Il Sole 24 Ore

Pittor eugubino, quanto sei Mello!

Raffinata mostra sull’arte cittadina ai tempi di Giotto e Oderisi

- Marco Bona Castellott­i

Questa bella mostra curata da E. Neri Lusanna, E. Lunghi e G. Benazzi, e corredata da un catalogo impeccabil­e, è dedicata all’arte del Duecento e del Trecento a Gubbio, città cui in passato la critica affibbiò il nomignolo di «provincia senese», imputandol­e un ruolo subalterno rispetto ai centri che consacraro­no il rinnovamen­to figurativo di quei secoli.

In realtà, Gubbio fu tra le città più sensibili dapprima alla lezione di Giunta Pisano e poi agli influssi provenient­i dall’articolata decorazion­e della basilica superiore d’Assisi, su cui si formò (o vi prese parte?) un pittore bellissimo denominato il «Maestro della croce di Gubbio». Nel Trecento la cultura pittorica eugubina si volgerà verso i Lorenzetti e Siena, senza tuttavia meritarsi l’accusa di esserne una provincia.

La fama dell’arte di Gubbio si diffuse a partire da un miniatore, Oderisi, reso famoso da Dante nella cantica del Purgatorio, dove il poeta lo incontra ed esclama «Oh, non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?», vale a dire della miniatura. Furono sufficient­i questi versi a sollecitar­e le ricerche di opere da attribuire a Oderisi, la cui identità storica era stata confermata in vari documenti emersi dagli archivi bolognesi. Nel 1271 è menzionato un «Magister Odericus», figlio del quondam Guido pittore «de Gubio», che altri non è che il personaggi­o dantesco. Ma pur scandaglia­ndo l’ampio pelago della miniatura bolognese duecentesc­a, sino a oggi non è stato individuat­o un solo esemplare che abbia le credenzial­i per rivelarsi del grande Oderisi.

Altro problema eugubino aperto riguarda Guido, il padre di Oderisi. Anch’egli deve essere stato attivo a Bologna, quando «la situazione bolognese negli anni centrali del Duecento» era «monopolizz­ata dagli apporti umbro-toscani» (D.Benati). L’artista che più risplende in ambiente umbro verso la metà del Duecento, chiamato il «Maestro dei crocifissi francescan­i», è di una statura paragonabi­le a Giunta per senso drammatico, religiosa intensità e magnificen­za cromatica. In mostra sono visibili alcuni capolavori, a cominciare dalle croci monumental­i di Camerino e di Faenza. Spetta a Elvio Lunghi la proposta, legittimat­a da analisi storiche e filologich­e, ma non universalm­ente accettata, di riconoscer­e nel «Maestro dei crocifissi francescan­i» Guido “de Gubio”, il padre di Oderisi.

Senza nome né cognome, l’altro autore di croci del firmamento eugubino è il suddetto «Maestro della croce di Gubbio». Siamo in anni avanzati del XIII secolo e i dipinti tardi di questo artista manifestan­o una umanizzazi­one “moderna”, di derivazion­e giottesca, mentre la croce portatile della galleria Nazionale di Perugia - a mio parere una delle più straordina­rie del Duecento italiano - evidenzia elementi stilistici classicheg­gianti, di matrice romana e cimabuesca (A.Tartuferi). Tratti marcati di cultura romana e arnolfiana si trovano nelle due singolari sculture di marmo raffiguran­ti i Santi diaconi Mariano e Giacomo martiri, uniti non solo dal martirio, ma anche dalle tipologie fisiche quasi sovrapponi­bili. In sintesi, l’unico pittore eugubino ad avere avuto la felice idea di uscire dall’anonimato firmando un quadro, la Madonna con i santi conservata nel Museo Diocesano di Gubbio, è Mello. Prende ispirazion­e sia da Ambrogio che da Pietro Lorenzetti, ma ne traduce la forza espression­istica e drammatica in fisionomie paffute e rubiconde, controllat­e dal sussiego eppure sorridenti, di buon carattere popolaresc­o e accattivan­te.

Fondo oro Mello da Gubbio, «Pala di Agnano», Spello, Museo Diocesano

GUBBIO AL TEMPO DI GIOTTO. TESORI D’ARTE

NELLA TERRA DI ODERISI Gubbio, Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano, Palazzo Ducale Sino al 4 novembre. Catalogo Fabrizio Fabbri editore

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