Pittor eugubino, quanto sei Mello!
Raffinata mostra sull’arte cittadina ai tempi di Giotto e Oderisi
Questa bella mostra curata da E. Neri Lusanna, E. Lunghi e G. Benazzi, e corredata da un catalogo impeccabile, è dedicata all’arte del Duecento e del Trecento a Gubbio, città cui in passato la critica affibbiò il nomignolo di «provincia senese», imputandole un ruolo subalterno rispetto ai centri che consacrarono il rinnovamento figurativo di quei secoli.
In realtà, Gubbio fu tra le città più sensibili dapprima alla lezione di Giunta Pisano e poi agli influssi provenienti dall’articolata decorazione della basilica superiore d’Assisi, su cui si formò (o vi prese parte?) un pittore bellissimo denominato il «Maestro della croce di Gubbio». Nel Trecento la cultura pittorica eugubina si volgerà verso i Lorenzetti e Siena, senza tuttavia meritarsi l’accusa di esserne una provincia.
La fama dell’arte di Gubbio si diffuse a partire da un miniatore, Oderisi, reso famoso da Dante nella cantica del Purgatorio, dove il poeta lo incontra ed esclama «Oh, non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?», vale a dire della miniatura. Furono sufficienti questi versi a sollecitare le ricerche di opere da attribuire a Oderisi, la cui identità storica era stata confermata in vari documenti emersi dagli archivi bolognesi. Nel 1271 è menzionato un «Magister Odericus», figlio del quondam Guido pittore «de Gubio», che altri non è che il personaggio dantesco. Ma pur scandagliando l’ampio pelago della miniatura bolognese duecentesca, sino a oggi non è stato individuato un solo esemplare che abbia le credenziali per rivelarsi del grande Oderisi.
Altro problema eugubino aperto riguarda Guido, il padre di Oderisi. Anch’egli deve essere stato attivo a Bologna, quando «la situazione bolognese negli anni centrali del Duecento» era «monopolizzata dagli apporti umbro-toscani» (D.Benati). L’artista che più risplende in ambiente umbro verso la metà del Duecento, chiamato il «Maestro dei crocifissi francescani», è di una statura paragonabile a Giunta per senso drammatico, religiosa intensità e magnificenza cromatica. In mostra sono visibili alcuni capolavori, a cominciare dalle croci monumentali di Camerino e di Faenza. Spetta a Elvio Lunghi la proposta, legittimata da analisi storiche e filologiche, ma non universalmente accettata, di riconoscere nel «Maestro dei crocifissi francescani» Guido “de Gubio”, il padre di Oderisi.
Senza nome né cognome, l’altro autore di croci del firmamento eugubino è il suddetto «Maestro della croce di Gubbio». Siamo in anni avanzati del XIII secolo e i dipinti tardi di questo artista manifestano una umanizzazione “moderna”, di derivazione giottesca, mentre la croce portatile della galleria Nazionale di Perugia - a mio parere una delle più straordinarie del Duecento italiano - evidenzia elementi stilistici classicheggianti, di matrice romana e cimabuesca (A.Tartuferi). Tratti marcati di cultura romana e arnolfiana si trovano nelle due singolari sculture di marmo raffiguranti i Santi diaconi Mariano e Giacomo martiri, uniti non solo dal martirio, ma anche dalle tipologie fisiche quasi sovrapponibili. In sintesi, l’unico pittore eugubino ad avere avuto la felice idea di uscire dall’anonimato firmando un quadro, la Madonna con i santi conservata nel Museo Diocesano di Gubbio, è Mello. Prende ispirazione sia da Ambrogio che da Pietro Lorenzetti, ma ne traduce la forza espressionistica e drammatica in fisionomie paffute e rubiconde, controllate dal sussiego eppure sorridenti, di buon carattere popolaresco e accattivante.
Fondo oro Mello da Gubbio, «Pala di Agnano», Spello, Museo Diocesano
GUBBIO AL TEMPO DI GIOTTO. TESORI D’ARTE
NELLA TERRA DI ODERISI Gubbio, Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano, Palazzo Ducale Sino al 4 novembre. Catalogo Fabrizio Fabbri editore