoratori che, in qualsiasi tipologia di crisi, rischiano di ritrovarsi esuberi».
La scorsa legge di Bilancio, per tali situazioni, ha previsto l’anticipo delle misure di ricollocazione, introducendo incentivi per favorire esodi e nuove assunzioni. Ebbene, prosegue Del Conte, se si dovesse reintrodurre la Cigs anche per le cessazioni d’attività, come annunciato dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, «sarebbe opportuno consentire pure a questo personale di poter anticipare le misure di politica attiva».
Il punto è che l’assegno di ricollocazione ha numeri bassi, ma in crescita. «Da maggio ad oggi abbiamo ricevuto poco più di 1.700 domande di assegno in tutta Italia - spiega Del Conte -. Bisogna uscire dalla logica delle politiche attive a costo zero per lo Stato, e gli interessati non devono attivarsi solo alla scadenza dei sussidi passivi. Ci sono poi alcune rigidità normative da affrontare. Proprio per la ricollocazione dei lavoratori in Cigs, per esempio, il termine di 30 giorni per richiedere l’assegno, dopo l’accordo in sede ministeriale, si sta rilevando un tempo troppo stretto che andrebbe allungato. Le crisi vanno affrontate integrando sussidi passivi e percorsi di riqualificazione e accompagnamento al lavoro. Per questo occorre istituire una cabina di regia tra Mise, Lavoro, Anpal e regioni, coinvolgendo la rete dei servizi per il lavoro».
Occorre non lasciare senza tutele i lavoratori che, in qualsiasi tipo di crisi, rischiano di ritrovarsi esuberi Maurizio
Del Conte Presidente Anpal